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Revolutionary Road: Cuba in mountain bike

Da Astonvilla

Revolutionary Road: Cuba in mountain bike
Overview
Nel 1952 l’aspirante medico Ernesto Guevara si prese un anno sabbatico e attraversò l’America Latina con la motocicletta dell’amico Alberto. Sulla strada incontrò miseria e sfruttamento, scoprendo la necessità di una politica più giusta; tornò a casa che era il Che. 50 anni dopo la rivoluzione cubana, con la crisi economica che mostra ancora i limiti del capitalismo, decidiamo di affrontare Cuba in bicicletta, per capire quanto il sistema alternativo voluto dal guerrigliero Che sia rimasto fedele agli ideali del giovane Ernesto.
Con una mountain bike, che ci permette libertà di movimento anche sulle spiagge e sulle strade non asfaltate, iniziamo la traversata da Santiago, assecondando la direzione del vento che spira da est verso ovest. In 16 tappe percorreremo più di 1700 km (la metà del Tour de France 2009), pedalando circa 6 ore al giorno, dall’alba al primo pomeriggio, alla media di 20 km orari.
Essenziale il nostro bagaglio: scarpe freeride, due borracce, pasticche potabilizzanti, repellente per insetti, una maschera con boccaglio per lo snorkeling. Imprescindibili, per la manutenzione della bici, smagliacatena, chiave dinamometrica, una copertura e una camera d’aria di riserva.
Step 1: La Rivoluzione
Cerchiamo una cadeca per procurarci dei pesos nacionales, il grimaldello per comprendere l’economia comunista. I pesos convertibles, equiparati al dollaro, sono stati inventati per i turisti: con loro il capitalismo, cacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra. La prima tappa inizia dal Cuartel Moncada, la caserma di Santiago assaltata senza successo dai ribelli guidati da Fidel Castro il 26 luglio 1953. Castro riuscì a fuggire ma fu arrestato sulla Sierra de la Gran Piedra. Per raggiungere i 1220 m della vetta, pedaliamo in 5 ore per 40 km. Gli ultimi 4 sembrano interminabili come il processo che seguì, in cui Castro si difese pronunciando l’orazione “la storia mi assolverà”.
E' per confrontarci con questa “storia” che non abbiamo portato con noi una tenda. Preferiamo dormire nelle casas particulares, case private con stanze in affitto a prezzi vantaggiosi: chiacchierare con i cubani è il modo migliore per cercare di capire. Dopo cena puliamo la bicicletta per facilitare eventuali riparazioni: gli ingranaggi si arrugginiscono facilmente, attaccati dal sale e dall’umidità dei Caraibi. Se a Santiago Cuba iniziò la sua lotta per l’indipendenza, a 100 km di distanza, quasi come una minaccia, ci imbattiamo nell’ultimo avamposto straniero: Guantanamo, umiliata dalle torture commesse dai marines. All’indomani ci aspettano 90 km per raggiungere Imias, risparmiando energie per la tappa successiva: il passo di La Farola rende durissimi i 75 km che ci separano da Baracoa. Da qui costeggiamo l’oceano per 80 km e arriviamo a Moa, distante 155 km da Banes.
Step 2: L’Utopia
Da Banes pedaliamo per 105 km fino a Holguín, dove ci immettiamo nella pianeggiante Carretera Central: al nostro fianco circolano auto d’epoca, carri trainati da cavalli e camion sovietici. La puzza dei tubi di scappamento è terribile, ma la loro presenza ci conforta: possiamo chiedere loro un passaggio in caso di bisogno. Il vento dell’est ci spinge alle spalle fino a Las Tunas (85 km), Camagüey (135 km), Ciego de ávila (120 km) e Trinidad (155 km). L’umidità sale a fiumi dall’asfalto, impregnata dell’odore appiccicoso della canna da zucchero, sulle rette infinite della carretera. Così ci viene in mente Eduardo Galeano - “Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non lo raggiungerò mai” - e ci consola la sua risposta - “A cosa serve l'utopia? Proprio a questo: a camminare”.
Sfilano veloci cartelli inneggianti alla rivoluzione. Eppure di sera, a Trinidad, Hectór ci racconta quanto suo figlio desideri una maglietta di Shevchenko. Allora ci rendiamo conto che, se a Cuba i beni materiali sono in comune, sono i sogni ad essere privatizzati: il Che è un’imposizione, se un calciatore resta un mito. Il giorno dopo ci concediamo un’escursione di 15 km fino alla spiaggia di Ancon. Ci immergiamo con un pescatore nell’incantevole barriera corallina, dove lui pesca un’aragosta. Ce la cucinano per 10 pesos e la mangiamo sbalorditi come se fosse una comune coscia di pollo.
Step 3: La Storia
Da Trinidad la carretera si incolla al mar dei Caraibi e 100 km dopo siamo a Cienfuegos. Saliscendi di 75 km ci portano al mausoleo del Che di Santa Clara dove, il capodanno del 1959, i ribelli ottennero la vittoria decisiva. Il nostro fisico è sotto sforzo: stiamo bevendo un litro ogni 30 km, consumando in un’ora 10 kcal per ogni kg di peso corporeo. Ma constatare che la storia può essere cambiata ci rende più leggeri: 50 anni fa l’isola non aveva un futuro, oggi istruzione e sanità sono all’avanguardia, vitto e alloggio non sono più un problema. Da Santa Clara possiamo proseguire passando per la Ocho Vías o per la Central, per noi migliore perché attraversa piccoli villaggi, in cui è facile trovare aiuto e cibo, che non danno modo di annoiarsi. Altri 194 km e arriviamo a Varadero.
Da qui mancano 153 km per la capitale, che raggiungiamo lungo la Central, senza lanciarsi per la lussuosa Vía Blanca. Inoltre, seguendo la Central, ci ritroviamo direttamente sul lungomare di La Habana, dove l’8 gennaio 1959 i rivoluzionari festeggiarono la vittoria. Sulla facciata del Ministero degli Interni ci lascia perplessi la gigantografia del Che, trasformato in un’icona di propaganda: giustizia l’ha ottenuta, ma il suo volto geometrico non sembra soddisfatto. Nel Museo de la Revolución leggiamo l’ultima lettera che scrisse ai genitori: “Una volta ancora sento i miei talloni contro il costato di Ronzinante”. Le nostre gambe riprendono a girare sui pedali, come le pale dei mulini a vento del Don Chisciotte: assolviamo gli ideali, intuendo che, per quanto riguarda la storia, la Rivoluzione d’Ottobre sia stata solo un incidente di percorso.
Info Utili
- Livello di difficoltà: 1 2 3 4 5
- Documenti e valuta: non è necessario un visto d’ingresso per un soggiorno inferiore ai due mesi, ma all’arrivo bisogna compilare la tarjeta internacional, valida per quattro settimane e prorogabile fino a due mesi pagando una sovrattassa. è richiesta un’imposta di 25 pesos per lasciare l’isola. L’unità monetaria per il turista è il peso convertible, equiparato al dollaro. Il peso nacional può essere usato nei bar, nei cinema, nelle bancarelle per strada e in tutti i negozi lontani dalle destinazioni turistiche. La Cadeca, con chioschi in tutta Cuba, assicura cambi onesti. www.cubatravel.cu è il portale nazionale del turismo.
- Durata: 16 giorni sui pedali per 1700 km.
- Quando andare: il miglior periodo per attraversare Cuba in mountain bike va da novembre, dopo la stagione delle piogge, ad aprile: in questi mesi le temperature medie si mantengono tra 20° e 25°. D’estate il caldo e l’umidità sono incompatibili con uno sforzo fisico prolungato.
- Come arrivare:l’aeroporto José Martí, distante 25 km dal centro, collega La Habana con le principali destinazioni internazionali. Gli aerei della Cubana de Aviación (www.cubana.cu) volano regolarmente dalla capitale sull’aeroporto Antonio Maceo di Santiago, situato a 7 km dalla città. Più economico un viaggio in autobus, che impiega circa 16 ore per coprire gli 861 km che separano La Habana da Santiago.
- Foto e video: L’intenso paesaggio umano e le atmosfere retrò invitano a fotografie con taglio da reportage. Photo Service è la maggiore catena di laboratori fotografici sull’isola, ma i prezzi sono alti e conviene portarsi le pellicole da casa.
- Letture, film, volontariato: Cycling Cuba, pubblicata dalla Lonely Planet, offre preziosi consigli pratici; per sognare sono imperdibili Latinoamericana, il diario scritto dal Che durante il suo viaggio in moto del 1952, e la raccolta di poesie Versos Sencillos di José Martí. Memorie del Sottosviluppo (1968) di Tomás Gutiérrez Alea è il film chiave del primo cinema postrivoluzionario, mentre Habana Blues (2005) riflette gli anni della crisi; Comandante (2003) di Oliver Stone è una toccante intervista a Fidel Castro. La colonna sonora di Buena Vista Social Club di Wim Wenders, curata da Ry Cooder, raccoglie il meglio della tradizione musicale dell’isola, innovata dai cantautori Silvio Rodríguez e Pablo Milanés. Le “Brigate Internazionali” organizzano attività di volontariato a Cuba. Le più importanti sono l’Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba (www.italia-cuba.it), le Brigade Québec in Canada (www.bqc.qc.ca), le Solidarity Brigades del Regno Unito (www.cuba-solidarity.org.uk/brigades.asp) e l’australiana Southern Cross Brigade (www.geocities.com/australiacubafriendship/brigades.htm).

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