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Rimborsi elettorali. Il referendum farlocco promosso dall’IDV e le false intenzioni di riforma della legge 157 del 1999

Creato il 09 aprile 2012 da Iljester

Rimborsi elettorali. Il referendum farlocco promosso dall’IDV e le false intenzioni di riforma della legge 157 del 1999

L’ABC si riunisce. Con grande calma. Per discutere — a lor dire — del modo migliore per garantire una veloce riforma del finanziamento pubblico ai partiti, noto altrimenti come “rimborso elettorale” che di rimborso, appunto, ha solo il nome visto che non può definirsi rimborso (ma un vero e proprio finanziamento) l’erogazione di una somma che è cinque volte quanto si è dichiarati di aver speso (a fronte, per esempio, di 100 milioni di euro spesi per una campagna elettorale, ne vengono rimborsati 500 milioni).

Ora, il problema è evidente. Quale tipo di riforma i nostri intenderanno avviare? Se è come la riforma sugli stipendi parlamentari, allora possiamo star freschi, che non se ne farà nulla. Del resto, quando mai un politico si taglia i coglioni per amor di patria? Cioè, intendiamoci, magari lo farebbe, se questa truculenta eventualità gli desse la possibilità di avere potere e denaro. Ma restando nell’ambito delle metafore, credo mai, e la Commissione Giovannini lo ha dimostrato appieno. Dopo il gran cancan mediatico sul suo immane e rivoluzionario (epocale direi) compito, ha (prevedibilmente) mollato la spugna perché — ricordiamo — non è stato possibile valutare esattamente l’entità degli stipendi dei parlamentari europei. Come se — badate — per tagliare qualche migliaio di euro al mese a un deputato italiano fossero davvero necessari studi e statistiche o i conteggi di una busta paga del deputato francese o tedesco. Anche perché mi pare che gli stessi studi non li hanno mica fatti quando si è trattato di tagliare pensioni e stipendi o imporre nuove tasse e accise. Mica hanno detto il nostri politicanti: eh, ma prima di tagliare la pensione di un settantenne che si è spaccato il culo per quarant’anni, bisogna capire quanto percepisce a parità di condizioni il suo omologo francese o tedesco.

Neanche per idea. Quando c’è stato da tagliare e ridurre i miseri mezzi di sostentamento di una persona comune, è stato sufficiente un decreto legge (poi prontamente convertito) e senza troppi fronzoli o seghe mentali. Ma se si deve tagliare il grasso stipendio di un parlamentare (che nella migliore delle ipotesi preme un bottone alla Camera o al Senato), beh, allora, la situazione si fa seria: è necessaria una Commissione che studi, valuti, ponderi e stabilisca se i nostri poveri parlamentari poi vengano a essere discriminati rispetto ai colleghi europei.

Così accadrà anche per il finanziamento ai partiti. Non se ne caverà un ragno dal buco. La fase attuale del “facciamo”, “riformiamo”, “interveniamo” è solo conseguenza diretta e immediata dello scandalo leghista-margherita. Pensateci: siamo in procinto delle elezioni amministrative. Chi può corre ai ripari contro l’indignazione della gente, o sbandierando false intenzioni di cambiare una legge che in verità non vogliono cambi, o — come nel caso di Di Pietro — presentando il solito referendum del cazzo che non si farà, perché la legge 352 del 1970, all’articolo 31 stabilisce che non si possono depositare richieste di referendum nei 12 mesi precedenti le elezioni politiche (che si terranno ufficialmente nel 2013) né nei 6 mesi successivi. Intanto però le firme verranno raccolte e il rimborso per l’attività svolta verrà erogato a favore del Comitato Promotore se mai il referendum si farà.

Insomma, in un modo o nell’altro la politica con la p minuscola non cambia e ci guadagna sempre. Se davvero i suoi benemeriti esponenti avessero voluto riparare un danno (erariale) che ormai si protrae da decenni (e che ha contribuito non poco al dissesto finanziario del nostro paese), ben potevano, anziché riunirsi per dire “che facciamo?”, con l’intenzione evidente di tirarla per le lunghe (la gente ha la memoria corta), prendere la legge e abrogarla. Sarebbe stato sufficiente un solo articolo:

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Art. 1. La legge n. 157 del 1999 viene abrogata.

Facile no? E invece nisba. Furbescamente ora parlano, parlano e attendono che la marea si calmi, poi tutto tornerà come prima. Tutti dimenticheranno, e i partiti continueranno a ingrassare a nostre spese.

Eppure, caro Monti, sarebbe bastato un banale decreto legge. Ah, già, ricordo: la maggioranza di prima elementare (ABC) te lo ha vietato… Non te lo ha vietato però quando hai riformato le pensioni o quando hai imposto nuovi tributi a carico di famiglie e imprese. Ah, per questo genere di “riforme” il decreto legge invece è risultato più che ottimo e spedito.

di Martino © 2012 Il Jester 


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