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Risveglio - Capitolo 12

Da Jitsumu
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XII
 “Appena ne ha la possibilità, il nostro Avversario diffonde un immenso piacere a tutti e cinque i sensi. Troppo spesso tutti noi accettiamo la sua offerta, perché l’atteggiamento reattivo è una vera tentazione: libera una vampata irresistibile di energia”
   Yehuda Berg
Arrivo al marciapiede di fronte al suo palazzo e alzo lo sguardo per capire dando uno sguardo alle finestre del suo appartamento se c’è vita in casa. Attraverso la strada e mi siedo sulla panchina proprio sotto al portone. Decido di chiamare, che male che vada avrà il cellulare spento o la sveglio e ‘sti cazzi chi se ne fotte. Squilla. Continua a squillare. Già che l’ho fatto aspetto che cada la linea, cosa che succede mentre sul display compare “nessuna risposta”. In effetti era troppo presto. E poi pensandoci non mi sarei goduto fino in fondo eventuali, anzi meglio dire altamente probabili, situazioni erotiche che dopo la nottata e la storia dell’uccello pieno di graffiti mi sentivo angosciato.
Il sole comincia a farsi alto e noto che oggi è proprio una bella giornata. Il cielo è limpido quindi una volta che mi trovavo già in strada sarebbe stato stupido tornarmene a casa. Oltretutto mi ero da poco svegliato. Decido di starmene in giro, tutto sommato sperando che Valeria mi potesse richiamare al più presto. Mentre cammino la immagino nuda nel letto con qualcuno da cui si è fatta infilzare tutta la notte dappertutto. La mia fantasia fa sì che nel letto con lei gli ospiti comincino a diventare due, poi tre. Mi devo calmare. Con mio grande stupore avverto il principio di un erezione. Sono proprio un fottutissimo malato. Ha ragione Marilena. I negozi sono chiusi e per strada non c’è nessuno. Sto cominciando seriamente a rompermi i coglioni. Sento vibrare il cellulare. Lo afferro speranzoso. È lei.“pronto!”“ohi..mi hai chiamato…?” sento biascicare con una voce cavernosa.“eh si Vale scusa lo so che era prestissimo ma ero sceso da una festa nei paraggi e sai ho pensato che se stavi sola a casa…”“si… non ti preoccupare… ora dove stai vuoi salire? Bussami ti apro…” farfuglia in modo fastidioso.“ok sto qui vicino ti busso tra cinque minuti”.Mi ringalluzzisco e mi viene un buco nello stomaco esagerato come effetto di un lieve impeto di eccitazione sessuale scatenatami dalla insperata telefonata. Compro tornando sui miei passi quattro cornetti a un bar. Mai presentarsi a mani vuote dopo aver rotto il cazzo in quel modo. Chissà se salendo troverò una conferma anche parziale alle mie fantasie. In fondo era confermato che fosse sola in casa e, quando succedeva nelle condizioni mentali giuste, la troia si scatenava sempre. Busso.Con enorme ritardo risponde, che quasi stavo per citofonare di nuovo. L’ascensore arriva al piano che sento aprirsi la porta di casa sua. Faccio per uscire dalla cabina e vedo spuntare la sua testa. Accenna un sorriso.“Vale ciao, ho portato un paio di cornetti, ma non ti farai mica problemi? Vai a dormire ancora io sto in salone o in cucina” le sussurro entrando, quasi a non voler svegliare i miei “ospiti” immaginari.“si infatti che mi sono addormentata alle cinque stanotte” mi da un bacio e torna verso la camera. La vedo allontanarsi camminando a piedi nudi con quelle gambe lunghe e tornite che finiscono su un culo voluminoso fasciato dentro una culotte nera, e con un top strettissimo dello stesso colore che, nel momento in cui si volta per rientrare in camera, fodera come una seconda pelle quei seni enormi e sodi. “Vale ma stai sola o c’è qualcuno?”“no… no… sono sola… se n’è andato dopo avermi scopata” e mi strizza l’occhio.Ecco qua. Come volevasi dimostrare. È nel pieno della troiaggine. Al risveglio magari mi faccio raccontare tutto per filo e per segno segandomi di fronte a lei. Vado in cucina a prepararmi un caffè. L’essere umano non è altro che un condannato a morte che semplicemente non conosce la data della propria esecuzione. Tutte le religioni e tutte le filosofie del mondo non hanno fatto altro che cercare di spiegare il motivo per cui l’uomo è così infelice. Tutte a promettere il premio dell’immortalità. E questo solo per il fatto che siamo l’unico essere vivente che, avendo coscienza di sé, ha maturato il proprio distacco dalla natura. Dall’unità della natura. Dal momento che nei primi uomini cominciò ad affiorare un barlume di coscienza, fu tutto uno sforzarsi di interpretare i fenomeni naturali, i cicli delle stagioni, le eclissi, la pioggia, la crescita, la morte. Tutto ha sempre avuto bisogno di essere spiegato di essere compreso. E il risultato qual’è stato? L’infelicità. Persi nel proprio intelletto gli esseri umani hanno per secoli e secoli nutrito il demone della loro individualità, per poi rabberciare la loro originaria natura con interpretazioni grossolane e strumentali di ciò che per fortuna qualche genio capitato per caso su questa terra ci ha donato affinchè potessimo tornare sui nostri passi. Tornare ad essere parte del Tutto. I cabalisti cercano significati intrinseci nei testi biblici. Per la Kabbalah è assurdo concepire alla lettera il racconto biblico. La mela che Eva mangia insieme ad Adamo nell’Eden è il frutto della Conoscenza. Mangiata la mela, si consuma il distacco dal paradiso terrestre e Dio punisce questa colpevole sete di sapere allontanandosi dall’uomo. E chi è che tenta Eva? Chi è quel serpente? Più chiaro di così. La mente è un organo come un altro del nostro corpo, al pari di fegato, reni e stomaco. E, verosimilmente, è l’organo atto a risolvere i problemi, non a crearli. Il suo compito dovrebbe essere quello di impartire al corpo ordini di movimento atti a conseguire i risultati e gli obbiettivi che ci si propone, trovare il modo di porre rimedio a situazioni di pericolo e di inefficienza. E noi invece utilizziamo la nostra mente per arrovellarla in mille pensieri inutili. In mille preoccupazioni, ansie, ricordi, speranze, invidie, rancori, timori, sogni di gloria, desideri, fantasticherie, senza mai fermarla un attimo e farle guardare se stessa. Sorrido. Mi viene in mente che quello che sto pensando è proprio quello che predico di non fare. Il caffè è pronto e me ne verso un bel po’ in una tazzina prima di accomodarmi a tavola con un bel cornetto che già mi ero preparato in bella mostra davanti agli occhi. Accendo la tv. Manco a farlo apposta lo schermo si accende sulla messa della domenica e, complice la stonatura dovuta alla nottata trascorsa, mi fisso a contemplare la liturgia. Il cornetto è buonissimo cazzo.Nei Vangeli canonici non c’è alcun cenno della vita di Gesù dall’infanzia fino ai trent’anni.  Antichi testi rivelano che, in questo periodo, Gesù trascorse diciassette anni in Oriente, viaggiando in India, Nepal, Ladakh e Tibet fin dall'età di tredici anni, sia in qualità di studente che di insegnante. Il giornalista e esploratore russo Nicolas Notovitch, durante un viaggio, rimase bloccato a causa di una frattura nel monastero di Hemis, in Ladakh, nel 1887 e si imbatté in due manoscritti tibetani. Tornato in Occidente, Notovitch scrisse un libro che venne poi edito nel 1894. Conteneva per intero tutto ciò che era riuscito a ricopiare dei manoscritti in questione, oltre alla storia della sua scoperta e dei tentativi del Vaticano di impedirne la divulgazione. Ma a causa di quella pubblicazione Notovitch fu letteralmente fatto a pezzi dalle critiche e dalle polemiche, e il resto della sua esistenza resta avvolto nel mistero, comprese le circostanze e la data della sua morte. I manoscritti contenevano il racconto di un viaggio di Gesù in India con sua madre Maria. Quello che mi sbalordisce sempre riguardo a fatti del genere è come la scienza e la dottrina ufficiale liquidino aprioristicamente come bufale cose che magari varrebbe la pena approfondire. In fondo è abbastanza singolare che le uniche fonti sulla vita di Gesù che la chiesa ritiene attendibili abbiano un buco temporale così vasto. Quanto oro su quell’altare. Il parroco non ha la benché minima presenza scenica. Perché i “detti segreti” di Tommaso furono al tempo condannati alla distruzione? Quei detti, che provengono da una tradizione che precede i Vangeli canonici, sono in grado non solo di indicare un cammino verso il buddhismo e viceversa, ma incoraggiano a trovare dentro di noi un ponte tra le diverse religiosità. Leggendo il Vangelo di Tommaso viene spontaneo intuire che Gesù abbia attinto a piene mani dalle dottrine orientali. O forse che abbia contribuito lui stesso fortemente ad indirizzarle e plasmarle, prima che il suo insegnamento fosse talmente distorto da generare quello di cui in quel momento sono spettatore.Sento aprirsi la porta della camera di Vale.“Carlino?! Ma perché non ti riposi un po’ anche tu vicino a me?”.Detto senza nessun tono malizioso mi pare. In effetti dormire un altro pochino invece di stare qui a guardare questo strazio è una buona idea.
Risveglio - Capitolo 12
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