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Rubi et orbi

Creato il 11 aprile 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
RUBI ET ORBIIl diversivo giusto al momento giusto.Lo scandalo Lega Nord che sta intasando telegiornali e talk show, che occupa i maestri fai-da-te della politica (quelli che ricostruiscono il paese davanti ad un barbera, quelli che puntano il dito e smascherano il colpevole), che sta travolgendo il partito d'opposizione più combattivo, giunge nel momento topico del governo tecnico; quello, per intenderci, in cui il governo ha l'onere di provare da che parte sta, se dalla parte della finanza (come si è sempre inteso) o dell'Italia.Sia chiaro: nessun complottismo. Ciò che sta accadendo nel partito del Nord, che si è sempre fatto paladino della legalità, dell'”anti-ladronismo” centralista, è frutto degli errori di certi suoi componenti che sono posti al vertice del movimento; hanno sbagliato e hanno responsabilità, politica, penale e di moralità civile; non parlarne pubblicamente, insabbiare tutto, sarebbe da regime sovietico.Questo è il fatto. Ed io, inizialmente, avrei voluto parlare di moralità politica, di finanziamento dei partiti e di democrazia.Poi stamattina mi alzo, passo la mia rassegna stampa mattutina e mi imbatto nella denuncia di tale Lidia Undiemi. Nome che alla massa e ai mass media non dirà niente, proprio come spesso non dice niente il nome di chi politicamente davvero lavora onestamente, senza clamori della cronaca. Ha denunciato la demagogia del suo partito, la demagogia dell'intera classe parlamentare e l'irresponsabilità che si sta assumendo. Che zitta zitta, quatta quatta, in questi giorni (si, proprio questi giorni dove non si parla del ciclone Lega) sta discutendo tappe fondamentali del presente e immediato futuro del nostro Paese, che arranca sotto i colpi di una crisi di altri (altri Paesi, altri soggetti, tutto fuorché Stati, tutto fuorché benessere per tutti) e cerca di districarsi tra argomenti scottanti quale la riforma del diritto del lavoro e la stabilità finanziaria dello Stato. Rientra proprio in questo secondo ambito la discussione parlamentare sulla ratifica del trattato di adesione al cd. “Fondo salva Stati europeo” (Esm), nonché la proposta del governo di trasferire 125 miliardi di euro allo stesso fondo; discussione che sta proseguendo in stretto riserbo.Si dirà che, di questi tempi, dopo quel che è successo in Grecia, farà solo comodo. Peccato però che i componenti di questo fondo (espressione di chi?) gestiranno i fondi godendo di totale immunità, andando ad incidere direttamente sulle tasche dei cittadini e delineando a tavolino, transnazionale (per la serie: dove tira il vento....), la politica economica e industriale nazionale. Dopo il Trattato di Lisbona, sarebbe lo scacco matto alla sovranità nazionale, concetto piuttosto sconosciuto, ostico, a chi deve trasferire con speditezza ricchezza da un posto all'altro dal basso verso l'alto.Abbiniamo questa strategia con la riforma del diritto del lavoro (al di là della strumentalizzazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, un ago in confronto al pagliaio della creazione, della stabilità di posti di lavoro e della previdenza sociale; previdenza già sacrificata per 200milioni di euro, prontamente trasferiti alla banca Goldman Sachs per il riscatto di titoli derivati, lo scorso gennaio) e scorgiamo i tratti della concezione di Stato e popolo di questo governo: Stato come catalizzatore, intermediario di fondi, popolo come gallina dalle uova d'oro.Quando non ci resterà da scegliere nemmeno da chi e come farci governare, qualche appropriazione indebita all'interno di un partito sarà l'ultimo dei problemi.Morale della storia: vigilare sulla moralità del costume politico è bene, ma essere coscienti del proprio destino nazionale è senz'altro meglio. Dimettersi da trote perché ormai non si ha altra via se non l'onestà, è bene; dimettersi per salvare la propria coerenza, per onore e responsabilità verso proprio Paese, è meglio. Togliamo via la pagliuzza dall'occhio che già la trave è pronta.
Stefano Beccardi

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