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Ruby, l’uveite, il certificato medico e la requisitoria finale. Davvero un brutto film

Creato il 09 marzo 2013 da Iljester

processo_ruby_fotogramma_1172523_1L’intento del PM Boccassini era chiaro: concludere la sua requisitoria contro Silvio Berlusconi in un clima suggestivo, evocando magari i valori insiti nella Festa della Donna in contrasto con la presunta condotta delittuosa (e presunta immorale) dell’ex Premier, accusato – come ben sappiamo – di prostituzione minorile.

Non entro nel merito del caso, perché voglio riservare per me il giudizio sull’intera vicenda, sulla quale comunque si proiettano ombre insane di uno scontro epocale tra politica e giustizia, o meglio tra un certo modo di fare politica e un certo modo di fare giustizia. Intendo semmai soffermarmi su un aspetto curioso della vicenda: il certificato medico quale atto giustificativo di un rinvio dell’udienza.

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Ruby, l’uveite, il certificato medico e la requisitoria finale. Davvero un brutto film

Parto da un assunto abbastanza ovvio: l’imputato in un processo ha tutto il diritto di assistere alla requisitoria dell’accusa. Egli non ne ha l’obbligo, tanto che può legittimamente assentarsi senza dover dare alcuna giustificazione in merito. Ma se egli intende essere presente e non può per vari motivi (validi), l’accusa, e cioè il PM, non può né deve insistere sulla celebrazione del processo in sua assenza, e precisamente nella requisitoria con la quale prevedibilmente chiederà la sua condanna.

Eppure ieri si è assistita a una scena che normalmente non si assiste nei processi con imputati ordinari, e che anzi sembra essere il frutto della fantasia di uno scrittore di romanzi gialli di terza categoria. L’avvocato della difesa presenta un legittimo certificato medico che attesta un’uveite (una malattia agli occhi) con il quale viene dichiarato che l’imputato Berlusconi non può presenziare alla requisitoria, per la quale si chiede perciò il rinvio (il legittimo impedimento). Il PM – che in un normale processo contro persone normali non si oppone praticamente mai – contesta il certificato e chiede di fare la requisitoria finale. Il Tribunale si ritira in Camera di Consiglio per decidere. Nel mentre arriva una comunicazione con la quale si conferma l’uveite e si dà atto che l’imputato Berlusconi è ricoverato in ospedale. Il Tribunale chiede ulteriori informazioni direttamente all’ospedale. La conferma arriva, ma ciò non basta: il PM chiede la visita “fiscale” dell’imputato, cioè chiede che un terzo specialista visiti l’imputato in ospedale per verificare se egli effettivamente è giustificato.

Siamo chiaramente all’assurdo; un assurdo che si verifica quasi puntualmente nei processi a carico dell’ex Premier. Per quanto ognuno possa sospettare quel che vuole, anche un atteggiamento dilatorio dell’imputato, il comportamento del PM è ingiustificato ed è ingiustificabile, e lo è per un motivo ovvio: non vi erano ragioni di natura processuale o sostanziale (es. la prescrizione) che motivassero l’opposizione strenua al rinvio dell’udienza di conclusione (che comunque ci sarà). Perciò è legittimo ritenere che l’accusa volesse concludere la propria requisitoria e chiedere la condanna di Berlusconi in un giorno simbolo per la donna. Ma questa ragione non ha nulla a che vedere con il diritto né con le esigenze di giustizia che sottintendono alla celebrazione di un processo penale.

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