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“Ruggine”

Creato il 03 settembre 2011 da Cinemaleo

“Ruggine”

2011: Ruggine di Daniele Gaglianone

 uscita italia: 2 settembre 2011  

“Ruggine”
“Ruggine”

Il film che ha avuto l’onore di aprire le Giornate degli Autori a Venezia 68.

Tratto dal romanzo di Stefano Massaron (autore famoso soprattutto per le sue traduzioni di scrittori americani di successo come Jeffrey Deaver e Joe Lansdale), è il quarto lungometraggio di un giovane regista molto apprezzato dagli addetti ai lavori.

Daniele Gaglianone con Ruggine, pur avendo a disposizione, per la prima volta, un notevole finanziamento e un cast prestigioso, non rinuncia alle tematiche scomode e allo stile complesso che hanno caratterizzato tutti i suoi lavori.

Questa volta però non convince.

“Ambizioso e vuoto nonostante la farraginosa messa in scena”, scrive Il Secolo XIX: come non concordare?

La squallida periferia di una grande città strapopolata di bambini ricorda tante immagini di film neorealisti (il che dà al racconto un che di anacronistico), il ritmo è piuttosto lento, al tema centrale si arriva dopo un’ora di proiezione con molte sequenze che appaiono del tutto superflue ed esasperatamente lunghe…

I colori vivi e caldi per il passato (i tre protagonisti bambini in una periferia alla fine degli anni 70), i colori lividi e verdastri per il presente (i tre protagonisti, adulti su cui il passato ha lasciato segni profondi), le sfocature e i neri improvvisi… visivamente sono belli e interessanti ma appaiono più un’esercitazione stilistica che elementi necessari al racconto, racconto non sempre lineare e scorrevole (ne è la prova che la trama viene riferita, su testate diverse, in maniera non unitaria) -1-.

Il film ha diviso la critica:

Indagine lucida su quanto accade quando la violenza ‘arrugginisce’ la vita delle persone” (MyMovies), “Un bel noir” (Il Tempo), “Il regista anconetano si conferma tra i migliori attualmente in circolazione” (Movieplayer), Ruggine appare un tentativo confusionario e superficiale di descrivere una concitata storia di violenza ed emotività” (Nonsolocinema), “Le scorie, la particelle di ruggine che si muovono nell’aria morbosa e disturbante che questo film vuole creare finiscono più spesso per cadere inerti al suolo piuttosto che provocare veri scossoni emotivi” (Comingsoon), “…deludente, invece, la veste stilistica che Gaglianone ha applicato al racconto dell’orrore, soffocando con vezzi autoriali ed eccessi registici l’anima e l’inquietudine dei suoi personaggi” (Paesesera), “…un film finto, falso, troppo costruito e mai spontaneo” (SentieriSelvaggi).

Ultima notazione. Lascia a desiderare il cast. I bambini sono più che bravi ma gli adulti non convincono. Valerio Mastrandea, con improbabile accento siculo, si limita a rifare se stesso; Filippo Timi allude chiaramente, secondo le intenzioni del regista, all’Uomo Nero delle fiabe, ma è troppo parossistico, troppo sopra le righe… il rischio del macchiettismo è perennemente presente; Stefano Accorsi non si comprende bene cosa ci stia a fare (e cosa stia facendo); Valeria Solarino, si sa, ha una bella presenza ma le manca lo spessore che il suo personaggio richiederebbe.

Personalmente, tendo a concordare con quanto ha scritto Francesco Lomuscio:

“Lo spettatore si trova dinanzi ad uno spettacolo che, oltretutto penalizzato da un audio quasi incomprensibile, risulta soltanto eccessivamente lento e tirato per le lunghe, conferendo l’ulteriore impressione che i nomi noti che vi partecipano vi abbiano preso parte durante le pause pranzo di altri set”.

 

note

-1- Comingsoon: “Due bambine vengono violentate e uccise e d’un tratto tutto cambia: la banda di bambini si troverà ad affrontare da sola il mostro…”. Movieplayer: “Siamo in una città del nord Italia alla fine degli anni settanta. Quell’estate, un nuovo medico arriva nel quartiere: il dottor Boldrini, un elegante e aristocratico signore. Quando il dottore rapirà la sorellina di Carmine, Rosalia, per “mangiarsela”, lo scontro con il Male sarà inevitabile”. Wikipedia: Verso la fine degli anni ’70, in un cortile della periferia milanese, un gruppo di figli di immigrati meridionali trascorre le giornate giocando nel labirintico capannone di una ditta di recupero materiali ferrosi. Sono bambini svegli e, nonostante l’età, sanno guardarsi bene dai pericoli che li circondano. Quando il Dottor Boldrini, un distinto signore, si trasferisce in zona, capiscono di non potersi fidare: ben presto una di loro viene rapita, e mentre gli adulti tentano di incolpare lo scemo del villaggio, i bambini sono convinti della sua innocenza”. Film.tv.it “Il ricordo di quell’orco ha devastato le esistenze di Sandro, Carmine e Cinzia, costretti a rivivere quei giorni nel momento in cui casualmente si imbattono nel vecchio deposito che serviva da base per i loro giochi, ormai in demolizione”. Il Tempo: “Arriva l’intruso, insospettabile perché è il pediatra del paese, ma non tarderà a svelarsi, aggredendo una ragazzina e poi uccidendone altre due”. Repubblica: “Il film racconta il mistero di un bambino scomparso nei pressi di un capannone della ditta di recupero di materiali ferrosi nelle vicinanze di un quartiere periferico di Torino”.

 

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