Magazine Cinema
Ora nelle sale italiane
Le immagini di una fatidica estate di tre bambini di un quartiere popolare del Sud Italia si alternano a quelle di un frammento di una loro giornata da adulti: in un ossessivo susseguirsi di alternarsi di piani temporali, ripetizioni, silenzi, inquadrature di ogni tipo si arriva infine a scoprire il loro dramma, l’esperienza che li accomunò da piccoli e che li ha resi gli adulti che sono: un terribile fatto di cronaca nera. I tre adulti sono Accorsi, Mastandrea e Solarino, tutti bravi ma superati dalle prove dei bambini non professionisti e da un gigionesco e grottesco Timi nei panni di un maniaco omicida e pedofilo.
Il film di Gaglionone è stato inserito nella categoria più appropriata, quella degli autori: benché esordiente, dimostra di avere la stoffa del cineasta e per tutto il film non fa altro che dimostrarlo, finendo per risultare ridondante e peccando di presunzione.
Interessante e accuratissimo dal punto di vista visivo e ancora di più da quello sonoro, il film è debolissimo nella struttura narrativa e nella scrittura, nonché nella caratterizzazione dei personaggi, a dir poco semplicistica, e i dialoghi, a tratti imbarazzanti. Per non parlare della durata, decisamente eccessiva per quello che sembra più un video-arte che un film per cinema. E così si salvano davvero poche scene e si apprezzano solo gli ultimi venti minuti, preceduti da un’ora e mezzo interminabile in cui si poteva togliere innanzitutto l’intero l’insopportabile personaggio di Accorsi, che si limita a giocare col figlio nella stanza da letto. Anche la scena con Mastandrea, appare irritante e gratuita.
Insomma il film racconta una storia diversa e lo fa con mezzi originali, ma annega nella propria audacia e sovrabbondanza, commettendo un errore tipico di molti esordienti desiderosi di dimostrare subito tutto il loro talento, finendo per prediligere la forma alla sostanza. Gaglionone non è esordiente, anche se è al primo film completamente di fiction e con attori professionisti.
Uno sterile esercizio di stile fine a se stesso, in cui l’avvincente storia finisce per passare in secondo piano.
VOTO: 5
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