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Se Ignazio Marino e Guido Improta toccano il fondo sulla mobilità. La clamorosa presa per i fondelli del bike-sharing a pedalata assistita

Creato il 24 giugno 2014 da Romafaschifo
Se Ignazio Marino e Guido Improta toccano il fondo sulla mobilità. La clamorosa presa per i fondelli del bike-sharing a pedalata assistitaPremessa: qualche giorno fa uno dei blog del nostro network, Bike-Sharing Roma, è stato intervistato niente meno che dalla agenzia Bloomberg (forse la più importante in America e non solo) riguardo alla situazione disastrosa del bike-sharing a Roma. Uno scempio che dura da anni, che si è compiuto con Alemanno e che Marino ha suggellato.

Scosso dalla cattiva stampa internazionale e dall'enorme visibilità dell'articolo (eccolo), Ignazio Marino si è svegliato dall'abituale torpore e ha deciso di reagire. Come? Finalmente dando velocità all'approvazione del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari ed alle successive gare per l'assegnazione della cartellonistica in città dalla quale potrebbero scaturire (come accade da Parigi a Milano) le risorse per far partire un bike-sharing serio? Niente di più lontano. Ha cercato di metterci una pezza nel peggior modo possibile. Ha inventato di sana pianta un bike-sharing a pedalata assistita da 6 stazioni. Avete letto bene: sei stazioni!

L'articolo di Bloomberg diceva: "Roma dimostra al mondo come non si gestisce un piano di bike-sharing". E, per tutta reazione al durissimo articolo, il Comune di Roma continua a dimostrare al mondo esattamente questo. Come non si gestisce un bike-sharing. La risposta è appunto una mini bike-sharing a pedalata assistita da sei stazioni. Potete leggere qui la rassegna stampa relativa. Una mostruosità assoluta, senza alcun paragone da nessuna altra parte al mondo, che dovrebbe essere pronta a novembre. Un ulteriore e ridicolo servizio "sperimentale" in un settore dove non c'è nulla da sperimentare, e dopo anni e anni di sperimentazione. Sei stazioni che, se domani finalmente si dovesse compiere la gara per un bike-sharing vero, dovrebbero tra l'altro essere smantellate. Una follia che serve al sindaco esclusivamente per tagliare a novembre un nastro in tema di biciclette. Il peggiore atteggiamento possibile per una amministrazione che continua a peggiorare la sua posizione specie sui temi per i quali ha preso i voli: sostenibilità, ambiente, mobilità contemporanea. Una vergogna, una truffa agli elettori. 

La speranza per tutti coloro che hanno a cuore - un giorno, chissà quando - lo sviluppo di un reale bike-sharing a Roma è che questa autentica porcheria vada deserta, che nessuno manifesti attenzione per questa proposta che il Comune punta ad approvare dopodomani nel CdA di Roma Mobilità. Di certo non parteciperanno, riteniamo, le ditte serie che in tutto il mondo gestiscono i grandi schemi di bike-sharing cittadini. Le realtà di qualità fuggono via in un contesto del genere privo di progettualità, visione, lungimiranza, lucidità.

E' del tutto evidente che nessuno utilizzerà queste bici, che andranno in malora come le precedenti, che il servizio non sposterà di un millimetro le problematiche del traffico e della mobilità a Roma (a Parigi un ottimo bike-sharing ha convinto ad usarlo il 10% della popolazione, con risultati clamorosi sulla mobilità, sull'affollamento dei mezzi pubblici). Una presa per i fondelli di cui l'amministrazione dovrebbe vergognarsi.

Come dovrebbe vergognarsi chi sta alimentando i temporeggiamenti sul Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari. Qualsiasi bike-sharing che si rispetti, infatti, non può che essere legato alla grande riforma dei cartelloni pubblicitari. Riforma che Ignazio Marino ha promesso ("dovrò andare in giro con la scorta" ha detto facendo giusto riferimento al livello di mafia e camorra che c'è un questo settore e che va appunto debellata), ma che non si sta compiendo. Solo all'interno di un ottimo Prip ci sarà spazio per dedicare una parte della superficie pubblicitaria che la città mette a disposizione per il bike-sharing. Il Prip appare in dirittura d'arrivo e al contempo la Giunta, per reagire in maniera folle e nevrastenica ad articoli sulla stampa internazionale, mescola le carte pasticciando tutto il settore. 

Ricordiamo che all'interno del Prip ed alle indispensabili gare che assegneranno solo ad operatori meritevoli e di qualità la gestione degli spazi pubblicitari di Roma, si può - riservando il 6% della superficie - arrivare ad ottenere un serio schema di bike-sharing da 330 stazioni. Più grande dello schema di Milano. Avete letto bene: solo con il 6% dei mq che la città metterà a bando. Con 330 stazioni cambiamo faccia alla mobilità della città, connettiamo bike e car-sharing, rendiamo modulare lo spostamento tra mezzi pubblici di superficie - metro - car sharing (specie ora grazie ai flussi liberi di Car2Go e Enjoy) e biciclette. Una rivoluzione che va seguita, alimentata, sulla quale occorre concentrarsi con tutti gli sforzi. Non fare cagnara e casino come stanno facendo il Sindaco e l'assessore Improta con questo assurdo provvedimento del bike-sharing a pedalata assistita. Perché è evidente che per avere subito e di corsa queste 6 stazioni si rischia di mettere i bastoni tra le ruote alle 330 stazioni potenziali di domani. E di certo - se quello era l'obbiettivo - non si tiene a bada la stampa internazionale che dopo il montaggio delle 6 ridicole stazioni telefonerà di nuovo a noialtri e verrà resa edotta sullo scempio in atto. Dunque cui prodest?

La speranza è che la cosa si blocchi (è anche uno spreco, roba da Corte dei conti), la speranza è che qualcuno impugni questa schifezza, la speranza è che nessuno partecipi alla fornitura che il Comune richiederà con il solo e ridicolo scopo di avere qualche stazione di bike-sharing falsamente funzionante in centro giusto per non farsi vedere in abbandono dai giornalisti stranieri a spasso tra Piazza Barberini e Pantheon. Una amministrazione immatura e puerile che ci fa vergognare oggi ancora di più: fermateli!



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