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"Se Steve Jobs fosse nato a Napoli" di Antonio Menna

Creato il 04 febbraio 2012 da Damiano_celestini @damcelestini

Steve Jobs fosse nato Napoli“Se Steve Jobs fosse nato a Napoli”è un libro che ti fa incazzare. Almeno è quello che è successo ame leggendolo. L'ho divorato nell'arco di due sere e la prima cosache posso dire sul libro di Antonio Menna è che raramente mi ècapitato di passare dal sorriso allo sdegno con così tanta velocitàda una pagina all'altra. Nel suo romanzo (che è l'ampliamento di un post sul suo blog che lo ha reso famoso) Menna propone latrasposizione della nascita della Apple nei Quartieri Spagnoli diNapoli. Ci sono Stefano Lavori e Stefano Vozzini (alter ego italianidi Jobs e Wozniak), uno aiuta il padre con il banco al mercato el'altro studia architettura e ha una mamma ansiogena. Lavori è intelligente, ha voglia difare ma non ha potuto studiare all'università perché di soldi nonce ne sono. L'intraprendenza non gli manca. Ha un suo progetto. Vuolecreare un computer velocissimo, che non prende virus e non si impallamai. Coinvolge l'amico nel sogno per il design e il marchio: “Q”come Quartieri. Da qui nasce la via crucis di duegiovani con una bella idea che, loro malgrado, si ritrovano di frontea mille difficoltà burocratiche e fiscali e a personaggi di dubbiamoralità che gli fanno capire ben presto che essere onesti nonbasta. Stefano e Stefano non vogliono cambiare e insistono finchénon si imbatteranno in qualcosa più grande di loro.Mentirei se dicessi che la storiaraccontata da Antonio Menna non mi ha lasciato una profonda amarezzaaddosso. Ho letto i capitoli con un peso sullo stomaco per la rabbiasuscitata da una vicenda del tutto verosimile. Non si commetta, però,l'errore di pensare che tutto quello che accade ai protagonistipotrebbe succedere solo perché sono napoletani. Al di là deirapporti forzati con i capozona della camorra, per il resto tutto ciòche è narrato da Menna rappresenta in modo fedele le difficoltà cheun giovane italiano ha nell'emergere. Quella inquietudine che si haquando tutti intorno a te, pensando di fare il tuo bene, smorzano letue ambizioni, i tuoi sogni perché “la situazione è quella che èed è meglio tenersi stretto quel poco che si ha”. Ecco, più leggoe scrivo questa frase, più sento la rabbia (la “fevra”) montare.Il libro di Menna è la storia difantasia più vera che io abbia letto in questi ultimi anni eterminandolo capisci quanto sia condivisibile la frase del premioNobel per l'economia Amartya Sen citata da Pino Aprile nellaprefazione: “Un uomo è quel che le circostanze gli permettono diessere”.Vero, ma mi fa incazzare lo stesso.            Editore: Sperling e KupferPagine: 178Costo: 10,50 Euro

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