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Sequestro Licio Gelli

Creato il 11 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Licio Gelli

Licio Gelli – Public domain

È tutt’altro che un momento venerabile quello che sta ora vivendo Licio Gelli, 94enne ex vertice della loggia P2 e depositario dei segreti più inviolabili dell’Italia post-bellica. Oggi non è più la loggia a far parlare di lui, bensì l’accusa di frode fiscale e sequestro a suo carico. La Procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta nei suoi confronti, disponendo il sequestro preventivo della residenza collinare presso Santa Maria delle Grazie. Residenza nota ai più col nome di Villa Wanda, il luogo dove furono rinvenuti gli elenchi degli affiliati alla loggia massonica.
L’indagine è stata estesa anche nei confronti della moglie, Gabriella Vasile, e così i suoi tre figli, Maria Rosa, Maurizio e Raffaello. Si sarebbe in seguito aggiunto un nipote, un certo Alessandro Marsilli. Stando all’accusa di frode fiscale il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, è convinto che lo stesso Licio Gelli, insieme al resto della famiglia, abbia guidato un sistema per una vendita fittizia di Villa Wanda. In un colpo solo avrebbe cercato di frodare il fisco ed evitare il pignoramento della residenza da parte di Equitalia. Per la Guardia di Finanza il tutto sarebbe iniziato nel 1988, quando la stessa Agenzia delle Entrate arrivò al testamento olografo di Licio Gelli. In esso si attestava un’elevata disponibilità patrimoniale all’estero, in aggiunta a spese ingenti per il sostentamento dei figli. Patrimoni e cifre del tutto estranee a quanto esplicitamente dichiarato. Ricostruendo a ritroso tutta la vicenda dei pagamenti omessi, l’Agenzia delle Entrate ha quantificato una frode fiscale perpetrata dallo stesso Licio Gelli: 8,8 milioni di euro. Alla figlia Maria Rosa sono contestati 1,1 milioni, al primogenito Raffaello 500 mila, mentre a Maurizio una somma ben superiore a quella dei fratelli: 7,2 milioni di euro. Per l’operazione sono riconoscibili un paio di passaggi cruciali. Si tratterebbe da subito di iscrizioni ipotecarie sull’immobile nei confronti di Gabriella Vasile e del nipote Alessandro Marsilli. Le iscrizioni sono state permesse dopo che la Vasile e Marsilli hanno erogato finanziamenti ad una società di famiglia. In altri termini, tutta l’operazione avrebbe garantito di alienare l’intero patrimonio immobiliare  a favore di una società di Roma, nata per l’occasione e riconducibile ai famigliari dello stesso Gelli. Allo stesso modo Villa Wanda è finita sotto i riflettori della magistratura, immersa in un parco che in parte era già proprietà della famiglia Lebole. Negli anni dello scandalo P2, Villa Wanda fu ritenuto da più parti un autentico tesoro. Oltre alla lista degli affiliati alla loggia massonica, furono rinvenuti 160 chili di lingotti d’oro. Licio Gelli e famiglia stanno ora scontando i timori di una nuova indagine che potrebbe aprire nuove strade e scoprire nuovi altarini.


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