Magazine Pari Opportunità

Sessismo importato

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Pare che in italia le pubblicità vengano importate solo se sono sessiste.

Sinceramente quando ho visto questo spot credevo fosse una parodia. Invece poi mi hanno confermato che è vero.

Trasmesso in America e in italia (tradotto) nel 2008 è lo spot di una bevanda alcolica. Una ragazza avvenente recita la parte della ragazza ideale del maschilista. Una donna un pò oca, sottomessa e permissiva che non ha alcune pretese.

Mi piacciono i maschi con un pò di pancetta…e…i peli qui (si tocca la spalla)”

La ragazza desidera un uomo lontano dai canoni estetici. Da qui si nota che è ben lontana dalle ragazze stile “belle e impossibili”. E’ lo stereotipo della ragazza che non se la tira, che non pretende e che si lascia scegliere. Una ragazza alla portata di tutti.

C’è anche lo stereotipo dell’uomo brutto che pretende una ragazza figa al suo fianco. Figa purchè sciocca, senza che anche lei pretendesse in cambio qualcosa.

mi piace un uomo che guarda molto il calcio ed esce con gli amici….questo è giusto!”

La stessa donna dimostra di essere anche una che ”non rompe le palle” un animaletto di compagnia, che gli concede tutto. Puoi andare a divertirti, lasciarla a casa a fare le faccende domestiche e appena torni ti aspetta nuda dentro il tuo letto.

Se non mi fa regali…non sono quella che…”oh povera me non mi fa regali!! e’ così sciocco!

Mantenerla non costa nemmeno molto. Lei non ti chiede mai regali, sta al suo posto e si accontenta di due colpi.

io so che ogni tanto i maschi vanno allo..emh..strip-tease..mah eh ok! Non sono gelosa! può andarci quando vuole!…insomma è giusto!”

La ragazza è anche casta, non riesce nemmeno a pronunciare con disinvoltura la parola strip-tease. La ragazza sembra un robot è troppo indulgente per essere vera. Non ci si rischia di annoiarsi un pochino?.

Semplicemente disgustoso il messaggio sessista che veicola questo spot. Quasi non ci credo alle mie orecchie. Ma è una bambola gonfiabile? Sono veramente queste le pretese che l’universo maschile dovrebbe avere su noi donne?

Mi sembra strano che abbiano permesso di mandare in onda uno spot così esplicitamente sessista senza che nessuna si indignasse.

Jim Beam è la ditta che ha diffuso questo orribile spot sessista. Lo spot pare sia del 2008 ma proprio non me lo ricordavo!

Questo è il secondo spot. Secondo la ditta, quando le ragazze sono irraggiunbili ci sarà pure qualcosa che non va: odiano gli uomini, sono misandriche, quindi sicuramente sono omosessuali. Una tragedia! come recita il claim. Per carità di Dio sarebbe proibito insinuare che il tipo che voleva rimorchiarsele non se lo sono filato.

Queste ragazze parlano come uomini e hanno sempre quella vocina da ochetta giuliva. Parlano per stereotipi:le donne sono più sensuali“, (sicuramente perchè secondo il pubblicitario gli uomini sono tutti panciuti e pelosi?). E’ evidente come il pubblicitario non solo è maschio ma è pure maschilista!



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COMMENTI (3)

Da Flavio Zabini
Inviato il 26 maggio a 17:16
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Devo subire le il comportamento intriso di stronzaggine delle mie coetanee come da me spiegato e non posso neanche lamentarmente?

Ecco il punto. Facendo la stronza tu hai sempre allontanato da te i ragazzi onesti e puliti.

"Voi donne" dite di essere empatiche. Ragione vorrebbe che questa empatia vi facesse comprendere come l'essere ridotti a freddo specchio su cui provare l'avvenenza, a pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto, a burattini da manovrare e poi gettare dopo averlo irriso, il sentirsi insignificanti innanzi a colei che tutti vogliono e tutto può, l'essere attirati solo per esser fatti apparire innanzi a sè e agli altri puro nulla, l'esser trattati come molesti, noiosi o privi di qualità dopo essere stati attratti ad arte, l'esser additato come banali scocciatori dopo essere stati indotti a tentare un approccio, il subire sofferenze fisiche o mentali come conseguenza dell'ingenuo trasporto verso la bellezza, o addirittura il venire scelti fra tanti solo per patire l'inganno più forte, l'illusione più dolorosa, l'umiliazione più profonda, l'esser sollevati per un attimo dalla turba dei disianti, l'essere ingannati da una promessa di paradiso e poi venire sadicamente dichiarati indegni, stupidi e dannati, gettati nell'abisso più profondo della frustrazione sempiterda d'ogni disio, nell'inferno dei patimenti fisici e mentali, nel girone dei senza speranza delle cui pene ridere, e, se l'inganno va anche oltre, l'essere oggetto di perfidie sessuali, tirannie erotiche e sbranamenti economico-sentimentali, costituiscano ferite tali da provocare almeno alla lunga nella psiche danni paragonabili a quelli subito da chi per un trauma sessuale non può più vivere quella sfera serenamente e felicemente. Per voi invece si tratta di lamentele di sfigati e di misogini.

Non avete diritto a chiamare misogino chi sente come ingiusto, in un mondo che parla di uguaglianza, una disparità evidente e insormontabile proprio in ciò che più conta di fronte alla natura, alla discendenza, alla felicità individuale (e non parlo del semplice rapporto sessuale, bensì di tutto quanto il pensiero della sua possibilità comporta: serenità, autostima, influenza sociale). Non è misoginia, è voglia a questo punto di una parità vera, e non di una disparità (con tanto di potenziali perfidie, tirannie e irrisioni) travestita da uguaglianza. Io riconosco il mio bisogno di godere della bellezza nella varietà delle forme viventi, ma cerco chi lo voglia appagare per sua volontà, non perchè costretta. Io constato che, pur essendo distinto come uomo dall'autocoscienza, ho in comune con gli altri animali i bisogni naturali (il cibo, il sonno, il sesso), i quali devono ovviamente essere periodicamente soddisfatti, a pena di infelicità profonda, frustrazione intima, disagio da sessuale ad esistenziale, ossessione. Tutto ciò, in quanto natura, non ha alcuna valenza morale (né in positivo, né in negativo). E non ha pure nessuna relazione con l'intelligenza, con la cultura o con la sensibilità personale. Si tratta semplicemente di pure necessità di natura. Se non si mangia si muore di fame, se non si dorme si deperisce fino a divenire fantasmi, se non si beve ci si disidrata come foglie morte. E se non si appaga di quando in quando il proprio naturale bisogno di bellezza e di piacere dei sensi in una maniera quantitativamente e qualitativamente sufficiente, la vita si dimezza in altro modo: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi una vera sofferenza che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiagato da Freud, influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta (con chiaro rischio di autodistruzione), e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinata a scoppiare prima o poi in qualche modo (contro sé o gli altri). In ogni caso (anche senza giungere a conseguenze estreme), alla lunga, si conosce l'infelicità sia sensitiva sia intellettiva, la frustrazione intima, e l'inappagamento da fisico diviene mentale e, se reiterato, degenera in disagio non più solo sessuale ma esistenziale, con anche il rischio di generare ossessione (nella quale non vi sono né libertà né possibilità di agire lucidamente in imprese grandi e belle). Per questo serve l'appagamento facile e scorrelato all'obbligo di passare per le forche caudine del corteggiamento o per il capestro del matrimonio monogamico (per non dire degli obblighi "religiosi"): per non essere né infelici né tiranneggiabili. Parimento constato che anche le donne hanno diritto a vivere libere e felici e a non essere costrette da chicchessia ad avere o meno rapporti con questo e con quello o a sottoporsi a obblighi esterni (di concedersi per questo e non per quel motivo). Proprio perchè voglio far coesistere le due cose e non mi sogno di giustificare rapporti strappati con la costrizione o la minaccia parlo sempre della necessità per l'uomo di "poter conquistare e mostrare doti immediatamente apprezzabili ed intersoggettivamente valide al pari della bellezza, con le quali essere universalmente mirato, amorosamente disiato, socialmente accettato, al primo sguardo e a prescindere da tutto il resto, con la stessa rapidità e la stessa forza ineludibile con cui le donne lo sono per le loro grazie corporali". Non parlo mai di "obbligo per le donne di concedersi a tutti e/o in cambio di niente", proprio perchè io desidero solo rapporti in cui la donna (in quanto interessata ai soldi, al prestigio e alla posizione sociale, oppure ad eventuali mie doti di sentimento e intelletto) sia mossa verso di me dallo stesso bisogno e dalla stessa brama che io provo per la bellezza. Non è sicuramente misogionia. E' invece forse è un modo troppo femminile di avvicinarsi al sesso. Probabilmente il mio problema è quello di volermi sentire "donna" nel rapporto, di non accettare il ruolo attivo richiesto all'uomo, di sognare di potermi abbandonare, come a una furia divina, alle onde della voluttà innanzi a colei nel cui corpo si può amare venere citerea, lasciando che sia lei a fare tutto. Ma non ho forse diritto in un mondo libero ad essere anche effemminato e problematico?

Voi parlate di sensibilità, ma quando si tratta di comprendere quanto provato da ogni giovane maschio che si trovi ad avere l'obbligo di avvicinarsi alle coetanee (sulle quali già fiorisce la bellezza) senza ancora possedere nè ricchezze nè poteri per bilanciare un eventuale rapporto, nè alcuna dote immediatamente apprezzabile ed intersoggettivamente valida con cui propiziarlo, divenite stranamente insensibile. Essere costretti a passare ore ed ore a parlare per soprendere o compiacere, cercando di indovinare argomenti interessanti per una sconosciuta, rendendosi in ciò verosimilmente ridicoli o perlomeno affettati, e sopportando che lei si atteggi continuamente a miss mondo, ostenti noia o interesse a tratti, si "assenti" continuamente (materialmente o col pensiero) come chi avrebbe di meglio da fare, o comunque risponda con sguardi e parole esprimenti dei "beh, questa volta piccolo puoi hai detto qualcosa di passabile" o "mah, come sei prevedibile, di capaci di questo ne trovo mille", volti a far sentire il giovane maschio, che sta ingenuamente (e magari, giocoforza data l'inesperienza, maldestramente) tentando di farsi apprezzare, uno fra i tanti, un puro nulla, un banale scocciatore o comunque un giullare da irridere nel disio, un freddo specchio su cui provare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto o addirittura un pupazzo da sollevare per trastullo nell'illusione e da gettare con noncuranza quando annoia! E tutto mentre si è angustiati dal disio e potenziale oggetto di tutti i ferimenti (reali o psicologici), le umiliazioni (pubbliche o private), gli inappagamenti (carnali e mentali) e le relative sofferenze (fisiche ed emotive) che la "dama" di turno avrà la compiacenza di infliggerci per motivi di autostima, stronzaggine, brama di sfoggiare una preminenza erotico sentimentale o puro divertimento e vanagloriosa prepotenza! Io mi rifiuto di tollerare tali tensioni psicologiche, tali ferimenti intimi, tali irrisioni al disio, tali umiliazioni pubbliche e private, tali sofferenze di corpo e di psiche, tali inappagamenti fisici e mentali degeneranti (se reiterati) in ossessione, tali disagi da sessuali ad esistenziali (sfocianti in problemi variabili dall'anoressia sessuale al suicidio). Siamo nel 2010 ed io è dal 1998 che ho smesso di dare la possibilità alle coetanee di stronzeggiare su di me. Inoltre non accetto (come avviene nei rapporti "normali) di dover pagare con probabilità 1 (se non in denaro, comunque in regali, doni, inviti o altre utilità economiche, oppure in tempo, corteggiamenti e rinunce varie, o ancora in sincerità e affetto, per non dire in dignità quando dovrei fare da giullare o da cavalier servente) per poi ricevere in cambio un piacere funzione di variabile aleatoria. Per questo ritengo più onesto e dignitoso per entrambi un rapporto mercenario in cui l'assenza di sentimento (ma perchè in quelli "gratuiti" il sentimento c'è ed è vero?) non implica quella di rispetto o di una qualsivoglia forma di coinvolgimento emotivo. Non è pigrizia la nostra: è solo CONSAPEVOLEZZA dell'irrealtà di certe situazioni (nulla è gratis) della disparità di numeri e di desideri, e voglia di evitare atteggiamenti inutili e alla fine, quando insistentemente ripetuti, anche non dignitosi (oltre che, nel caso di uomini sensibili come me, di evitare a priori la possibilità di lasciarmi irridere, umiliare o sbeffeggiare nel desiderio dalle stronze o comunque di farmi sentire "uno fra i tanti", un banale scocciatore, di guardarmi dall'alto al basso, di guardarmi a prima vista con sufficienza se non con aperto disprezzo, e di ferirmi in seguito emotivamente o di provocarmi disagio psicologico, soprattutto nelle situazioni "asimmetriche" in cui è evidente la bellezza ma non il suo corrispondente intellettuale, ossia il cor gentil, che solo potrebbe consentire all'uomo di star di paro a quel dono divino). Non c'entra la paura di non riuscire: è un calcolo delle probabilità (e non venitelo ad insegnare a me), un puro calcolo razionale. Deriva da una disparità di numeri: tutti bramano la donna bella e giovane e conforme al sogno estetico dell'anima moderna (abbastanza restrittivo), mentre al contrario le donne hanno desideri più vasti, apprezzano varie virtù, varie forme e varie età dell'uomo (per cui tanti potrebbero eventualmente piacere loro), le belle (nel senso specificato) sono poche e la concorrenza è altissima, anche quelle di bellezza mediocre sono circondate da stuoli di ammiratori. E' un rapporto di mille a una. Deriva da una disparità di desiderio: tutti gli uomini bramano, accanto ovviamente agli altri rapporti, una notte di ebbrezza e di piacere con una dama ammaliante, mentre le donne in genere non si concedono se non per amore o per interesse, oppure perchè infatuate (ossia come se fossero innamorate, per opera del seduttore che ha saputo interpretare la parte del dongiovanni conquistando la vanagloria femminile). La probabilità diviene una su un milione, poichè non si può pretendere di pensare che proprio colei da noi bramata fisicamente sarà attratta da noi e dalle nostre eventuali doti d'intelletto e di eloquenza. Non si può pensare che colei che ci apprezzerà sarà a noi gradita fisicamente. Inoltre si potrebbero possedere doti valide e virtù seduttive, ma non quelle gradite alla donna in questione. Si possono avere tante chiavi ma delle porte sbagliate. Oppure si potrebbe avere la chiave giusta, ma potrebbe essere impossibile usarla per le circostanze inopportune (come i moderni luoghi di divertimenti in cui l'uomo d'intelletto è ridotto ad un nulla, giacché non può mostrare le sue principali doti, ossia la cultura e l'eloquenza, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, mentre la beltà muliebre è comunque resa evidente ed esplica la tutta la sua attrattiva). E in ogni caso: perché doversi considerare in obbligo a fare qualcosa? Perché doversi sentire, in ciò che dovrebbe essere un ristoro dalle fatiche dello studio e del lavoro, sotto esame? Perché dover accettare di porre la donna, a priori, su un piedistallo, conferirle doni e offerte votive (in senso materiale o figurato), preghiere e corteggiamenti? Perché pagare comunque in moneta o in sentimento, sincerità (quando si recita da seduttori per la sua vanagloria) o dignità (quando si fa da giullari per farla divertire) per lei, e ricevendo in cambio la sola speranza? Perché dover accettare la tensione psicologica da lei imposta (attraverso il suscitare ad arte il nostro desiderio, attraverso il volerci far recitare da seduttori, attraverso il suo metterci alla prova per pura vanagloria, per diletto, per autostima o a volta anche per derisione e umiliazione)? Anche nei casi di non stronzaggine non è comunque piacevole ricevere continuamente rifiuti come regola (non si può pretendere di pensare di essere graditi nella maggioranza dei casi). Perché provare n volte con la speranza che la n+1 esima sia quella giusta? Non siamo tester! Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".

Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità , ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché parte della natura. Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d'intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l'avvento della Primavera o il riflesso sull'onda lucente di quella conchiglia d'argento che chiamiamo Luna. La donna, al contrario, proprio perchè raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti. Per questo, almeno all'inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto, secondo voi, è da un punto di vista fisico, è l'uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo voi ben lo sanno le escort (è il motivo della loro forza contrattuale), ma ben dovrebbero saperlo delle blogger mosse da onesta curiosità intellettuale. L'uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell'istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare "dalle parole che dici umane" o per capire l'inadeguatezza dell'aspirante amante, comunque più libera di scegliere. E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.

E non ho intenzione nel nome di una mitologica emancipazione (che piace alle donne sempre e solo nei diritti e mai nei doveri, sempre e solo quando concede loro nuove possiiblità e mai quando toglie privilegi acquisiti) di ritrovarmi in situazioni nelle quali alla donna è data la possibilità di sfoggiare le proprie grazie e spandere subitaneamente disio negli astanti mentre a me è preclusa quella di compensare, se non con lo sfoggio di particolari doti di sentimento o intelletto (impossibile nei fugaci e caotici incontri moderni, nel mondo moderno privo di delicatezza e di gusto), con quanto costruito con la cultura, il denaro, il successo, la fama, il potere, il lavoro, lo studio, il merito o la fortuna individuali. Ecco perchè fino a quando non avrò ottenuto una certa posizione di prestigio o preminenza nella società rifiuterò qualsiasi contatto con le donne non sia l'accordo commerciale dichiarato come nel culto di venere prostituta. E questo non certo perchè sia contrario in linea di principio all'emancipazione femminile (vorrei semplicemente aggiungervi l'emancipazione maschile, specie dal corteggiamento, giacchè non è razionalmente ammissibile che voi possiate cumulare antichi privilegi e moderni diritti e soprattutto usare le vostre armi naturali senza limiti remore nè regole dopo aver privato l'uomo, con l'illusione dell'uguaglianza, di tutto quanto aveva saggiamente costruito nella storia, nella cultura e nella società proprio per bilanciare in desiderabilità e potere il rapporto con voi sì da poter vivere libero e felice e non vedere la sua vita ridotta a una sequenza di irrisioni, umiliazioni e inappagamenti sempiterni d'ogni disio come de facto è in quel folle periodi di "uguaglianza primitiva" imposta costituito dall'età scolare). Limitatamente al problema, il femminismo è innocente: le italiane, nell'ars amandi, erano tali e quali anche ai tempi del Leopardi. E' evidente da come l'hanno trattato.

Da Flavio Zabini
Inviato il 26 maggio a 17:14
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Allora intendiamoci una buona volta. Un conto è essere diffidenti, un conto è fare le stronze. La prima cosa è legittima autodifesa (come non far entrare in casa sconosciuti di cui non ci si fida), la seconda è illegittima offesa (come attirare fin sull'uscio sconosciuti solo per irriderli, ferirli, umiliarli o farli patire nel corpo e nella psiche, con la scusa, tutta da dimostrare caso per caso, che "probabilmente sono malintenzionati").

Il "fare le stronze" (ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione, attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), usare insomma sugli l'arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica) non è un diritto, è una vera e impunita forma di violenza sessuale psicologica ai nostri danni, perchè i danni (piaccia o no al femminismo) esistono (e vanno dalla cosiddetta "anoressia sessuale" al suicidio, dal precoce bisogno di prostitute ad un disagio psichico ora celato con l'ironia ed ora pronto ad esplodere in eccessi di aggressività: che per millenaria consuetudine "cavalleresca" o per moderno appiattimento sul femminismo, gli uomini tendano a negare spesso anche a loro stessi le proprie sofferenze, non toglie che essi in tali casi siano davvero vittime).

Le grandi stronze poi sono quelle che ingannano e sottraggono soldi e sentimenti. Se semplicemente respingi e sei diffidente non sei stronza (anche io respingo le femmine e sono diffidente).

La differenza fra me e te è che tu, in quanto donna (e quindi dalla parte favorevole delle disparità di desio), puoi permetterti di essere diffidente e avere comunque tanti maschi attorno pronti a "cercare di vincere il muro della tua diffidenza" (fra cui selezionare chi possiede le doti da te volute), mentre io, in quanto uomo (ovvero costretto all'ingrato compito di rischiare e faticare nella cosiddetta conquista, di fare la prima mossa senza sapere nè ella gradirà nè se ne approfitterà per stronzeggiare, di non arrendermi alle prime espressioni miste di ambiguità, diniego o disprezzo, potenzialmente usate come prova su di me), dovrei vincere la mia diffidenza e concedere l'occasione, nel contatto erotico-sentimentale, o anche solo occasionale ma comunque emotivo, alla "dama di turno" di permettersi di tutto (qualsiasi perfidia sessuale, qualsiasi tirannia erotica, qualsiasi veleno sentimentale) o comunque di divertirsi ad imporre i rischi, i sacrifici, i costi, materiali e morali, i disagi, da sessuali ad esistenziali, i ferimenti, reali o psicologici, le umiliazioni, pubbliche o private, gli inappagamenti, carnali e mentali, con relative sofferenze, fisiche ed emotive, insiti in quella forma di servitù amorosa codificata dal medioevo.

Essendo entrambi legittimamente diffidenti per gli inganni e le ferite subiti dall'altro sesso (nonostante io non concordi con quanto da te detto ho comunque rispetto di chi ha sinceramente sofferto) tu hai potuto comunque incontrare i tuoi "principi", ma io non ho alcuna speranza di incontrare altre principessa da quelle di cartapesta (le sacerdotesse di venere).

E da qualche parte tale disparità dovrà essere compensata, porca vacca.

Quando tu dici "società maschilista" per indicare quanto non è fonte di ingiustizia aprioristica ma di bilanciamento umano io dico: dio c'è (anche se non ci credo) e se non c'è siamo noi uomini a doverlo creare. Guai a chi oserà tentare di impedirmi di bilanciare socialmente tutto quanto in desiderabilità e potere è dato a voi dalla bellezza!

Altra differenza: io non sono diventato stronzo per reazione a quanto subito dalle stronze. Ho anzi interiorizzato il fatto che un dongiovanni è uno stupratore psicologico, in quanto fa alle donne quanto le più perfide fra esse fanno agli uomini. E non mi comporterei mai come tale, nemmeno per "vendetta". La mia vendetta consisterebbe nel far comprendere alle stronze che hanno sbagliato con me (massima vendetta: mostrar loro quante belle e giovani donne posso avere mentre in loro la bellezza con cui mi hanno ferito appassice inesorabilmente ogni giorno di più). E se dovessi vendicarmi di qualcosa di tanto grave da gridare vendetta al cielo preferirei farlo con armi maschili (chiaro, aperto, risuloto atteggiamento di ostilità, se necessario pure brutale in ogni senso), piuttosto che con inganni e perfidie amorosi di fatto femminei. Vendicarmi con armi femminee come l'inganno e la perfidia sarebbe un darla vinta alle stronze (perchè mi avrebbero reso come loro).

Da Flavio Zabini
Inviato il 26 maggio a 17:12
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Non è colpa mia se le donne, in genere, non si contentano della bellezza in un uomo ma GUARDANO TUTTO.

Non puoi considerare me e gli altri "cessi" che sfoggiano belle macchine o impieghi prestigiosi dei "maschilisti" solo perchè dobbiamo compensare con la posizione sociale la tua bellezza.

Veramente perfida è la lingua della femmina che vuole attribuire a colpe o difetti del singolo uomo quanto nasce dalla universale necessità di compensare quelle disparità naturali (di numeri e desideri) in cui ogni singolo uomo ha la (s)ventura di trovarsi nei rapporti con le donne.

Quello per cui la donna è immediatamente mirata, profondamente disiata e universalmente apprezzata per natura dall'uomo, con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono, prima, al di là e a prescindere sia dalle sua altre caratteristiche (positive o negative), sia dai diversi gusti, dai diversi costumi, dai diversi sentimenti del mondo, dai diversi pensieri dei singoli uomini, ovvero le lunghe chiome, il claro viso, la pelle liscia e vellutata, le lunghe membra modellate, le due rotondità del petto, la piattezza perfetta del ventre e l'altre grazie ch'è bello tacere, è valido ed apprezzato in maniera oggettiva e immediata. Quello invece per cui un uomo pu essere mirato, apprezzato e disiato da una donna, si tratti di un modo di essere simpatico e divertente, o di una maniera di agire da forti e da virtuosi, o di una fra le mille possibili doti di sentimento o d'intelletto in grado di colpire una sensibilità femminile (la capacità e l'ordine del dire, la quieta grandezza del sentire o l'altezza del pensare, la raffinatezza costumi o la nobile semplicità dei modi, la sincerità d'intenti o la gentilezza di core e di mano, la generosità d'animo, la vastità culturale, la squisitezza intellettuale, la profondità nel riflettere, l'ingenuità fanciullesca dei desideri e la delicata fralezza dei sentimenti, la capacità di creare immagini e suoni con le parole come i poeti, o l'abilità di perdere la donna negli imperi dell'illusione e del sogno) non solo è d'apprezzamento soggettivo e non immediato (ovvero è apprezzato solo da colei nel cui specifico sentimento del vivere una certa dote è bella, importante, necessaria al rapporto, e magari non sa di volere e amare quella dote prima di ri-conoscerla), ma richiede tempo, modo e occasione per essere mostrato a chi ha occhi per vederlo. Per questo, anche qualora si sia in possesso di quelle doti soggettive (sentimentali o intellettuali) che potrebbero risultare gradite alla donna, serve comunque poter disporre di altre doti oggettive (ed evidenti anche al primo fugace contatto) tramite le quali rendere desiderabile e interessante a lei (che non pu ancora conoscerci e solo per casi ci incontra) concederci quelle occasioni di contatto calmo e prolungato, di dialogo solus ad solam, di conoscenza più ravvicinata (anche se non ancora intima) e di corteggiamento, nelle quali sole le doti soggettive di sentimento e intelletto possono gradatamente rivelarsi (in caso contrario si pu anche possedere la chiave giusta per entrare nel cor, ma veder tale chiave restare appesa al muro e non trovare la via per aprire al porta). Se tali doti oggettivamente valide ed immediatamente apprezzabili non possono per ventura del caso essere davvero possedute e mostrate tramite la posizione sociale, il prestigio, la cultura, il denaro, il successo, la fama, il potere, perchè magari non si è ancora avuto tempo e possibilità di raggiungere un certo livello economico o di eccellere in un certo modo nello studio, nel lavoro, nella cultura, nello spettacolo o nella società in generale, devono per forza di cose essere "simulate" (tramite magari quel comportamento un po' arrogante e presuntuoso tipico di chi si atteggia a "capobranco" e senza il quale, per qualunque uomo non ricco, non famoso, non prestigioso e non potente, non è affatto possibile fugare l'aria del "povero mendicante alla cerca dell'amore"). Senza tali doti (reali o simulate che siano) si diviene infatti, come già detto e spiegato in precedenza, solo oggetto di sufficienza, disprezzo, inganno e tirannia.

Non è colpa mia se la bellezza in un uomo (in genere, tu sarai l'eccezione) non vi basta. Quando ero giovane e carino non mi avete voluto perchè preferivate i maturi e i potenti (nel senso di "coloro che potevano", perchè avevano la macchina, conoscevano i locali, potevano accompagnare qui e là e fare regali, lavoravano, avevano una posizione nel microcosmo sociale dei "fighi della scuola" ecc.), quindi mi sono evoluto a cercare di compensare con ricchezza e potere quanto a voi è dato dalla natura. Posso dirti solo questo della mia esperienza. Quando ormai tanti anni fa ero un illuso pronto a ricercare sulla terra l'immagine ideale vagheggiata alla luce della luna, la tenera confidente per i tristi e cari moti del cor, la Nerina delle ricordanze acerbe, componendo sonetti alle "donne oneste non ho avuto neppure un bacio. Aggiungendo poi ai versi i denari ho avuto tutto quanto la mia natura (anche se purtroppo non il mio sentimento) voleva. Bisogna completare lo sconsolante epigramma del Parini. Carmina non dant panem neque ficas.