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Siamo a una svolta come nel 1993. Serve un nuovo progetto politico o finiremo in pasto ai sinistri e ai banchieri

Creato il 10 maggio 2012 da Iljester

Siamo a una svolta come nel 1993. Serve un nuovo progetto politico o finiremo in pasto ai sinistri e ai banchieri

Sono impressionanti le analogie tra quanto accade oggi e quanto accadde nel biennio 1992-1993. Allora, si era in piena tangentopoli e i partiti che avevano retto il sistema — tranne il PCI/PDS — vennero demoliti dall’azione giudiziaria del Pool di Milano. I comunisti o gli ex tali si salvarono dal terremoto giudiziario e presero ad assaporare la vittoria elettorale per “abbandono” (forzato) dell’avversario. Nel contempo — complice l’opinione pubblica distratta — si stava consumando un piccolo golpe finanziario speculativo, finalizzato all’acquisto, a prezzi stracciati, dei gioielli di Stato, di quelle aziende ed enti che facevano gola alla finanza internazionale (Prodi all’epoca era presidente dell’IRI). A tal fine (personalmente non credo alle coincidenze) venne sferrato un attacco speculativo alla lira, che portò la nostra moneta nazionale a un deprezzamento del 30% del suo valore corrente. Voi ben potete immaginare quale ghiotto affare si prospettava per i predetti speculatori che muovevano e muovono tuttora i loro capitali in dollari.

I protagonisti del Governo di allora furono coloro i quali oggi militano nell’area di centrosinistra. Giuliano Amato (oggi consulente di Monti), Romano Prodi (ex delfino di Benianimo Andreatta, anche lui un protagonista dell’epoca), Carlo Azeglio Ciampi, e Oscar Luigi Scalfaro (Presidente della Repubblica, recentemente defunto). Ma anche “ballerine” di schieramenti, come Lamberto Dini ed esponenti dell’entourage finanziario e istituzionale, come Mario Draghi (oggi presidente della BCE). L’attacco alla lira fu effettivamente sferrato e vennero messe in atto delle operazioni di privatizzazione e svendita dei nostri asset nazionali più importanti su cui non mi dilungo.

Nel frattempo, la mafia uccideva Falcone e Borsellino e preparava attentati destabilizzanti. Il clima italiano divenne incandescente e costituì il terreno ottimale per l’insediamento al governo di una forza politica vicina ai poteri forti: la sinistra, salvata — come ho detto — opportunamente (?) dal furore di tangentopoli affinché ricostruisse una classe dirigente addomesticata. Chi non ricorda la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto che già pensava di vincere le elezioni del 1994?

Poi sappiamo come è andata a finire. Qualcuno — Berlusconi — ruppe le uova nel paniere ai manovratori e alleandosi con la destra ghettizzata del MSI, con la Lega di Bossi e i residuati della DC (CCD di Casini), riuscì a evitare che l’Italia cadesse in mano a tali soggetti. A che costo, non ne ho idea, ma una cosa è certa: la sinistra, i suoi media e certa parte della magistratura che gli era vicina, nei vent’anni a venire, si sarebbero spesi nello screditare il Cavaliere e il centrodestra, dipingendo entrambi come inadeguati a governare il paese, pericolosi, corrotti e persino ridicoli. Non a caso, ogni qual volta vinceva il centrosinistra (sempre di misura e con alleanze traballanti) e questo saliva al Governo, gli esponenti di primo piano erano sempre loro: Romano Prodi, Giuliano Amato e persino Lamberto Dini (protagonista del primo ribaltone antiberlusconiano), oltre Beniamino Andreatta che ricoprì il ruolo di ministro della difesa nel primo Governo Prodi. E quando non erano al Governo, guidavano le istituzioni europee e italiane. Questo è il caso di Romano Prodi (Commissario Europeo) e Carlo Azeglio Ciampi (Presidente della Repubblica) al quale gli succedette Giorgio Napolitano (ancora in carica). Inoltre, Prodi e Massimo D’Alema (ministro degli esteri nel secondo Governo di Centrosinistra), sottoscrissero nel 2007 il famigerato Trattato di Lisbona che aumentava a dismisura il potere dell’Unione Europea a danno delle sovranità nazionali e del Parlamento Europeo.

Non so se ora mi stia inoltrando nella fantapolitica o in una realtà talmente impossibile, da essere paradossalmente probabile, credo però che nel ventennio berlusconiano, il Potere (quello vero, e non certo quello istituzionale) abbia fatto di tutto per radicarsi stabilmente nelle istituzioni italiane e portare il centrodestra dalla sua parte. E forse in parte ci è riuscito. In particolare, acquisendo uomini e influenza su di loro. Uno dei primi a lasciare il centrodestra, sappiamo, fu Casini nel 2006. Il centrodestra vinse comunque le elezioni del 2008. Poi fu il turno di Fini che lasciò il PDL proprio nel periodo di sua massima popolarità. Parliamo del 2010, in piena crisi economica speculativa. Il PDL da allora è progressivamente calato anche grazie all’acuirsi dei colpi di machete giudiziaria e degli scandali o presunti tali in cui è stato coinvolto lo stesso Berlusconi, fino all’epilogo delle dimissioni del Premier a seguito dell’incremento dello spread, che costituì evidentemente la scusa ufficiale per il ”golpe” finanziario attuale.

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E qui arriviamo ai giorni nostri. La crisi speculativa morde, la minaccia di default è dietro l’angolo. La verità è che dietro di essi c’è un ordito internazionale complesso e una finalità ben chiara: svuotare le nazioni della propria sovranità per assoggettarle a un potere oligarchico-finanziario. Per questo servono uomini e alleati… servono servi. Gente che obbedisce e sia disposta a vendere a pezzi un paese, un popolo e una nazione, donando l’illusione della salvezza dentro la confortante culla dell’Europa unita e dell’euro. Ma per fare questo è necessario eliminare definitivamente l’avversario in un redde rationem definitivo che oggi si traduce in governo tecnico guidato da un esponente del suddetto Potere e nella demolizione definitiva dei partiti di centrodestra, tendenzialmente più nazionalisti e meno europeisti, compresa la Lega. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non resta che attendere le elezioni con la sinistra definitivamente vittoriosa… una vittoria totale, posticipata di venti anni. Salvo miracoli dell’ultimo minuto…

di Martino © 2012 Il Jester 


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