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SLA: a Torino la diagnosi precoce

Creato il 27 agosto 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sul web impazzano ormai i video di persone e personaggi, famosi e non, che si gettano un secchio d’acqua ghiacciata in testa. La doccia gelida serve per partecipare all’”Ice bucket challenge”, nata come campagna dell’associazione americana lanciata Als per sostenere la ricerca sulla SLA (Sclerosi laterale amiotrofica).
Anche nelle ultime ore si sta parlando di SLA, ma in termini differenti rispetto a una sfida con un secchio d’acqua gelida; uno studio italiano nato nella città di Torino ha potuto dimostrare come sia possibile diagnosticare preventivamente la malattia.
All’ospedale Le Molinette del capoluogo piemontese, il team composto dal dottor Marco Pagani (ricercatore dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma), il professor Adriano Chiò (direttore del Centro Esperto SLA dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e della Scienza e Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Torino) e la dottoressa Angelina Cistaro (ricercatrice del Centro PET IRMET di Torino) ha attuato una collaborazione per studiare la SLA con Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) di Roma, l’ospedale delle Molinette, l’Università e il Centro Pet IRmet di Torino.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Neurology, permette non solo di individuare più rapidamente la diagnosi, ma anche di assicurarne una maggiore accuratezza. La possibilità di individuare preventivamente l’insorgere della malattia si concretizza grazie ad un esame di tomografia ed emissione di positroni con un tracciante analogo al glucosio. Questo metodo, che garantirebbe un’accuratezza della diagnosi pari al 95%, è sovente utilizzato dai centri che si occupano di medicina nucleare, ed è denominato PET. Poter sfruttare questa tipologia di esame fa sì che la diagnosi precoce sia notevolmente semplificata, accelerandone il processo. Finora, infatti, l’unica possibile richiedeva molto più tempo di osservazione del paziente e dello sviluppo della SLA, talvolta anche un anno, come spiega Pagani: -Finora la Sla poteva essere diagnosticata esclusivamente attraverso l’indagine clinica e con il supporto di metodiche neurofisiologiche e pertanto richiedeva un lungo periodo di osservazione. L’accelerazione e la maggiore accuratezza della diagnosi di Sla sono fondamentali oltre che per la certezza di reclutare nei “trial” clinici pazienti con diagnosi confermata anche per lo sviluppo di nuove terapie e per l’identificazione di possibili familiarità sulle quali intervenire precocemente.-
L’Assessore alla Sanità, Antonio Saitta, esprime il proprio orgoglio per i risultati ottenuti dalle Molinette, spendendo anche alcune parole sulla già citata Ice bucket challenge: -Sono orgoglioso che Torino e l’ospedale Molinette siano stati protagonisti nella realizzazione di questo risultato, anche se sicuramente riscuoterà minore attenzione mediatica di quanto non faccia una secchiata d’acqua ghiacciata. Senza nulla togliere a tutto ciò che può contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica intorno a una grave malattia come la Sla mi pare doveroso richiamare l’attenzione sulla necessità di finanziare la ricerca e di mettere in campo aiuti concreti alle famiglie che assistono i malati. Perché, purtroppo, sono proprio i malati, i familiari e i ricercatori a sperimentare sulla propria pelle le ‘docce fredde’ dei tagli ai finanziamenti. Le campagne “virali” durano meno del quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol. Le malattie e il dolore richiedono risposte concrete ed efficaci: ben vengano le secchiate d’acqua (se accompagnate da generosi bonifici a favore della ricerca), ma ben vengano soprattutto risultati concreti come quello dello studio delle Molinette.-

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