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Soros e la Grande Depressione europea

Creato il 01 ottobre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Soros e la Grande Depressione europeaSoros è un “vecchio finanziere” americano che molto conosce dell’attuale sistema economico finanziario. Ci ha nuotato come tutti i pesci, compresi gli squali.

La sua proposta di uscita dall’attuale stallo politico ed economico europeo è l’istituzione di un Ministero del Tesoro Unico e di una Banca Centrale Europea che abbia il potere di commissariare le banche… Contemporaneamente sostiene che i paesi in crisi finanziaria con rischio di default debbano poter essere messi in condizione di rifinanziarsi a basso costo. Il riferimento è a Italia e Spagna. Secondo Soros questa è la ricetta perché l’Europa non ricada nella seconda Grande Depressione.

Nel suo ragionamento, che si articola su tre proposte, Soros sostiene che i mercati finanziari stanno guidando il mondo verso l’ennesima depressione e le autorità europee hanno perso il controllo della situazione, pertanto sono incapaci di risolvere il problema. Sensazione che accomuna buona parte dei cittadini europei.

Per riprendere il controllo, i governi dell’eurozona devono creare un ministero del Tesoro comune. Le principali banche devono essere controllate direttamente dalla Banca centrale europea (Bce). La Bce ordinerebbe alle banche di mantenere aperte le linee di credito e i prestiti, monitorando strettamente al tempo stesso i rischi a cui sono esposti i loro conti.

Ultimo e terzo passo: la Bce dovrebbe permettere a paesi come l’Italia e la Spagna di rifinanziarsi temporaneamente entro determinati limiti a un costo molto basso.

Solo attraverso questi passaggi l’Europa potrebbe sviluppare una opportuna strategia di crescita che permetterebbe la soluzione del problema del debito.

Soros ritiene che tali misure consentirebbero il default della Grecia, “senza causare un terremoto globale”. L’imprenditore afferma che “molte altre proposte vengono attualmente discusse” dietro le quinte, “a porte chiuse”. Per cui l’opinione pubblica ne rimarrebbe ignara e non è difficile scommettere sul fatto che i costi sociali che comporterebbero sono sicuramente maggiori di quelli immaginabili anche dal peggiore dei pessimisti.

E conclude riconoscendo che il suo piano, mirando a mettere le banche nazionali sotto il controllo della Banca centrale europea, sarebbe destinato a suscitare l’opposizione delle banche e delle autorità nazionali: “Soltanto la pressione pubblica può farlo approvare”. Il problema è che l’opinione pubblica, se non opportunamente informata e resa consapevole, nonché guidata, non riuscirà mai a farsi portavoce di ciò che non conosce.

A questo si può aggiungere che il piano di Soros è l’unico che possa portare, in una sua evoluzione successiva, all’affermazione di un Ministro della Produzione che sia in grado di ridisegnare l’intero sistema economico europeo, sostituendone l’impronta capitalista.

Il mercato unico europeo non può essere gestito se non da Istituzioni Europee. Inoltre, difficilmente la politica monetaria, su cui tanto si conta, dopo che se ne è perso il controllo nazionale, possa essere uno strumento di uscita dalla crisi. E’ necessario, al contrario, intervenire su una politica economica e fiscale europea, che di certo non può essere gestita attraverso tavole rotonde di ministri nazionali. Ciò, sopratutto in un periodo storico in cui il liberismo ha dimostrato l’incapacità di erigersi a modello.

Lo Stato, anzi gli Stati, devono uscire dall’economia. Non possono continuare ad esserne attori e gestori, al tempo stesso. Essi dovrebbero, al contrario, esserne organizzatori e regolamentatori, ma non attraverso la politica. La politica non è l’unica anima di uno Stato. Poiché quest’ultima non è altro che espressione di interessi lobbistici di parte che non ne permetterebbero il raggiungimento dell’obiettivo del benessere collettivo.

Nella visione di Soros, infatti, l’interesse generale supererebbe di gran lunga gli interessi particolari nazionali e solo attraverso l’azione e la volontà di cittadini consapevolmente informati, si potrebbe arrivare ad evitare che la mannaia dell’egoismo capitalista venga pagato da generazioni di cittadini di nazioni prostrate e asfittiche.



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