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Sovrapposizioni – Carmelo Bene, Gilles Deleuze

Creato il 23 giugno 2014 da Maxscorda @MaxScorda

23 giugno 2014 Lascia un commento

Bene, Deleuze - Sovrapposizioni
Questo libro e’ un importante pezzo di storia e non solo per chi ama il teatro ma anche e soprattutto per gli estimatori del compianto Carmelo Bene.
Di norma basta il nome del grande drammaturgo pugliese a dar lustro a qualunque pubblicazione ma aggiungere Deleuze tra gli autori significa mettere sotto lo stesso tetto due uomini le cui opere rappresentano al meglio la cultura del XX secolo. Deleuze il grande filosofo francese fu grande amico di Bene, anzi ne fu prima entusiasta spettatore, poi critico e studioso delle sue opere, infine sostenitore accumunato da una forte identita’ di vedute e una ammirazione che ha fatto si che entrambi aggiungessero alla simpatia umana una grande stima reciproca.
"Sovrapposizioni" e’ diviso in tre sezioni. La prima comprende il "Riccardo III" riadattamento di Bene del "Riccardo III" di Shakespeare, nella seconda parte Deleuze scrive di Bene, del suo teatro, della visione che egli ha del ruolo dell’attore, dell’opera e del palco e da qui un’analisi piu’ allargata sul teatro in genere. Infine Bene risponde all’amico, con quell’indiscutibile compiacimento che spesso ha manifestato negli anni a venire, stima che venendo da un grande pensatore, fu per lui grande motivo d’orgoglio.
Per quanto riguarda il "Riccardo III" preferisco approfondire sulla scheda riguardante l’opera prima teatrale poi televisiva anche perche’ il parallelo tra testo e rappresentazione, giustifica e chiarisce una serie di scelte che divengono lampanti attraverso la conoscenza di ambedue le versioni. Certo e’ che Bene trasforma l’opera shakespeariana in un’apologia di se stesso o meglio del se stesso attore non uomo, non personaggio, non regista ma l’incarnazione del testo che si sgancia da ogni sovrastruttura, si sfila nell’essenza di un uomo solo che della propria follia ha fatto gloria e delle mani sporche di sangue mantello. Resta lui e le donne della sua vita, madre, serva ed amanti, vedove e parenti, cio’ che e’ sopravvissuto della sua famiglia e naturalmente gli specchi, tanti specchi per un regno che alla fine varra’ il cavallo per raggiungerlo. E’ qui che Deleuze mostra i muscoli del suo pensiero, la capacita’ di cogliere l’essenza delle cose che ha fatto di lui il grande pensatore che tutti conosciamo. Nel raccontare l’operazione compiuta da Bene, egli in un colpo descrive l’opera, l’obiettivo, il suo scrittore e interprete e in questo ridisegna il testo e la sua evoluzione che grazie a Bene si e’ compiuta.
Nel sottolineare le dinamiche sottrattive dirette da Bene, Deleuze traccia una linea che percorre l’intera carriera dell’artista ma soprattutto traccia confronti con l’altro teatro, il teatro che al contrario crea valenze, aggiunge messaggi, pretende d’istruire, marxianamente per tutti esce dalla sfera intimistica che al contrario Bene vuole proporre.
Pamphlet illuminante, comprensibile che Bene ne andasse fiero e la sua risposta non aggiunge poi molto al discorso, non fosse che le sua dialettica resta un piacere immenso per la mente.
Necessario.


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