Quest'oggi ho il piacere di avere come prima ospite Francesca Santucci, scrittrice e poetessa, che appassionata di letteratura al femminile, ha gentilmente accettato di parlarci di Jane Austen per introdurre la nostra piccola iniziativa dedicata a questa grandissima scrittrice dell'800 inglese. Senza ulteriori indugi vi lascio alla lettura di questa bellissima presentazione di apertura che potete leggere integralmente QUI.
RITRATTO D'AUTRICEMito della letteratura inglese, scrittrice tra Illuminismo e Romanticismo, vivace, d’inesauribile inventiva, di fine umorismo, stupefacente realismo, profonda conoscenza dei caratteri descritti (che erano, poi, quelli che realmente conosceva), la satira sociale filtrata attraverso un’acuta e spregiudicata ironia tipicamente britannica rimasta insuperata, l'elegante e attento stile narrativo, la scrittura scorrevole e divertente, la raffinata tecnica dialogica, nella storia del romanzo inglese, e in particolare della grande tradizione narrativa settecentesca, Jane Austen (1775-1817), che scrisse i suoi romanzi alla vigilia della Rivoluzione industriale, evento destinato ad attuare enormi cambiamenti sia nelle strutture sociali che nelle norme e nelle tradizioni, rappresenta un punto di arrivo notevole.
In riconoscimento del suo valore, così recita l'iscrizione funebre posta sulla sua lapide:
“Il suo straordinario talento le meritò le lodi di quanti la conobbero!”
Abile esploratrice del quotidiano, osservato con disincanto, intelligenza, grazia, arguzia, seppe mettere in ridicolo i costumi della società del tempo e, unica tra gli autori del tardo Settecento, riuscì a trasmettere nell’esattezza la particolare atmosfera, gli usi e i costumi della piccola nobiltà rurale e della borghesia di campagna, appassionandosi soprattutto alla descrizione dei palpiti e degli intrighi dei personaggi preoccupati di accaparrarsi un buon partito e di riuscire a combinare un buon matrimonio.
Imparziale nel suo giudizio verso la società osservata, scavava in profondità, facendo emergere la verità, ma non ergendosi mai a giudice o censore, sorridendone divertita, creando fatti e personaggi con spirito, secondo il gusto tipicamente settecentesco.
Jane Austen fu anche tra le prime scrittrici a dedicarsi all’esplorazione dell’universo femminile; dalla lettura dei suoi romanzi, essenzialmente storie di educazione sentimentale con giovani donne per protagoniste, è possibile apprendere, infatti, i meccanismi che regolavano la vita di una donna dell’epoca dall’adolescenza fino al matrimonio. Illuminanti del disagio delle donne, relegate negli angusti ambiti domestici, al tempo dei primi timidi moti di rivendicazione per l’emancipazione femminile, sono, infatti, tante riflessioni espresse dalle sue eroine: basti pensare a quanto afferma, in relazione alla differenza tra la vita delle donne e quella degli uomini, Anne Elliott in Persuasione, rivolgendosi al capitano Harvill:
“[…] Viviamo in casa, quiete, recluse, e i nostri sentimenti ci assalgono, ci consumano. Voi siete portati per forza all’azione. Avete sempre una professione, interessi, affari di vario genere che vi riportano immediatamente nel mondo […]”.1Osannata dagli estimatori appassionati (ancora oggi esistono club di suoi fans), che considerano perfetta la sua maniera ironica ed elegante di descrivere il suo “piccolo mondo”, come lei stessa amava definirlo, denigrata dai detrattori che la accusano di aver imbrigliato nel perbenismo il romanzo inglese e di aver ignorato i grandi sussulti che, al suo tempo, scuotevano la società, considerata da amici e parenti come una zitella inaridita a caccia di marito (questo il giudizio della signora Mitford, che la conobbe da ragazza: “la più carina, la più sciocca, la più affettata farfalla in cerca di marito che io abbia mai conosciuta”) 2, come riportato da Virginia Woolf che, invece, la riteneva “la più perfetta artista tra le donne per l'immortalità dei suoi libri” 3, definita da G.H. Lewes 4 “sorella minore di Shakespeare” per la straordinaria galleria di personaggi che la sua fantasia, attingendo dall'esperienza personale, seppe elaborare, nei suoi libri (sette romanzi completi, due incompleti, e molte opere giovanili di grande comicità) ritrasse, sempre dal punto di vista femminile, in modo bonario ed indulgente, personaggi che ben conosceva, dei quali coglieva sia il profilo psicologico sia il comportamento sociale.
Nata a Steventon, nella contea dell'Hampshire, in Gran Bretagna, il 16 dicembre del 1775, da Cassandra Leigh e dal reverendo George Austen, rettore di parrocchia, penultima di otto figli, tutti molto legati fra loro, crebbe in una famiglia unita, abbastanza agiata, e nella quale, grazie alla passione del padre, circolavano molti libri. Iniziò la sua educazione scolastica alla Abbey School di Reading con sua sorella Cassandra, e poi, a soli undici anni, la terminò, proseguendo l’istruzione in casa da autodidatta, sotto la guida del padre, dichiarando in seguito con umiltà e modestia:
"Credo di potermi vantare d’essere, con tutta la superbia possibile, la femmina più ignorante e peggio informata che mai abbia avuto il coraggio di diventare scrittrice”. (lettera dell’11/12/1815) 5Già dal 1788 Jane scriveva, racconti, poesie, testi teatrali, parodie di opere famose, abbozzi di romanzi, risistemati dall’autrice in tre volumi, poi pubblicati postumi con il titolo Love and Friendship, Amore e amicizia, e fra il 1793 e il 1794 elaborò un’opera più compiuta, Lady Susan, un breve romanzo epistolare.
Nel 1801, per seguire il padre, si trasferì con la famiglia a Bath (all’epoca capitale del bel mondo britannico) città che, contrariamente a quanto si crede, non è vero che non amò; dalle lettere del periodo emerge, infatti, che la Austen partecipasse attivamente, con energia, alla vita sociale, insieme ai genitori. Il fatto che manchi una sua produzione letteraria del periodo lì trascorso (abbiamo solo una lettera, datata 14 settembre 1804), come suggerito da David Nokes nella sua dettagliata biografia della Austen, Jane Austen: a life, probabilmente è imputabile all’occupazione negli impegni mondani offerti dalla rinomata cittadina inglese, tradizionale meta di villeggiatura del tempo, luogo di ritrovo dove svagarsi, andare a passeggio, ai bagni termali, nei saloni da ballo (due volte a settimana dame e cavalieri si ritrovavano sfoggiando i loro abiti migliori e danzando fino a sera inoltrata), nelle cui sale (famosa la Pump Room, dove circolavano i più piccanti pettegolezzi di tutta l’Inghilterra) avvenivano gli incontri sociali e si combinavano matrimoni, suggestioni confluite, poi, nei suoi romanzi.
La vita breve, semplice e nitida di Jane Austen, della quale non sappiamo molto, però, si svolse fra le pareti domestiche, chiusa nell’ambito degli affetti privati, in un ambiente estremamente limitato dalle convenzioni sociali, la pseudo-gentry (la classe priva di capitali propri, subito sotto la nobiltà), la piccola aristocrazia terriera alla quale apparteneva che, con spirito critico ed ironia, seppe osservare e far confluire con precisione nelle sue opere.
Amata dai suoi fratelli che “le volevano molto bene ed erano assai orgogliosi di lei; la stimavano per i suoi talenti, le sue virtù e le sue maniere incantevoli, e anni dopo ognuno di loro voleva trovare in una sua figlia o nipote qualche somiglianza con la cara sorella Jane, benché sapessero che la sua perfetta pari non l’avrebbero mai trovata in questo mondo”, 6 temuta dagli estranei per il suo spirito critico, ebbe un legame molto stretto, alimentato anche da una fittissima corrispondenza nei periodi di lontananza, con Cassandra, sua unica sorella, maggiore di lei, che le fu compagna inseparabile nell’infanzia e confidente, oltre che destinataria di due terzi delle sue lettere.
Dal fratello Henry apprendiamo che Jane Austen era di bell’aspetto, alta, slanciata, con capelli castani e naturalmente ricci che le incorniciavano il viso, occhi nocciola, di carattere allegro e molto amante del ballo.
“Ci sono stati venti Balli, e io li ho danzati tutti, senza stancarmi affatto - Sono stata contenta di scoprire che ero in grado di ballare a lungo e con tanta soddisfazione; - dopo essermi divertita così poco ai balli di Ashford (almeno dal punto di vista della danza), non pensavo di esserne all’altezza ma immagino che con il freddo e con poche coppie potrei benissimo ballare per una settimana di fila con lo stesso sforzo con cui ballo per mezz’ora.” (15-1798) 7Le due sorelle furono entrambe molto vicine al matrimonio, ma non si sposarono mai: il fidanzato di Cassandra morì di febbre gialla, e Jane accettò e poi rifiutò una proposta di matrimonio, ma nel 1802 era finito un suo amore serio per un giovane morto improvvisamente, e precedentemente era stata innamorata, probabilmente non corrisposta, di Tom Lefroy, amico di famiglia.
“E’ giunto infine il giorno in cui flirterò per l'ultima volta con Tom Lefroy, e quando tu riceverai questa mia, tutto sarà finito- A questa malinconica idea, mi sgorgano le lacrime mentre scrivo.. (2-1796) " 8Cassandra e Jane vissero sempre insieme, scrivendosi regolarmente nei periodi di separazione per viaggi o visite a parenti ed amici, ma molte delle lettere furono eliminate, insieme a carte private, dalla stessa Cassandra, che se ne fece censore dopo la morte dell’autrice, preferendo parzialmente distruggerle, o emendarle, per non consegnare ai posteri elementi troppo intimi della loro vita, ed è questo il motivo per cui sulla scrittrice restano delle ombre e ciò che sappiamo di lei si basa su qualche pettegolezzo, sulle lettere superstiti e sui suoi romanzi.
A testimonianza delle lettere distrutte è la nipote Caroline, figlia di James, a rivelare:
“Le sue lettere alla Zia Cassandra (perché talvolta erano separate) credo proprio che fossero aperte e confidenziali. Mia Zia le controllò e ne bruciò la maggior parte (così mi disse) 2 o 3 anni prima della propria morte. Ne lasciò, o ne diede alcune come ricordo alle Nipoti, ma di quelle che ho visto io diverse avevano parti tagliate”. 9Fu nella stanza di soggiorno della casa parrocchiale, in mezzo all’andirivieni dei parenti, che la dodicenne Jane, dimostrando una precoce vocazione letteraria, cominciò a scrivere, ma già in quei primi abbozzi narrativi si rivelava attenta osservatrice e di felice inventiva, sbeffeggiando i vizi dell’ambiente che ben conosceva, in forma vivace, allegra, scorrevole, per il puro gusto della satira e del divertimento, scevra da intenti riformatori, caratteristiche che si ritrovano in tutte le sue opere.
I suoi scritti iniziali, risalenti al periodo fra il 1787 e il 1793, furono parodie in forme letterarie, genere molto diffuso all'epoca, riprese in particolare nel romanzo Northanger Abbey, L'abbazia di Northanger, ma la pubblicazione dei libri (anonima, come usavano le donne del tempo, che pubblicavano con uno pseudonimo o con la dicitura "by a lady", scritto da una signora) e il successo vennero assai più tardi, quando ormai il male andava distruggendo inesorabilmente il suo gracile organismo. Jane nel 1816 cominciò a manifestare i sintomi di una malattia allora considerata incurabile, la “consunzione” (il morbo di Addison), che si aggravò l’anno seguente.
“[...] Chi mi assiste è incoraggiante, e parla di completa guarigione. Vivo principalmente sul divano, ma ho il permesso di passeggiare da una stanza all'altra. Sono uscita una volta in portantina, e lo rifarò, e sarò promossa alla sedia a rotelle non appena il tempo lo permetterà. Su questo argomento voglio solo ancora dire che la mia carissima sorella, la mia tenera, attenta, instancabile infermiera, non si è ammalata per le sue fatiche. Riguardo a quanto le devo, e all'ansioso affetto di tutta la mia amata famiglia in questa circostanza, posso solo piangere, e pregare Dio di benedirli sempre di più”.Il 18 luglio del 1817 si spense a Winchester, dove si era trasferita sperando di ricevere cure migliori al suo male, e lì fu seppellita, nella cattedrale. Pochi mesi prima aveva terminato il suo ultimo romanzo, oggi noto con il nome di Sanditon, e redatto il testamento in cui lasciava tutto, manoscritti compresi, alla diletta sorella Cassandra.
(mercoledì 28/giovedì 29 maggio 1817?) 10
Jane Austen scrisse sei romanzi compiuti, in larga parte dedicati al matrimonio e all'amore, di cui è possibile stabilire solo una data approssimativa, date le continue revisioni dell’autrice, anche dopo la pubblicazione: Sense and Sensibility, 1811; Pride and Prejudice, 1813; Mansfield Park, 1814; Emma, 1815; Northanger Abbey, 1818, Persuasion, 1818. Vivente, vide pubblicati solo quattro dei suoi capolavori, Sense and Sensibility, Pride and Prejudice, rifacimento del giovanile e mai pubblicato First impressions (1796); Mansfield Park ed Emma, dati alle stampe anonimi; gli ultimi due, Persuasion e Northanger Abbey, furono pubblicati postumi nel 1818. Nei suoi romanzi offrì una visione del mondo estranea alla retorica romantica, priva di spiritualità e religiosità, disimpegnata, provinciale, fatta di spazi angusti in cui intrecciare piccoli intrighi, contrasti e pettegolezzi dovuti alle diverse posizioni sociali, importandole soprattutto l’analisi dei caratteri dei personaggi e i conflitti tra i valori psicologici e morali, più che gli avvenimenti, e nelle sue opere non si trovano tracce dei fermenti e cambiamenti politici e sociali del tempo. E, pur biasimando certi modelli tradizionali (ad esempio l’obbligo per le donne di esercitare la civetteria per conquistare un uomo e il matrimonio come unico mezzo per elevarsi socialmente, il marriage market) non ne propose di nuovi, perciò per molto tempo fu relegata fra le autrici di una tranquilla, mediocre letteratura da focolare e ignorata dalla critica, finché sir Walter Scott, che recensì le sue opere quando fu pubblicato il romanzo Emma, si accorse che, nell’autore (ancora anonimo) di quei romanzi, palpitava l’animo di uno scrittore moderno, e divenne uno dei suoi maggiori estimatori.
Ma ancora nell’età vittoriana Jane Austen non fu molto popolare, non compresa nell’interezza la sua opera, e di lei fu tramandata un’immagine parziale e fuorviante, quella di una signorina di buona famiglia, schiva, dalla vita appartata e solitaria, mentre, invece, dall’epistolario, emerge la figura di una letterata “seria” ma anche quella di una donna vivace, spumeggiante, affettuosa, in dimensione sia domestica sia mondana.
Fu, poi, Virginia Woolf, uno dei critici più eminenti del suo tempo, attraverso una particolareggiata e sfaccettata rilettura dell’opera austeniana, a restituire il giusto valore e a riconoscere un posto di primo piano nella storia della letteratura inglese e nello sviluppo del romanzo alla scrittrice che, attenta ai piccoli e grandi avvenimenti della vita privata della borghesia e della piccola aristocrazia, pur senza ribellarsi, in maniera garbata, era stata capace di offrire un’analisi acuta ed impietosa dei costumi di una società in bilico fra tradizione e innovazione, nell’imminenza di profonde trasformazioni.
“Ecco una donna che, all’inizio dell’Ottocento, scriveva senza risentimento, senza amarezza, senza paura, senza protestare, senza predicare”[…], Virginia Woolf 11Riconosciuto in maniera indubitabile il suo talento, Jane Austen, maestra del romanzo sociale psicologico inglese, finalmente risplende nel firmamento dei classici della letteratura di tutti i tempi.
NOTE: 1) Jane Austen, Persuasione, Milano, Garzanti, 1989, p. 226.
2) Virginia Woolf, Le donne e la scrittura, La Tartaruga edizioni, Milano, 1981, p.112.
3) Op. cit.
4) E. Childe, L’amore al femminile, Oscar Mondadori, Milano,1987.
5) Jane Austen, Lettere, a cura di Malcom Skey, traduzione di Linda Gaia, Edizioni Theoria, Roma-Napoli, 1992.
6) Op. cit.
7) Op. cit.
8) Op. cit.
9) Caroline Austen, My Aunt Jane Austen, Jane Austen Society, Chawton, 1952, pag. 10.
10) Traduzione di Giuseppe Ierolli del frammento di una lettera, citata da Henry Austen nella Biographical Notice of the Author inserita nell'edizione di Northanger Abbey e Persuasion pubblicata alla fine del 1817.
11) D. Daiches, A Critical History of English Literature (Secker & Warburg), 1968.