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Strettalafoglia

Da Caffenero

??????????Pochi giorni fa ho scoperto un sito di artigianato fiabesco. E’ Strettalafoglia di Mara. Mi sono piaciute così tanto le sue realizzazioni e le sue idee che le ho chiesto una intervista per conoscerla meglio.

Raccontaci qualcosa di te.

Mi chiamo Mara Famularo, ho 31 anni (di già!) ma mi piacciono le storie come quando ero piccola, e mi piace pensare che quello che leggiamo può aiutarci a vivere meglio le cose che ci succedono. E infatti lavoro come operatrice didattica, a stretto contatto con i bambini, gli unici a sapere che le fiabe sono vere.

Come è nata l’idea di dedicarti all’artigianato di favole?

Qualche anno fa un’amica mi regalò una bambolina fatta di fil di ferro e pirkka dicendomi: “Secondo me le puoi fare anche tu. Fammene una!”. Così leggera e graziosa, la bambola faceva pensare a una ballerina o a una fata. Contaminando il modello con le suggestioni dei racconti irlandesi (in cui le fate abitano all’interno delle colline), le fate dei fiori di Cicely Mary Barker e la vasta gamma di composizioni floreali realizzabili con il filo di pirkka, è venuta fuori una fata girasole per la mia amica. E da lì molte altre, ogni volta che  volevo fare un regalo speciale e personale.

Poi, in occasione di un mercatino natalizio (era il dicembre 2010), mi sono messa sotto per guadagnare qualcosa – ero in un periodo un po’ triste: non lavoravo da mesi e non avevo energie per fare niente che mi facesse bene… insomma, banale disoccupazione e grigia disperazione. La mia bancarella si chiamava Strettalafoglia e il concetto di artigianato fiabesco è nato proprio lì: nelle fiabe un oggetto comune può diventare risolutivo e quindi magico; in quel mercatino le mie fatine erano diventate magiche, sia per la gente che le vedeva (e le comprava!), sia per me che avevo riconquistato un po’ di fiducia in me stessa.

E siccome non c’è artigianato fiabesco senza fiabe, è nato il blog strettalafoglia590 , dove raccolgo le generalità dei miei esserini magici ma anche tutto quello che leggo, vedo, ascolto e che può essere di una qualche ispirazione, compresi i laboratori che faccio con i bambini e le meraviglie che loro mi dicono durante questi incontri.

Presentaci il tuo lavoro tramite alcune realizzazioni.

Tutti gli oggetti e i personaggi di Strettalafoglia smettono di essere quello che sono, ossia fil di ferro e carta, appena entrano in contatto con chiunque si trovi immerso in uno stato d’animo, un’emozione o un bisogno particolarmente intensi.

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Un primo esempio: i castelli nella noce [foto 1]. Non sono abitazioni costruite per il popolo fatato. Ogni castello fatato è un rifugio per chi è stanco di quel che ha fatto e di quel che ancora deve fare; è un ristoro, un incoraggiamento, un talismano.

Faccio un altro esempio, chiamando in causa una piccola delegazione degli abitanti della collina fatata.

Strettalafoglia

La fata pervinca [foto 2], che appartiene al Buon Popolo (ovvero gli esseri fatati “buoni”), è un fiore guerriero e possiede quel coraggio che viene non dalla forza fisica ma dalla volontà di fare la cosa giusta a qualsiasi costo. Appare in genere nei momenti in cui ci si sente deboli e inermi, e se decide di mettersi al tuo servizio non ti abbandona più.

Strettalafoglia

La bella Melusina [foto 3], che invece appartiene alla Corte degli Scontenti (ossia gli esseri fatati “oscuri”), compare a tutti quelli che smarriscono la via e hanno talmente paura di rimettersi in cammino che preferiscono restare fermi lì dove sono. Rappresenta quel meraviglioso e irresistibile niente che ci distoglie da ciò che pure avremmo bisogno di fare.

Strettalafoglia

Infine, il jinn [foto 4], famoso per l’inventiva e la capacità di creare storie, compare per movimentare la vita degli esseri umani, per scuoterli da una sterile routine o per rompere i loro sani equilibri. Del resto, in quanto essere molto intelligenti, può essere buono o cattivo.

Tutti gli altri abitanti della collina vi aspettano a Strettalafoglia.

Mara, grazie per aver accettato questa intervista e complimenti per il tuo lavoro!


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