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Stronghold Crusader 2 – Recensione

Creato il 21 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’originale Stronghold ha fatto la storia dei videogiochi di strategia. Uscito nel lontano 2001, Stronghold era un intelligente mix tra un gestionale, uno strategico in tempo reale e un simulatore di castelli. Dopo il disastro perpetrato tre anni fa con Stronghold 3, uscito anzitempo e pieno di bug, FireFly Studios ci riprova lanciando Stronghold Crusader 2, seguito diretto di Stronghold Crusader, spinoff ambientato ai tempi delle Crociate.

Dopo averci accolto con un menu artisticamente molto bello, Stronghold Crusader 2 ci riporta dunque nel deserto, ai tempi di Riccardo Cuor di Leone e del feroce Saladino, con un’operazione nostalgia che non potrà non essere gradita ai fan della serie. Se la ricostruzione dell’ambientazione medio-orientale è soddisfacente, l’altra buona notizia arriva dal comparto tecnico: lungi dai mille problemi di Stronghold 3, Crusader 2 si presenta al pubblico con una versione pulita e priva di singhiozzi che può vantare un riuscito lavoro di ottimizzazione. La leggerezza del gioco, d’altronde, è garantita da una resa grafica discreta e nulla più, lontana anni luce dal fotorealismo di produzioni più importanti. I modelli lasciano il tempo che trovano, la rappresentazione delle fortezze e degli specchi d’acqua è invece piacevole ma non riesce in alcun modo a colpire.

D’altra parte l’incapacità di stupire è una costante di tutto il titolo. Dal punto di vista della giocabilità Stronghold Crusader 2 si presenta sostanzialmente invariato rispetto al suo predecessore: scopo di ogni partita è costruire una fortezza e potenziare il proprio schieramento finchè non si è abbastanza forti per attaccare il castello nemico e ucciderne il lord, facendo in modo che intanto non muoia il proprio. Il segreto per erigere una maestosa roccaforte e finanziare un potente esercito è organizzare una solida economia di villaggio, con strutture alimentari (quali meleti e caseifici), produttive (cave e segherie), urbane (locande e abitazioni per i popolani), militari (caserme e armerie) e religiose (chiese o sinagoghe). Il processo di costruzione di mura e torri è fluido e intuitivo e la componente gestionale gradevole, per quanto risulti castrata rispetto all’originale Crusader, a causa dell’assenza della possibilità di erigere strutture ludiche o punitive. Peccato che spesso non ci sia il tempo materiale per sviluppare un’economia avanzata, dato che l’intelligenza artificiale tende a mettere pressione fin dalle prime fasi della partita con frequenti attacchi e incursioni. Le meccaniche di gioco, per quanto concettualmente semplici, sono pensate per gli esperti degli strategici per via di una difficoltà generale tarata verso l’alto. Il focus passa presto dalla gestione del villaggio allo scontro tra i due schieramenti, ma anche questa parte del gioco è tutt’altro che perfetta: il ritmo serrato, infatti, nasconde solo in parte le magagne causate da animazioni grezze e raffazzonate e da una componente strategica obsoleta nella concezione. Risulta difficile accettare, ad esempio, che una catapulta abbia la stessa portata di tiro di un arciere posizionato sulle mura.

Abbastanza dimenticabile la campagna d’apprendimento, che si struttura attraverso cinque capitoli piuttosto corti. Due di essi sono dedicati alla campagna degli arabi: quest’ultima ha il pregio di farci vedere le cose da un altro punto di vista, ma è troppo poco longeva per poter fornire degli spunti interessanti. Il cambio di prospettiva, poi, avrebbe potuto aggiungere varietà e un po’ di pepe al tutto, invece i Saraceni dispongono di strutture identiche a quelle cristiane se non per un paio di eccezioni. Discorso simile per la partita sandbox, modalità libera che avrebbe potuto rivelarsi una gradita aggiunta ma troppo poco approfondita per intrattenere a lungo.

A risollevare le sorti del titolo interviene una modalità piuttosto riuscita, chiamata Percorsi schermaglia, che consente di combattere contro l’IA attraverso scenari di difficoltà crescente capaci di mettere a dura prova anche i più navigati. Deludente invece la schermaglia personalizzata, a causa di un numero ristretto di opzioni. Da segnalare infine la possibilità di giocare in multiplayer con o contro altri player, su server stabili ma non particolarmente popolati.

In conclusione, se da una parte Stronghold Crusader 2 non delude quanto fece a suo tempo Stronghold 3 dall’altra non riesce a stupire a causa di mappe molto limitate, una grafica solo discreta, una difficoltà mal calibrata e una struttura concettuale che non apporta alcuna vera novità. Nonostante i momenti positivi non manchino, infatti, Stronghold Crusader 2 non aggiunge realmente nulla di nuovo alla formula proposta dall’originale Crusader nel 2002, migliorie tecniche a parte. Consigliato solo ai grandi fan della serie e a chi voglia approcciarsi a un gestionale a sfondo medievale senza grosse pretese.

Tags:crusader,crusader 2,firefly studios,PC,recensione,review,strategico,stronghold,stronghold crusader 2

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