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Tema: Fame

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Svolgimento Tema: FameE’ Ferragosto, c’è un forte odore di medicine e di malattia nella sala d’attesa, le pareti verde marcio sono scrostate in più punti, fa un caldo insopportabile.Sara è venuta con l’ambulanza: sua sorella è svenuta e ha battuto la testa mancando per un pelo lo spigolo del lavandino. La barella è sparita oltre la porta a vetri e lei si è seduta ad aspettare notizie.E’ vestita com’era in casa: una canotta verde stinta, un paio di pantaloncini di jeans azzurri e le infradito nere. Si sente a disagio, la canotta mette in risalto le sue spalle magre, le scapole appuntite. Le infradito, poi, sta per perderle, con il suo piede troppo magro.Uno sguardo alle poche persone che la circondano, per fortuna non sembrano aver fatto caso a lei. Il vecchio appoggiato al muro sta leggendo il giornale, si sente il fruscio delle pagine girate lentamente. Sara nota l’espressione assorta e corrucciata dell’uomo e si chiede cosa starà leggendo di così brutto, forse la pagina dei necrologi.L’uomo seduto due sedie più in là sembra perso nei suoi pensieri, scuote la testa, preoccupato. Suda molto, per il caldo e l’agitazione: la camicia a scacchi ha dei grossi aloni sotto le ascelle. Ogni tanto tira fuori dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto bianco e si asciuga la fronte.Infine c’è la donna grassa seduta davanti a lei, il vestito a pois sformato e una bibita ipercalorica sulla sedia.
Sara non riesce a smettere di fissarla, la guarda con disgusto.Ha attirato la sua attenzione per la sua mole: le braccia grosse, i piedi gonfi che straripano dai sandali a fiori. Il viso è bello, di una bellezza d’altri tempi.E’ curata, i capelli corti pettinati all’indietro, un filo di rossetto rosso sulle labbra. Sì, è proprio bella, peccato per quel corpo enorme.Il giudizio di Sara è severo, rigido come la sua postura: impettita sulla sedia, le gambe accavallate, il braccio sinistro posato sul grembo e il destro lungo il corpo, protesi inanimata.Prima di uscire di casa Sara ha afferrato istintivamente il sacchetto con la spesa appena fatta, due mele, che ora giace appoggiato sulla sedia accanto.Perché l’ha preso? Sa già che non mangerà quelle mele, quella è la sua razione per una settimana.La signora grassa si china, apre la borsa marrone appoggiata ai suoi piedi e prende una barretta di cioccolato. La confezione è mezza sciolta, appena la apre si diffonde nella stanza un odore di cioccolato.Da quanto tempo Sara non respirava quell’odore! Tanto tempo da farla star male, un crampo alla bocca dello stomaco. Piega le braccia sulle pancia e guarda con odio la sua dirimpettaiaPerché mi hai fatto questo?La donna ricambia il suo sguardo, addenta la barretta e sorride con aria felice.Sara prende il sacchetto ed esce per una boccata d’ossigeno: l’aria è diventata insopportabile.Appena fuori dalla porta si sente meglio ma deve rientrare subito: è in ansia per sua sorella e l’attesa la sta logorando.Ritorna nella stanza e lancia uno sguardo di sottecchi alla signora grassa, che ora sta addentando il cioccolato.Ricomincia il dolore allo stomaco, la nausea. Vorrebbe provare a dare un morso alla mela per vedere se così la nausea si placa.E’ tentata, avvicina la mano al sacchetto, prende la mela e inizia a giocherellarci. Guarda la signora, le sta sorridendo, sembra anche che stia facendo un segno con la testa, quasi un incoraggiamento.Inizia a sudare, lei che non suda mai.Lascia la mela e cerca di concentrarsi su qualcos’altro ma non ci riesce. Vorrebbe chiedere in prestito il giornale al vecchio,magari i necrologi sono interessanti e lei riuscirebbe a distrarsi.Sente un rumore e si gira di scatto, il vecchio ha finito la sua lettura e ha piegato il giornale, si è alzato ed è andato a buttarlo.Ma questa è sfiga! Non posso andare a raccogliere il giornale, come i barboni, e poi mi guarderebbero tutti .Lei che ha passato gli ultimi anni a cercare di rendersi invisibile. E ora? Cedere all’impulso e dare un morso alla mela, un piccolo morso soltanto? Darla vinta alla signora che cerca di farla mangiare, con un cenno impercettibile della testa che sembra dire “ Su, forza”,come si fa con i bambini.Deve resistere, dovrebbe esserci abituata, ma il suo corpo sembra essersi risvegliato da un lungo letargo, ora sente un gorgoglio: il rumore della fame. Si alza di nuovo, si sgranchisce le gambe, ormai è in sala d’attesa da quasi due ore. L’uomo seduto se ne è andato, lei non se n’è neanche accorta.Va vicino al cestino delle spazzatura, tentata di prendere il giornale appena gli altri gireranno la testa, senza farsene accorgere.Ma certo che se ne accorgerebbero, il rumore di carta è inconfondibile! E poi il cestino emana un forte odore di cioccolata, c’è la confezione buttata dalla signora, se n’era dimenticata .Non le resta che rimettersi a sedere. Inizia a canticchiare tra sé , pur di non sentire il brontolio del suo corpo.Una canzone di Natale, totalmente fuori luogo. Non le viene in mente altro.Astro del ciel, pargol divin, mite agnello redentor...Agnello? No, meglio cambiare, questa canzone fa affiorare i ricordi di momenti felici, la famiglia riunita attorno al tavolo a ridere e scherzare, mentre si mangiava l’agnello al forno. Le sembra quasi di sentirne l’odore, il sapore dolciastro.Le è venuta l’acquolina e ora non sa più come fare a resistere a tutti i messaggi che il suo corpo le sta inviando. La nausea le è passata del tutto ed è stata rimpiazzata da un senso di fame. Fame? Roba da non credere, non provava quella sensazione da tempo, anche se il cibo era sempre nei suoi pensieri.Uno sguardo all’orologio, è passata mezz’ora ma il tempo è dilatato dall’ansia.Prende la mela e sta per addentarla. Ci ripensa e la rimette nella busta, poi la riprende, incerta .Sabrina Ercole Bidetti

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