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Terzo comune piemontese sciolto per infiltrazioni mafiose

Creato il 23 maggio 2012 da Ilazzaro @Ilazzaro

Terzo comune piemontese sciolto per infiltrazioni mafiose

L'ennesima esternazione poco felice di Castelli, a poche ore dall'attentato di Brindisi:"La Lega è fuori dal governo e la mafia rialza la testa".

L'onorevole padano Castelli però non si è accorto che proprio nella sua nazione patana, la ndrangheta vive e fa affari insinuandosi con capillarità e connivenza nel tessuto istituzionale e produttivo. E così a pochi mesi dallo scioglimento per mafia del Comune di Leinì (To), è toccato ieri anche a Rivarolo Canavese. Commissariato “ai sensi della normativa antimafia” su approvazione del Consiglio dei Ministri. E’ il secondo caso in provincia di Torino e il terzo nella storia del Piemonte, dopo Bardonecchia del 1995

Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, il Comune di Rivarolo è finito nell’occhio del ciclone già lo scorso giugno, con la maxi operazione contro la ‘ndrangheta denominata Minotauro.Il segretario Battaglia è accusato di voto di scambio insieme all’imprenditore Giovanni Macrì, per aver promesso 20 mila euro al boss Catalano in cambio del sostegno della “rete dei calabresi” a Bertot, candidato alle Europee del 2009.Lo stesso sindaco è stato intercettato mentre partecipa al pranzo elettorale organizzato per lui da Battaglia nel Bar Italia di Catalano, e lì parla ai presenti di lavori e grandi opere. Ad ascoltarlo il fior fiore del crimine locale, da Franco D’Onofrio a Salvatore De Masi e Giovanni Iaria. Bertot, che non è mai stato indagato per questa vicenda, si è sempre difeso sostenendo di non sospettare nulla né dei commensali né del luogo in cui si trova, dove gli inquirenti registreranno invece affiliazioni e summit: “M’avessero invitato in un bunker o in un capannone alla periferia di Torino forse qualche dubbio poteva anche venirmi. Ma una pizzeria, di fronte un comando dei carabinieri, tutto mi poteva far pensare tranne che fosse un covo di delinquenti” si difende il sindaco.

Tutto ciò dimostra che le mafie non costituiscono ormai un fenomeno etnico e regionale, poichè coinvolgono nel loro giro d'affari e di influenze in maniera orizzontale tutto quanto il Paese. E tale giro di connivenze, ormai profondamente radicato, ha iniziato a scavare e creare relazioni da anni, essendo il nord il luogo ove la criminalità organizzata reinvestiva i proventi macchiati di sangue, del racket e delle altre attività illecite. Proprio in quel nord dove la lega per anni ha governato incontrastata...le fischiano le  orecchie, Castelli?

Del resto lo stesso Cavour ammise che senza la camorra non avrebbe mai potuto governare una città grande tre volte Torino...


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