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Terzo ponte sul Bosforo e grandi opere italiane

Creato il 01 giugno 2012 da Eurasia @eurasiarivista
Italia :::: Aldo Braccio :::: 1 giugno, 2012 :::: Email This Post   Print This Post Terzo ponte sul Bosforo e grandi opere italiane

Il terzo grande ponte sul Bosforo – dopo il Boğazıcı Kőprűsű del 1973 e il Fatih Sultan Kőprűsű del 1988 – sarà costruito dall’italiana Astaldi in collaborazione con la turca Içtaş.

Lo ha annunciato il ministro dei Trasporti Yıldırım, precisando che i lavori inizieranno a fine anno e che dureranno circa 36 mesi; il progetto – del valore di oltre due miliardi di euri – prevede quattro corsie per ogni senso di marcia e un percorso ferroviario.

Un esempio di grande investimento strutturale reso possibile dall’intervento pubblico libero dal cappio usuraio del “debito pubblico” (fra l’altro passato in Turchia dal 110 % del 2001 al 45 % del 2009).

In Italia, come mostra la ricerca del CENSIS “Tornare a desiderare le infrastrutture” (marzo 2012), il periodo nero per le grandi opere è iniziato con gli anni Novanta del secolo scorso, in corrispondenza delle prime revisioni di spesa e dello smantellamento dello Stato sociale nel nome della globalizzazione e della “libertà dei mercati”: la mancanza di fondi pubblici da destinare a un’effettiva crescita produttiva si specchia nel progressivo ritirarsi dello Stato dalla scena economica.

Registriamo nella ricerca del CENSIS le seguenti considerazioni:
(p.9) “Quel 1992 è l’anno in cui è suonato anche l’allarme per i conti dello Stato e
l’indebitamento pubblico ha superato il 100% del Pil. Inoltre, le politiche basate
sul deficit spending subiscono il primo arresto significativo. Da quel momento la
spesa pubblica è stata soggetta a una continua revisione per il suo
contenimento e parallelamente si è andata esasperando la competizione per
catturare risorse finanziarie pubbliche”

(p. 17) “In effetti, nella prima metà degli anni ’90 la componente in conto
capitale è stata duramente penalizzata per una politica di bilancio orientata al
rispetto degli impegni comunitari. Una problematica che si è riproposta a
partire dal 2009, complici i primi decreti ‘anticrisi’ e che sembra amplificarsi
negli attuali scenari di debolezza dei bilanci pubblici”.

Indipendentemente dal giudizio sulle singole scelte infrastrutturali (da valutare e non necessariamente sempre condivisibili, ovviamente), il quadro generale risulta veramente negativo, contraddistinto da un blocco diventato fisiologico in un organismo sclerotizzato: e il lavoro italiano prende la strada del Bosforo, senza che la politica “occidentale” abbia neppure tracciato i lineamenti di una comunità di intesa fra Italia/Europa e Turchia.

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Terzo ponte sul Bosforo e grandi opere italiane
Tagged as: Aldo Braccio, bosforo, grandi opere, Italia, Turchia

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