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The Innkeepers

Creato il 27 gennaio 2012 da Einzige
The Innkeepersall’albergo Yankee Pedlar rimangono pochissimi clienti e ancor meno personale: è l’ultimo finesettimana prima della definitiva chiusura. ci sono solo Claire e Luke, appunto gli ultimi due receptionist-tuttofare, a prendersi cura di una mamma con bambino (che però fa in tempo ad andarsene prima che arrivi la bufera), una ex attrice riciclata come sensitiva e un mite vecchietto venuto a rimembrare la prima notte di nozze passata proprio nella suite dell’albergo.
I. storie di fantasmi stanchi
Ti West fa un film fuori dal tempo, già a partire dalla gotica struttura a capitoli. l’impianto è sfacciatamente, orgogliosamente, polemicamente classico: si tratta di una semplice storia di fantasmi, una di quelle che sulla carta sa di già visto. ma al regista (e sceneggiatore e montatore) non interessa l’esplosione visuale (e ludica) fine a sé stessa: prima si prende tutto il tempo per inventare l’ambiente, disegnare i personaggi, ritrarli in quei momenti di vuoto spesso più psicologicamente rivelativi rispetto alle situazioni cruciali; semina trabocchetti qua e là, quasi noncurante, catturando l’attenzione cauto ma deciso, muovendo l’occhio (la mdp) come un bambino che s’inoltre nel fantastico, nel fiabesco. 

II. Long Weekend
parafrasando un vecchio detto, la bellezza di una storia non sta in ciò che racconta, ma in come viene raccontata: West, in tal caso, appartiene alla grande stirpe dei Narratori. la costruzione della tensione è ineccepibile, così come la lenta avanzata verso le efferate sequenze finali, che avviene pacatamente, lasciando credere allo spettatore che stia guardando un altro film- una commedia brillante a tratti grottesca?-, illudendolo che l’orrore sia lontano, lontanissimo. o che forse- addirittura- non ci sia proprio. perché forse il sublime tratto di una pellicola come questa sta in quello che non viene mostrato. l’Assenza, che è probabilmente ciò di cui dovremmo aver più paura, proprio per la pericolosissima onnicomprensività del concetto stesso. e- non a caso- i deuteragonisti dell’opera sono sfuggenti entità fantasmatiche, spiriti: intangibili, invisibili eppure materialmente presenti. figure che, con occhio spalancato, abbiamo cercato ad ogni inquadratura, fin dall’inizio, nelle pieghe di tutte quelle battute argute che ci distoglievano dal nostro scopo principale, ossia: cercare la paura, vedere quello che non si vede, lasciarsi conquistare dai movimenti sinuosi, cullati mentre ci dirigiamo in quell’antro buio e, in fondo, aspettare che sullo schermo appaia quello che nella vita vera non potremmo mai vedere.
The Innkeeperstitolo originale: The Innkeepers
un film di Ti West2011

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