Magazine Pari Opportunità

Tim, (r)utto compreso

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Ancora un post sulla tim. Questa volta ne incollo uno interessante da Femminismo a sud su quest’ultimo spot sessista:

Tim, (r)utto compreso

La telefonia italiana deve essere parecchio in crisi perchè da un po’ di tempo le pubblicità rinunciano perfino a presentare l’accessorio principale di uno spot che parla di questo: il telefono.

La Tim ha introdotto Belen come conturbante accessorio di scena: ridicolizzata, descritta come una donnetta da niente, tra una battuta sessista e una mortificazione pubblica, l’hanno lasciata sola, protagonista della scena a farsi passeggiate di schiena e a mostrare corpo, espressione e volto in posa softporno.

L’ultimo spot presenta lei che non si capisce se entra o esce dalla piscina, che ha un ditino che svetta in su e in giù tra labbra, seni e cosce e che si conclude con quel “tutto compreso” che viene naturale immaginare comprenda anche lei, anzi soprattutto lei.

La Tim non vende tariffe telefoniche: vende pezzi di carne di Belen, scorci di culo, tetta, coscia, labbra, di Belen.

E a ben vedere l’ultima pubblicità non è assolutamente diversa da certe scene presentate in quegli spot notturni per la telefonia erotica.

La prossima tariffa cosa sarà? Tim: all’attivazione sentirai la voce di Belen?

Questa non è solo mercificazione del corpo femminile. E’ ipocrisia.

Dato che in vendita è Belen bisogna che prima o poi la facciano vedere nuda. Esplicita. Via il bikini. Via le ridicole offerte telefoniche, così chiunque, con una bella bevanda in mano, sbracatissimo, potrà godersi quella scena a ripetizione e poi gioire, (r)utto compreso.



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