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"titoli di coda", autore gianfranco civolani: ultima opera od opera ultima?

Creato il 17 dicembre 2012 da Alessandro @AleTrasforini

Leggendo, ascoltando e rileggendo l'opinionista bolognese Gianfranco Civolani si ha, molto spesso, l'impressione di avere a che fare con una sorta di "biblioteca" universale di ricordi, fatti ed opinioni: dallo sport alla politica, dal cinema al teatro, dal basket alla musica.  Sono veramente moltissimi i 'campi' che hanno attraversato la produzione radiofonica, letteraria, giornalistica e televisiva di questo uomo: giudizi netti, spigolosi e spesso obiettivi hanno a più riprese dipinto una personalità che non sembra accettare compromessi su moltissimi argomenti.  Tifosissimo del Bologna Calcio, squadra adorata e descritta alla pari di una fede, è un giornalista che è conosciutissimo per quasi tutti i cittadini della "selva turrita". La sua produzione letteraria si è spesso mossa, negli anni, attorno ad opere comprensive ma non circoscritte alla realtà bolognese:  "Commendator Paradiso - Renato Dall'Ara e il giallo dello scudetto di Bologna", "Le città del pallone", "A Capocabana!", "I miei trenta allenatori", "A Neviork!", "Trenta storie benedette e maledette", "Lui e Lei", "Presidenti e contorno" sono solo alcune delle opere scritte in questi ultimi anni.  Fra Bologna, mondo, sport, politica e passioni si è costruita la personalità di un uomo: viaggi, cronache, ricordi e discorsi di vario tipo sono disseminate in una produzione variegata e multiforme.  E' recente la sua opera ultima, intitolata "Titoli di Coda", che potrebbe essere forse anche un'ultima opera? Il titolo sembra introdurre nel lettore, a questa domanda, più di qualche dubbio in merito.  Alla richiesta l'autore sembra rispondere con una dissertazione non troppo preoccupata dell'eventualità: "[...]'Titoli di coda'. Qualcuno mi ha detto che porta male. Ma cosa può succedermi? Sono titoli di coda lunghi, magari sui miei personalissimi schermi durano ancora un pò. Altri mi dicono: una cavalcata di sessant'anni cos'è? E' una cavalcata che mi ha tanto arricchito ed insegnato.  E adesso vorrei, e magari potrei, arricchire altri o insegnare a chi comincia, ma in questo mondo di tutti imparati c'è qualcuno che ha bisogno di maestri e, soprattutto, i maestri servono a qualcosa?[...]" Se non servono i maestri, però, potrebbero servire persone capaci di fornire utili esempi con cui potersi misurare e confrontare, eventualmente 'bagnati' da anni ed anni di esperienza e vita da raccontare. Gianfranco Civolani sembra avere, al di là di ogni opinione condivisibile o meno, esperienze ed esistenze assolutamente degne di essere raccontate: è attorno a questo concetto che si muove, spigoloso ed inafferrabile, l'opera in questione.  Può quindi capitare di leggere esperienze cumulate in viaggi e trasferte che, in tutta questa vita, hanno costellato l'esistenza di questo giornalista. Potrebbe pertanto capitare di leggere di classifiche (personali, ma non troppo), di giocatori e di atleti, di mari e di monti, di vacanze e 'giornalismi'.  Potrebbe anche succedere di conoscere, fra i tanti episodi presentati e da raccontare, di un'intervista fatta al grandissimo Lucio Dalla, di un incontro (mitologico o realistico?) avvenuto con una stupenda Grace Kelly, di incontri fatti con Allenatori e Presidenti appartenenti (forse) ad uno sport d'altri tempi. Se ogni episodio vale un racconto, se ogni esempio vale uno spunto di riflessione, allora anche un libro come "Titoli di coda" può riuscire ad insegnare qualcosa.  Si ritrovano infatti descrizioni di un calcio malato, di un basket femminile troppo sottovalutato e ridotto ai minimi termini, di realtà radiotelevisive minoritarie attorno a cui si radicano e si (ri)costruiscono le sensibilità di un tifo 'localistico' su cui sarebbe possibile scrivere più di una dissertazione di Laurea. Non mancano neppure consigli ed elogi alla lettura, vista come virtù da riscoprire e rivalutare sotto moltissimi aspetti:  "[...]La lettura apre la mente e aiuta a dialogare - per chi lo vuole - sui massimi sistemi. E oggi tanti giovani spendono il loro tempo con Internet (che io non ho e non voglio) e con Facebook e con tutta quella roba lì, ma il tempo per leggere di tanto e di tutto lo devono trovare.  E poi - come diceva il poeta Roversi - un uomo con un libro in mano non è mai solo.[...]" Leggere di tanto e di tutto, dunque, proprio per poter riuscire a conoscere e spiegare (forse) quel piccolo mistero che si nasconde dietro ad un "Chiedi chi erano i Beatles". In mezzo a quel tutto da dover leggere, forse, potrebbe starci anche un libro pieno di episodi ed 'esempi' come questo?  Sicuramente, sotto moltissimi punti di vista.  Non possono poi mancare inevitabili riferimenti per il futuro calcistico, con previsioni sul futuro della squadra bolognese che (un tempo ormai lontano) tremare il mondo fa(ceva). Non mancano voti, ricordi di giocatori e di incontri, di interviste e di obiettivi.  Cosa rispondere a chi potrebbe, forse legittimamente, fare qualche domanda relativa all'autore? Risponde a questa domanda lo stesso giornalista, con un incisivamente scherzoso "Lei non sa chi sono io": "[...]Le elementari alle Scuole Belletti di Porta San Mamolo, le medie al San Domenico, ginnasio e Liceo al Galvani. Sempre buoni voti e alla maturità la media del sette mancata per un solo voto perchè a Storia dell'Arte feci cilecca e mi diedero la sufficienza impietositi dai bei voti che avevo preso in latino, greco, storia e filosofia. Poi la Facoltà di Legge (e voto di 103 alla Laurea) e tre anni all'Istituto di Psicologia del Lavoro dell'Ente Nazionale Prevenzione Infortuni prima di firmare a venticinque anni un sospirato contratto giornalistico. [...]" Esempi, esempi ed ancora esempi. Ai lettori le ardue sentenze, per il resto. 

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