Magazine Diario personale

Tornare o non tornare

Da Astonvilla
TORNARE O NON TORNARE
Scrive Elena: «Dieci anni fa, assieme al mio allora fidanzato, partii per Londra. Solo per un anno, per prendere un master e tornare a casa. A Torino. E invece no. Una borsa di studio vinta per caso mi convinse a restare per un dottorato che in Italia mai avrei potuto nemmeno sognare. Dieci anni dopo il master ce l’ho, il dottorato non ancora (fare ricerca a certi livelli e lavorare a tempo pieno è un po’ dura). Ho anche un marito: inglese. meraviglioso. Ma non mi basta. Voglio tornare. Che me ne faccio del bello stipendio che ho qui (3000 euro), se poi lo pago con la costante malinconia? Mi manca la mia famiglia. Le piazze. I portici, le voci, le Alpi, tutto. Anche i truzzi mi mancano!!! Meglio degli hoodies inglesi. Mio marito non ha un lavoro, potrebbe seguirmi. A Torino forse guadagnerei solo mille euro al mese. Ma adesso, per come sto male, mi sembrerebbe di aver vinto alla lotteria. Che strano, solo una lettera, la I che in inglese significa Io, fa la differenza tra Torno e Torino... Aiutami a riflettere, per favore».
Elena cara, d’accordo le Alpi, le piazze, i portici (aggiungerei la cioccolata calda in tazza e i panini dolci con peperone e acciuga). Ma abbiamo il morale sotto i tacchi e pure la morale non sta molto più su. Declino, corruzione e precarietà sono miasmi che respiri anche lì, ma qui in aggiunta c’è una struttura sociale che deprime i talenti ed esprime una classe politica incapace a tutto. Le conclusioni mi sembrano ovvie. Il primo volo Londra-Torino parte alle 6,55: vieni a darci la sveglia tu.
MASSIMO GRAMELLINI

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