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Ucraina in bilico tra UE e Russia: decisivo il summit di Vilnius

Creato il 03 dicembre 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

Vilnius 26 DICEMBRE – Si è svolto a Vilnius nelle giornate del 28 e 29 novembre il terzo Eastern Partnership Summit, durante il quale sono stati chiamati a confrontarsi i sei membri dell’accordo, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina, con i rappresentanti della vicina Unione Europea. Il summit nasce quattro anni fa dall’impegno che la Lituania, Presidente del Consiglio Europeo, ha voluto assumere per avvicinare  e rendere più solidi i contatti con le vicine nazioni della cosiddetta Europa dell’Est. La partnership nel corso degli anni ha raggiunto diversi punti di accordo, in particolare dal punto di vista economico (la creazione di una Free Trade Area ad esempio con Ucraina, Georgia, Moldova e Armenia) e quello giuridico-burocratico, come la facilitazione dell’iter per l’ottenimento del visto per chi proviene dagli stati membro dell’accordo.

Il summit ha quest’anno un impatto non indifferente, visti gli ultimi avvenimenti politici che hanno visto protagonista l’Ucraina. “Le notizie dall’Ucraina sono deludenti. Abbiamo preso nota della decisione del governo ucraino, ma chiediamo più chiarezza – commenta Linas Linkevičius, ministro degli Affari Esteri lituano. –  Anche se la decisione divenisse definitiva, non caleremo il sipario sui risultati raggiunti finora.” La decisione del premier ucraino Mikola Azarov cui fa riferimento Linkevičius è quella di sospendere la preparazione della firma dell’accordo di associazione con la UE. ”La scelta – ha detto Azarov – è stata difficile, ma era l’unica opzione possibile data la situazione economica del Paese”, la quale, sempre secondo quanto affermato da Azarov,  è dovuta alla richiesta del Fondo Monetario Internazionale di aumentare il prezzo per il gas e di congelare salari e pensioni, in cambio della concessione di un nuovo finanziamento.

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Dal carcere, Julija Timoshenko, attraverso il suo avvocato Sergej Vlasenko, si appella alla nazione per scendere in piazza e protestare contro quello che definisce un “colpo di Stato”. La risposta non si è fatta attendere e gli scontri di domenica 24, in cui ha preso parte come leader della rivolta anche il pugile di fama  mondiale Vitalij Klitschko, hanno ricordato quelli della Rivoluzione arancione del 2004, di cui la stessa Timoshenko fu una delle guide. Il sospetto che dietro la decisione ucraina ci sia un copione russo non è così inattaccabile, soprattutto notando il pronto commento del leader Putin in conferenza a Pietroburgo, che legge “pressioni” e “ricatto” da parte del partner europeo contro l’Ucraina, facendo rientrare le manifestazioni del 24 novembre nello stesso schema. Inoltre, è nota la proposta di qualche settimana fa del governo russo all’Ucraina di entrare in una partnership con le ex-repubbliche dell’URSS, lasciando i precedenti accordi presi con l’Unione Europea. La Russia è inoltre nota per boicottare le sue ex repubbliche avvicinatesi all’UE e non rinuncia a ritoccare i prezzi delle sue materie prime esportate per far sentire la sua importanza sul piano politico. Quest’anno il governo russo ha addirittura bloccato le importazioni di cioccolato ucraino sempre nella stessa ottica.

Intanto a Vilnius, nei giorni immediatamente precedenti al Summit, sempre Linkevičius ha ricordato che “l’Ucraina rimane un membro importante dell’accordo. A Vilnius cominceremo con la firma da parte di Georgia e Moldova, ma risponderemo a tutti i partner che esprimeranno il loro desiderio di avvicinarsi all’Unione Europea”.

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Sabato 23 e domenica 24 la popolazione ucraina residente a Vilnius ha inoltre organizzato una due giorni di promozione culturale e gastronomica del proprio Paese nella piazza del municipio della capitale lituana. La loro è stata una sorta di protesta pacifica alla situazione politica.

L’Unione Europea non sbaglia mostrandosi aperta verso i propri vicini, ma, forse, prima di raggiungere una conversazione alla pari con questi, dovrebbe assicurarsi che essi siano liberi dal giogo di un padre-padrone che, pur passati più di due decenni dal 1991,  non si rassegna all’idea che i suoi figli abbiano ormai raggiunto la maggiore età.

Martina Napolitano

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