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Una visita al San Francisco Armory/2. Il pubblico

Da Silviapare

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Arriviamo all’ultimo momento, trafelate, io e la mia amica V, dopo essere scese alla fermata sbagliata e aver superato un paio di isolati al piccolo trotto. Eppure lo avevamo visto centinaia di volte quel palazzo, perché l’autobus 49 che va a Mission si ferma proprio lì davanti, e io la prima volta che lo vidi domandai a Mr. K: “Cos’è questo strano edificio?” e lui rispose: “Il Palazzo del P***o”. Dopo quel momento ci furono alcuni anni di curiosità – una volta vidi il nostro vicino di casa tutto yoga e new age scendere proprio a quella fermata, e da allora lo associo sempre a immagini poco edificanti, persino peggiori di quella volta che lo trovammo che faceva yoga sul marciapiede davanti all’ingresso del nostro palazzo – fino alla scoperta che Kink.com, la società che gestisce con grande profitto il PdP, organizza visite guidate (e anche seminari, prevalentemente sul bon**ge). Il seminario magari un’altra volta, grazie, però la visita guidata mi attirava parecchio. E così eccoci qua, io e V, scese dall’autobus davanti a un edificio vagamente simile al PdP ma molto meno imponente; gli giriamo intorno senza trovare l’ingresso, solo cartelli con la scritta AT&T. Al terzo giro V estrae il suo telefono intelligente e scopre che non siamo davanti al PdP, bensì, guarda un po’, davanti al palazzo dell’AT&T. Per fortuna 14th & Mission, l’indirizzo della nostra meta, è poco lontano, e nei cinque minuti che ci restano raggiungiamo imprecando il PdP.

Una visita al San Francisco Armory/2. Il pubblico

La nostra guida

All’ingresso sfodero il mio ID californiano nuovo di zecca, inaugurandolo a beneficio della guardia che ci introduce nel palazzo. Sono le otto in punto, il gruppo è già pronto per cominciare la visita. Io e V, vestite da intellettuali radical-chic tipo Diane Keaton in un film di Woody Allen, veniamo introdotte in una sala arredata con velluti rossi e opulenti divani, squisitamente decorata con quadri a olio a soggetto BDSM. A soggetto BDSM molto esplicito. Le prime persone che vediamo sono un paio di coppie: 1) Lui biondo con aria slava e taglio nazi/lei biondina pure slava, entrambi in nero da sera, che si strusciano – benché discretamente - in mezzo alla sala; 2) Lui alto, moro e muscoloso con viso da bravo ragazzo/lei bionda acqua e sapone con coda di cavallo e tuta da ginnastica. Io e V pensiamo contemporaneamente: “Oddio, ma questi sono attori”. Invece no, sono visitatori come noi.
Il nostro anfitrione ci aspetta seduto su un tavolo, coreograficamente collocato davanti a un paio di suggestivi panorami di corpi legati e ingabbiati. Come recita il sito degli Armory Studios, le guide del tour sono “impiegati” della Cybernet Entertainment, LLC, lo studio di produzione specializzato in “intrattenimento per adulti” che ha acquistato l’edificio nel 2006. Questo qui è un tizio bassetto e semicalvo, sui trentacinque, con un grosso anello al naso e un modo di fare molto ironicamente gay. Purtroppo parla ai denti stretti, e io capisco circa una parola su cinquanta di quello che dice. Ci fa accomodare sui divani di velluto, e mentre ci spiega incomprensibilmente le regole da seguire durante il tour (afferro qualche parola qua e là: red light, humiliation, slaves, models, dungeon.Capisco però con gioia che è permesso fotografare tutto quello che si vuole), mi guardo intorno per vedere chi sono gli altri compagni di tour. Io e V siamo l’unica coppia femminile. Il resto sono per metà giovani gay palestrati molto emozionati e zuzzurelloni, e per metà coppiette etero. Oltre agli slavi e ai bravi ragazzi noto un altro paio di coppie: 3) Lei orientale con scarpa tacco 14 tempestata di strass multicolor, scollatura ombelicale e ciuffo rosa shocking, lui giovane bianco ebreo ortodosso o cattolico seminarista, molto rosso in faccia; 4) Lei orientale giovane ma meno vistosa della n.3, lui sulla sessantina, magro, vestito con jeans, giacca, cravatta sbarazzina e occhiali da intellettuale, molto somigliante a Roman Polanski. In tutto saremo circa una trentina. Considerato che il tour costa $25 e si ripete tutti i giorni, a volte due o anche tre volte al giorno, si direbbe che gli affari vadano piuttosto bene per Kink.com.
(2/Continua)

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