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Vergognoso caso MaVib: chi calpesta i nostri diritti, calpesta la costituzione.

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Tutti noi, che crediamo nella costituzione e nei diritti umani, incontriamo una grande difficoltà nel commentare questa notizia, che come molti hanno già ribadito, riporta l’Italia direttamente nel Medioevo. E’ infatti successo qualcosa di molto grave a cui urge reagire con forza e determinazione.

L’azienda MaVib di Inzago, in Brianza, produttrice di motori elettrici per impianti di condizionamento è stata costretta dalla crisi a licenziare parte dei suoi collaboratori. E cosa fanno i dirigenti MaVib? Licenziano solo le donne, “ Così possono stare a casa a curare i bambini, tanto il loro è il secondo stipendio”.

La gravità di questa affermazione è tale da farla apparire una battuta di pessimo gusto, e così vorremmo che fosse. Si tratta invece di una dichiarazione ufficiale, riportata anche in prima pagina dai quotidiani nazionali. Se ancora non eravate al corrente di questo ennesimo episodio di sessismo discriminatorio e lesivo, guardate l’articolo pubblicato ieri dalla Repubblica o il video linkato dal Corriere della sera.

Quando si toccano i diritti umani è infatti la costituzione ad essere calpestata, e quando si calpestano i diritti di alcuni, si calpestano i diritti di tutti. Le donne della MaVib siamo tutte noi, siamo tutti noi e a tutti noi è stato tolto il lavoro attraverso un’illegale selezione sessista e discriminatoria.

  • “Tanto il loro è il secondo stipendio”.  Non è comunque vero, guardate le dichiarazioni rilasciate da una delle ex-lavoratrici MaVib. Moltissime donne sono capo-famiglia, molte donne sono la risorsa economica principale del proprio nucleo famigliare. E quelle che non hanno famiglia? Che non hanno marito né figli? Come possono questi dirigenti arrogarsi il diritto di supporre le situazioni private economiche e sociali dei propri collaboratori? Chi decide quale è il primo stipendio, quale il secondo?  Fanno la conta? Questo ragionamento è figlio di una radicata e pericolosa deriva sessista che in tempi di crisi segna una tendenza che molte altre aziende iniziano a seguire.
  •  ”Così possono stare a casa a curare i bambini”: quali bambini, è scontato che ci siano? Perché si suppone che una donna si realizzi e sia socialmente utile solo per il fatto di aver partorito? Perché poi è la donna a dover rinunciare al lavoro per stare a casa? Perché i padri non sono forse padri? Non potrebbero stare loro a casa con i bambini, come peraltro succede in molti altri paesi europei? Che razza di ragionamento è questo?

Il lavoro è un diritto intoccabile; davanti allo stato e al lavoro siamo tutti uguali.

La Costituzione va difesa perché ci difende da operazioni umilianti come queste;  non è esagerato pensare che se, tra i collaboratori di una ditta, in un momento di crisi, fossero stati licenziati solo i collaboratori ebrei o quelli musulmani (così hanno più tempo per pregare) le polemiche sarebbero state assordanti. Non è un parallelo azzardato anche quello con i disabili: una ditta potrebbe licenziare soltanto i collaboratori diversamente abili perché “tanto hanno qualcuno che si occupa di loro”? O, perché no, licenziare solo le persone con i capelli rossi perché ai tempi dei miei bisnonni si diceva portassero male. Ma ci rendiamo davvero conto della gravità di questo episodio?

VERGOGNA. GRIDIAMO VERGOGNA.

L’Italia è un paese dove le donne laureate sono molte di più degli uomini.

L’Italia è il paese dove le donne faticano a conquistarsi un posto nella società e nel lavoro. In Italia le donne sono perlopiù precarie o disoccupate.

 In Italia le donne sono molto lontane dal raggiungere la parità, in Italia le donne vengono pagate di meno a parità di lavoro o  lavorano di meno.

 In Italia le donne sono prime soltanto nella classifica delle vittime di violenza domestica, omicidi e stupri.

La condizione lavorativa della donna italiana è infatti in serissima difficoltà; dal Rapporto annuale Istat per il 2010 emerge come la situazione sia ulteriormente peggiorata nell’ultimo triennio. Il tasso di attività femminile, guardate qui , e qui  è sceso ulteriormente pur essendo già molto basso. Ricordiamoci inoltre che questo dato riguarda particolarmente gli svantaggi in cui versano le madri di famiglia,  costrette (non sempre liberamente) a lasciare il proprio lavoro.

GRIDIAMO VERGOGNA, ALZIAMO LA VOCE PERCHE’ INDIGNARSI NON BASTA, BISOGNA PASSARE ALL’AZIONE.

Un paese che licenzia le donne perché donne è un paese che non crede nel proprio futuro e sconcerta l’assenza dei colleghi maschi, dipendenti MaVib, che non hanno preso parte alle manifestazioni e al presidio delle lavoratrici in licenziamento.

Visto però che noi ci siamo, e nel nostro futuro ci crediamo, prendiamo parte in massa all’iniziativa partita da Francesca Sanzo e dal blog Vita da Streghe e diffondiamola a più non posso!

Riportiamo il testo della mail. Copiate, incollate, inviate all’azienda:

mail dell’azienda: [email protected] ( meglio scrivere anche agli altri contatti presenti nel sito o compilare il modulo online, pare che la mail diffusa sia stata resa inattiva, forse per difendersi dal nostro bombardamento! ). Cliccate quindi sulla pagina contatti MaVib.

TESTO DELLA MAIL:

Egregio Amministratore Ma- Vib,

Le scriviamo per segnalarle l’esistenza di questo articolo della Costituzione Italiana (1948)

Articolo 37

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.

La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Come cittadina, persona e donna ritengo alquanto svilente che Lei si sia permesso di fare le affermazioni che leggiamo in questo articolo: http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/06/30/news/c_la_crisi_licenziate_solo_le_donne_cos_stanno_a_casa_a_curare_i_figli-18421119/ e darò sostegno e eco in rete –  grazie al passaparola e all’invito a scriverle –   alle lavoratrici e ai lavoratori che manifestano contro un’iniziativa vile e discriminatoria.

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Unitevi al popolo anti-sessista ritrovatosi in rete per difendere la costituzione e il diritto al lavoro di tutt*! 



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