Magazine Diario personale

We wish........

Da Doppiogeffer @DoppioGeffer
E' bene che non la canti.
<<Perchè sei stonata?>>
No, più che altro perchè mi parte la S stile Jovanotti.
<<Beh, lui è famoso...>>E io sono una pinco pallina qualsiasi appena sopravvissuta alla bolgia degli ultimi acquisti. Acquisti, tra l'altro, alimentari.Come sempre, da 25 anni a questa parte.Voglio dire; cosa spinge una madre, una nonna e/o una suocera a invitare (per non dire imporre) il/la proprio/a figlio/a ad uscire il 24 DICEMBRE per comprare un pezzo di pecorino mancante per la schiacciata? Cosa succede nel cervello di queste donne quando obbligano la propria prole a buttarsi nel traffico frenetico per accaparrarsi l'ultima bottiglia di spumante che non sappia di bustina e solfiti?E pensare che, ogni anno, già verso i primi di Dicembre, le suddette donne si fiondano al supermercato per comprare tutto lo stretto indispensabile proprio per la fatidica vigilia. Lo spumante, il pandoro, le olive nere, i fichi secchi....comprano tutto. Tutto quello che serve.Centinaia di euro spesi in un niente, carrelli traboccanti, buste pronte all'esplosione e sguardo soddisfatto. Poi, stranamente, con il trascorrere dei giorni qualcosa viene inspiegabilmente a mancare, arrivando così alla mattina del 24 in cui svegliano i frutti dei loro lombi al suono di<<MANCA IL DADO PER I TORTELLINI IN BRODO!>><<Ma se tu non hai mai fatto i tortellini in brodo in vita tua!?!!>><<Quest'anno mi va di farli. Compralo!>>E' dunque così che va; ancora assonnati ci si chiude in auto sperando che per strada non ci sia tanto traffico. In fondo, non è mica possibile che tutti abbiano dimenticato di acquistare qualcosa....O forse no?No. La risposta corretta è no.Mezzo paese, se non tutto, è riversato nelle strade; auto incolonnate, gente che non rispetta gli STOP, altri i semafori o i sensi di marcia, carrelli stracolmi che ti attraversano la strada in balia delle proprie rotelle storte, uomini e donne carichi di sacchetti e sacchettini...una bolgia di parolacce, mezzi e gestacci.Così, nell'attesa di poter muovere la propria auto nell'ingorgo appena creatosi, si passa il tempo a pensare.Pensare al Natale, al significato intrinseco ed estrinseco che esso cela. A quello che è stato fatto nell'ultimo anno e a quello che si dovrà/vorrà fare in quello venturo.A chi abbiamo detto addio e a chi abbiam detto benvenuto.A chi proprio non vorremmo vedere durante la solita passeggiata pre-vigilia e a chi vorremmo rincontrare per sapere come sta.Ai regali comprati e quelli che si spera di ricevere; a gli auguri sinceri che vorremmo fare e a quelli obbligati.Al cibo, maledetto, che ci riempie e ci assopisce.A gli addobbi sempre troppo esagerati e a quelli troppo scadenti.Ai soldi spesi, al tempo perso, ai troppi doveri e ai pochi piaceri.A com'eravamo felici, da bambini, durante questi giorni pieni di festa.Perchè noi sì  che eravamo felici e l'idea di uscire per fare gli acquisti ci gasava come mai nel resto dell'anno.Era bello girare per i negozi addobbati a festa; guardare il giocattolo dei sogni immaginandosi di trovarlo sotto l'albero, respirare l'odore dei dolci gustandoli con il solo olfatto, far compagnia a mamma e papà come i grandi, ricevere gli auguri e i complimenti da parte dei loro conoscenti che ti trovavan sempre parecchio cresciuti, ricevere un piccolo omaggio dalla commessa...era tutto bellissimo.Anche le luci, quelle solite luci che riempiono la città, celavano qualcosa di magico. Come esse si muovessero sul vetro dell'auto, come cambiassero colore ai profili delle case.Era bello uscire a far la spesa anche il 24 mattina, rimanendo imbottigliati nel traffico.Era bello sì, ma solo perchè avevamo il tempo di godere delle piccole cose. Potevamo osservare, potevamo sentire, potevamo odorare senza avere gli obblighi sulle proprie spalle. Sapevamo di poter contare su mamma e papà, sulle coccole dei nonni, sulla simpatia dei cuginetti.Sapevamo che, in quei giorni, tutto sarebbe stato dipinto d'affetto.

Ma adesso siamo qui; imbottigliati nel traffico dal lato del guidatore. Siamo immersi dallo stress dell'acquisto, del dovere, dell'obbligo.

E non osserviamo più.
Fino a quando, non vedi lei; una piccola bambina di cinque anni o forse poco meno, stretta nel suo cappottino beige da cui spuntano le gambette coperte dai collant bianchi e gli stivaletti neri.
Lei, così felice, mano nella mano con la mamma così stremata.
Lei così curiosa, che poggia il proprio sguardo su ogni cosa.
Le auto, i negozi, le facce, le aiuole...guarda tutto. Fino a quando non si ferma, emozionata, di fronte alla vista di un uomo vestito da Babbo Natale.
Lei che lascia la mano della mamma per coprirsi la bocca con fare meravigliato, domandandole con lo sguardo se quell'uomo fosse davvero chi pensava che fosse.
Ferma, immobile, aspettando un segno che non tarda ad arrivare giacchè è lo stesso Babbo Natale a venirle incontro con il suo pancione e la barba finta. Sono uno difronte l'altra, faccia a faccia.
Lui si china, offrendole una caramellina del proprio cesto intonando un desueto "Oh, oh, oh!"; lei la prende, la da alla madre e lo abbraccia.

Ecco, forse oggi so cos'è il Natale.

Natale è innocenza. E' voglia di dare affetto e amore.

Natale è dimenticare i dispiaceri per assaporare l'illusione che tutto sia perfetto.
E' dimostrare, oggi più che mai, quanto ci si voglia bene.

Perciò, in sintesi, voglio solo augurare a voi lettori di passare un Natale pieno di affetto.

Dimenticatevi dei problemi, dei brutti pensieri e dei doveri.
Osservate, sentite, toccate e abbracciate.
Ridete, gioite, scherzate, amate.
Perchè anche da adulti il Natale può esser bello se si sa guardarlo e viverlo con gli occhi di un bambino.
Almeno per oggi.

Buon Natale!



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