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Wikitaly. Come l’Italia NON cambia!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Giovedì scorso è andata in onda in seconda serata su Rai2 la prima puntata di Wikitaly, una nuova trasmissione condotta da Enrico Bertolino. Già a luglio, in un’intervista rilasciata dal conduttore, si leggeva l’intenzione di creare un format televisivo in grado di leggere in chiave ironica i dati del Censimento che gli italiani sono stati chiamati a compilare agli inizi del 2012, come si legge in un’intervista:

[...] già da settembre proporrai un programma comico su Raidue.

“Sì, dovrebbe chiamarsi Wikitalia, e sarà un’analisi comico-ironica dei dati del Censimento. [...]

Chi ci sarà, oltre a te?

Non ci sarà una co-conduzione, ma mi piacerebbe una figura femminile, possibilmente una nuova scoperta da lanciare. [...]

Ma che tipo di trasmissione sarà?

Un varietà che deve far ridere, ma che non mancherà di analizzare aspetti più seri: insomma, se dovrà avere un sindaco ospite, me lo prendo. Come detto, il punto di partenza sarà il Censimento. [...]

Ma non c’è il rischio di mescolare generi diversi? Insomma, che il pubblico che vuole ridere sia infastidito dalle analisi “serie” e viceversa?

“È chiaro che c’è il timore di fare un ibrido né carne né pesce, ma è su quello che dobbiamo lavorare. Il pubblico che ci proponiamo di intercettare, in ogni caso, vuole ridere, sì, ma con un retrogusto”.

Il programma ci è stato segnalato da una nostra lettrice e, in effetti, vale la pena di soffermarcisi sopra un attimo. Visionando il video della puntata, si può notare subito una certa artificiosità: pochissimo spazio è dato all’improvvisazione e alla riflessione, il copione è rigidamente strutturato e studiato in ogni minimo particolare, a tratti forzato. Anche durante i momenti dedicati alle interviste le battute si susseguono in un ritmo incalzante che evidenzia un esplicito accordo preliminare sull’evolversi dell’eloquio.

Ma andiamo agli intenti: analizzare in chiave ironica com’è cambiata l’Italia. Compito arduo, che mette in gioco temi diversi e di rilevanza sociale, con la pretesa di riuscire a trattarli con la giusta dose di ironia. Un varietà che insomma “non mancherà di analizzare aspetti più seri”. In effetti, alcune tematiche importantissime di genere sono emerse, ma il dubbio sulle modalità e l’approccio con cui sono state presentate rimane.

Ad un certo punto, infatti, il conduttore si appresta ad intervistare, in una palese messa in scena, una casalinga che in quanto tale si sente invisibile. Tematica attuale, importante, dal momento che più del 50 percento delle donne italiane non ha un’occupazione lavorativa al di fuori delle mura domestiche. Il marito? Solitamente guarda la tv e quando non capisce la trama del suo telefilm preferito la picchia, intrattiene rapporti con una massaggiatrice bielorussa, mentre considera la moglie come una delle varie “dotazioni dell’appartamento”, va a puttane (ma solo il sabato sera), beve e se non può uscire picchia nuovamente la consorte.

Ma per essere felice a questa donna non manca niente (“Vedi che filosofia?”): “A me mio marito non mi fa mancare niente, ho il mio forno a microonde, ho la mia gelatiera, ho la mia yogurtiera, ho la macchinetta per i pop corn, MAI SENZA ANTI CALCARE!”. La scenetta termina con un appello provocatorio affinché ogni donna possa avere di diritto una macchinetta per il pane!

Questa donna riassume in sé tutti gli stereotipi della casalinga in carne e poco attraente che, dedita alle faccende di casa, sfoga tutta la sua frustrazione nel rendere lustri i pavimenti. Stereotipi che molto spesso però assomigliano alla realtà dei fatti, poiché nonostante Bertolino si auguri che questo esempio non sia rappresentativo della maggior parte dei casi italiani, rispecchia invece lo status quo che la società patriarcale tende a mantenere invariato.Tanto che sarà lo stesso Bertolino a dire più avanti, con aria nostalgica, che sua mamma gli metteva la lavanda nei colletti: “Ma dove le trovi oggi mogli così? Te le sogni”. Purtroppo le nostre famiglie del mulino bianco italiane sono molto spesso quadretti incredibilmente simili a quello descritto.

Tutta la scena della casalinga è accompagnata da scrosci di applausi, risate e battute per “sdrammatizzare” e smorzare la crudezza delle parole pronunciate. La comicità qui viene forse intesa come strumento per sviscerare e trattare temi che nel nostro quotidiano sono considerati dei tabù? Uno strumento efficace, mi chiedo, quello della comicità per affrontare tematiche di tale portata senza poi un approfondimento successivo? Quanto del messaggio che probabilmente si vuole mandare al pubblico arriverà all’uomo medio italiano? Quante persone sono in grado di cogliere la drammaticità di queste parole? Il programma è rivolto alla larga fetta di popolazione insensibile al tema con lo scopo di strappare quattro risate o si pone come obiettivo il concreto tentativo di accendere una lampadina delle teste degli italiani, magari ponendosi come target una fascia di telespettatori più attenta e ricercata, e far cominciare a riflettere?

Discriminazioni di genere e violenza domestica. Ormai sono abbastanza scettica riguardo al trattare con ironia determinate tematiche e credo che tutto vada inserito nel contesto. Se avessi constatato una reale volontà di denuncia e cambiamento forse sarebbe stato diverso, ma in definitiva ho visto il solito conduttore attempato in completo nero e camicia bianca, con al fianco Miriam Leone, una valletta fintamente più evoluta, un’ex Miss Italia presentata con la classica inquadratura dal basso verso l’alto, luccicante nel suo abitino argentato, infilata in un ruolo subalterno, che con le sue “manine sante” volta le pagine elettroniche dello schermo, un po’ come le vallette della ruota della fortuna, incalzata con toni paternalistici da Bertolino.

Anche l’intervista a Vladimir Luxuria, ospitata in qualità di esponente dei diritti transgender, pare forzata e stereotipata. Si tratta un tema importante, quello dell’identità sessuale percepita e spesso negata, portato verso i soliti luoghi comuni. Necessità di sdoganamento o semplice bisogno di far fare al pubblico quattro risate da bar?

Possiamo constatare come sia anacronistico l’intento di trattare tematiche serie e di così ampio respiro facendo ridere senza scadere nel qualunquismo e nella superficialità. La trasmissione risulta quindi un ibrido (timore espresso dallo stesso conduttore)? O più semplicemente ha avuto la pretesa di poter ancora una volta leggere in chiave ironica i tratti tragicomici e grotteschi di questa nostra Italietta, della serie “meglio ridere che piangere”?

Staremo a vedere. In fondo di puntate ne mancano ancora una decina.

Intanto coi che ne pensate? Davvero l’Italia sta cambiando? E la televisione italiana?



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