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X Agosto (Giovanni Pascoli)

Creato il 10 agosto 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
La data di oggi, 10 agosto, ci è particolarmente familiare: San Lorenzo è per tutti sinonimo di 'stelle cadenti', sebbene gli scienziati ci dicano da anni che le naturali variazioni subite dal calendario rispetto ai ritardi minimi della rotazione terrestre facciano sì che la data della notte dei desideri sia ormai imprecisa. Ma c'è un dato che, al di là delle questioni astronomiche, leghiamo a questo giorno, perché tutti, da studenti e magari da appassionati, abbiamo letto la poesia di Giovanni Pascoli intitolata, appunto, X Agosto, tratta dalla raccolta Myricae.
X Agosto
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
X Agosto (Giovanni Pascoli)
I ventiquattro versi che compongono la poesia sono, a mio avviso, fra i più intensi e più commoventi della lirica mondiale, un esempio perfetto di quello che risponde alla mia idea di poesia: un connubio di esperienze personali, sentimenti e immagini coesi grazie ad una trama di simmetrie, echi e sonorità.  La produzione poetica di Pascoli è, in generale, una parte della nostra poesia che amo molto, ma in questo brano, dove la vicenda biografica più traumatica dell'esistenza del poeta si intreccia e si confonde con un episodio della vita animale, avviene una sintesi perfetta fra l'io e la parola: non si avvertono i confini fra il poeta e l'espressione del suo dolore e il paragone fra l'uomo e la rondine ci ricorda senza pericolo di incorrere in semplificazioni infantili che l'essere umano è esposto alla sofferenza allo stesso modo in cui lo sono animali, che non ha un posto speciale nel mondo e che lo spezzarsi degli affetti è la disgrazia più grande che possa coinvolgere entrambe le specie.
La poesia descrive la morte del padre del poeta, ucciso in circostanze misteriose la notte di San Lorenzo del 1867, mentre tornava a casa portando in dono due bambole per le figlie. L'evento drammatico è messo in relazione alla morte di una rondine che, abbattuta e piombata fra i rovi, non può tornare al nido con il pasto dei suoi rondinini.
Il paragone col mondo animale, una delle note salienti della poesia pascoliana sia a livello di contenuti che da un punto di vista lessicale e fonosimbolico, è costruito in una maniera tale che una scena sfuma nell'altra: in entrambe la creature uccise rimangono supine con il dono per i figli teso verso un cielo indifferente al dolore della morte e della solitudine. La simbiosi più profonda, però, avviene nello scambio fra il tetto (sineddoche per indicare la casa al v. 5) cui torna la rondine e il nido (v. 13) verso cui si dirige Ruggero Pascoli: l'inversione fra le dimore dei due 'protagonisti' ci fa capire la nullità della distanza fra l'uomo e l'animale, creature ugualmente vittime di un atto violento e ugualmente destinate a lasciare una famiglia che su di loro faceva affidamento. Su tutto, quella inutile risposta del Cielo, una pioggia di lacrime dorate che cade su un mondo freddo e malvagio.
X Agosto (Giovanni Pascoli)
C.M.

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