3 novembre 2015 Lascia un commento
Non e’ passato un anno dal precedente congresso che ci troviamo ad un nuovo evento, il decimo, un numero speciale che racconta di fatica e dedizione, una missione nel territorio selvaggio di un’Italia – Europa? Occidente? – schiacciata sul conformismo delle multinazionali dello spettacolo. Ad ogni modo Bologna e’ ancora capitale anche se stavolta la sede e’ un po’ piu’ consona al contesto anche se e’ da dire, meno divertente.
Il dieci e’ un bel numero tondo che va celebrato a dovere e sotto l’egida di Old Europa Cafe ci ritroviamo pieni di CD e una serata da ricordare ma procediamo in ordine.
E’ intenso, basse frequenze come magli, passi lenti sulle immagini di una morte tanto gaudente quanto inevitabile e comunque la rassegnazione di chi non si arrende ed e’ tutto li’ nei droni che sfrecciano come angeli della morte e nelle voci che annunciano e condannano.
Emotivamente agghiacciante, stilisticamente perfetto. L’oscurita’ ha in lui una nuova estensione. Il rito del dieci si ripete con i Satanismo Calibro 9, anche loro con un decimo anniversario e un set pensato e ragionato sul rito. Se Djinn si pone sul punto piu’ alto della fine, la band milanese e’ un prima e dopo civilta’, spiritualita’ ri-trovata e ri-pensata, un ritorno alla pietra, al fuoco e all’osso, l’ancestrale che emerge o se ne va, sempre e comunque ricorrente, immutabile e immutato nell’urlo primevo di una umanita’ acerba e violenta, certo piu’ vera.
Nuovo set, nuova incarnazione live, si spinge sul tribale per proiettare in avanti un rito oltre lo sciamanico, oltre la preistoria quando di storia ne serve una nuova. Presenza scenica intensa, posizione raccolta e la sala diviene una grotta, un luogo di ombre e paura della note e la musica per uscirne piu’ forti . Dieci anni compiuti bene, anzi benissimo.
SEGUE >>>>