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Zakir Hussain e la festa delle percussioni

Da Silviapare
Non vedevo l'ora di andare a un concerto nel nuovissimo SFJAZZ Center, di cui avevo parlato già qui. Il programma della prima stagione è a dir poco succulento, e tanto per cominciare ho scelto un concerto del mitico maestro di tablas Zakir Hussain che suonava insieme ad altri tre maestri delle percussioni, Eric Harland, Giovanni Hidalgo e Steve Smith

Zakir Hussain e la festa delle percussioni

Zakir e Giovanni

 Il concerto è stato per tre quarti fantastico. Il nuovo palazzo del jazz è ben progettato, di dimensioni perfette e con un'ottima visibilità anche per i posti dell'ultima fila in alto (come il nostro). Il secondo atto è stato un dialogo strepitoso tra Giovanni Hidalgo con le sue congas e Hussain con le sue tablas. Nel terzo e nel quarto atto Hussein ha suonato con due virtuosi della batteria dallo stile completamente diverso, Eric Harland e Steve Smith. Infine tutti e quattro si sono ritrovato sul palco per un pezzo finale che mi ha costretto a dimenarmi sullo sgabello come una tarantolata. Un concerto da urlo, davvero eccezionale.

Zakir Hussain e la festa delle percussioni

Zakir e Eric


Zakir Hussain e la festa delle percussioni

Zakir e Steve

Peccato solo per la prima parte, che non era prevista, e che è stata inserita all'ultimo momento per qualche motivo ignoto. Durante questa prima parte, Hussein ha suonato con un gruppo formato da: un sassofonista letargico; una cantante con l'abbigliamento di un'impiegata di banca e la scioltezza di un palo della luce; un tastierista che ci provava ma poi comprensibilmente si scoraggiava e gettava la spugna; altri due suonatori di tabla che sembravano terrorizzati; una quarta suonatrice di tabla che sembrava appena uscita da un ritiro zen per ricchi californiani dove aveva fatto un corso accelerato di tabla per raggiungere l'illuminazione; e infine, dulcis in fundo, una ballerina - nonché moglie e agente di Hussain - che pestava i piedi ornati di sonagli con la grazia di un elefante e che a metà del suo numero si è incastrata con il microfono che portava sulla schiena e ha passato tre minuti buoni a farselo togliere sul palco fra il gelo generale del pubblico. Suonavano una specie di malriuscitissima fusion indo-californiana che sicuramente non avevano mai provato neppure una volta. Mai visto uno spettacolo così imbarazzante. Il pubblico di San Francisco, però, notoriamente educatissimo, ha doverosamente applaudito. La correttezza politica spesso esagera.Per fortuna il resto del concerto è stato così memorabile che posso tranquillamente dire che ne è valsa la pena.

Zakir Hussain e la festa delle percussioni

Zakir e tutti


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