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Creato il 02 maggio 2013 da Malvino
«La crisi rende carnefici le vittime»Laura Boldrini
In condizioni di forte stress, qualunque ne sia la causa, l’individuo ha risposte che spesso sono irrazionali. Quando questo si protrae nel tempo e si estende a un consistente numero di individui che appartengono ad un gruppo, le risposte irrazionali tendono a cercare, e spesso trovano, spiegazioni che le giustifichino. In pratica, l’irrazionalità pretende, e spesso ottiene, statuto di «umanità», termine ambiguo quanto mai, che qui diventa intrinsecamente pericoloso, perché inscrive la risposta irrazionale nell’ambito del «naturale», cui il senso comune allega il principio di necessità, così, quand’anche inadeguata, anche fortemente inadeguata, o addirittura svantaggiosa, perfino nociva, alla risposta irrazionale si concede indulgenza. Per meglio dire, chi ha una risposta irrazionale a un forte stress sembra agito più che agente.Un tempo, e per il tempo che le fu concesso, la sinistra riuscì a intercettare, reclutare e disciplinare gran parte di queste risposte irrazionali, e in tal senso prestò un servizio notevole all’emancipazione dell’«umano». Si potrà obiettare, e a buon motivo, che questo servizio non fosse disinteressato, ma in fondo è il concetto stesso di emancipazione che presuppone un interesse che dal particolare riesce ad acquistare forza di universale. A un certo punto, tuttavia, la sinistra ha perso questa capacità. È stato quando il progetto di emancipazione dell’«umano» che perseguiva ha mostrato limiti insuperabili proprio nei mezzi considerati indispensabili al fine. Quanto di irrazionale era stata capace di irreggimentare si è liberato con la violenza di una disillusione. Potremmo concludere che col fallimento del suo progetto la risposta irrazionale ai forti stress si è resa di nuovo disponibile all’uso che ne era stato fatto per secoli: quanto di inadeguato e svantaggioso era da sempre evidente nei suoi effetti ha ripreso ad essere considerato incoercibile, dunque altrettanto «naturale», ma per uno statuto di «umanità» che rigettava e rigetta ogni ipotesi di emancipazione dell’«umano». Che si tratti del peccato originale o del belluino istinto alla sopraffazione del simile, la risposta irrazionale a noxae stressanti ritorna essere emendabile solo se e quando cerca e trova una sua completa lisi nella proiezione. Il nocivo che sta nella risposta irrazionale trova così una spiegazione che lo giustifica nella commiserabilità della «natura umana».Qui, a mio modesto avviso, si appalesano le ragioni più profonde di quello che altrimenti può essere considerato solo come assurdo paradosso. Dinanzi alla risposta irrazionale a situazioni estremamente stressanti, infatti, abbiamo sostanzialmente due soli modi di trattare quanto ne consegue di nocivo, che poi sono gli stessi coi quali trattiamo le forze a noi ostili con le quali siamo in lotta per la nostra sopravvivenza: cerchiamo di piegarle a nostro giovamento, con l’ingenuo ottimismo che le reputa addomesticabili, o ci pieghiamo ad esse, col tetro pessimismo che le reputa incoercibili; e tuttavia c’è sempre una maggior mitezza di giudizio nel primo caso che nel secondo.

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