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09/07/11 – scene da un matrimonio

Da Zdora
  • che ore sono?” “le 4, tranquilla“. entra il testimone dell zdoro mentre sono al trucco. “come sta lo zdoro?” “ahem…(sguardo sfuggente verso il basso)“. ochei panic. io e il truccatore ci giriamo all’unisono, mi sto per fiondare alla giugulare del testimone. mantengo la calma. “che C. stai dicendo? ha cambiato idea?” “nooo nooo! è solo super emozionato, sta bene“. direi che come discorso per tranquillizzarmi un’ora prima di entrare in chiesa è perfetto, no?
  • arriva il fiorista. mi mostra il buchè. sembra mi abbia letto dentro, na cosa pazzesca. ora piango. il truccatore mi cazzia. il fiorista (sant’uomo) mi fa presente che nel buchè è riuscito a inbucare pure il…pisello odoroso lilla! a questo punto rido. come una pazza.
  • che ore sono?” “le 4 e mezza” “allora fra poco si parte. mi vesto“. amica della mamma che mi fa le foto pure mentre mi allaccio il bodi o mi metto a posto le autoreggenti (oh donnine, voi si, sapete il movimento che si fa per allacciare il bodi. e si, ho delle foto proprio in questa. posizione.).
  • che ore sono?“…”che ore sono?“…”mi dite che cacchio di ora è?!?” “…hem…le 5 e dieci“. ah, beh. avvisarmi no, eh. prendo la rincorsa, raccolgo testimoni mamma papà e damigella portafedi e via! anzi no. devo aspettare che 1-il mio testimone mi metta dentro la macchina; 2-la piantino di guardarmi e se ne corrano tutti in chiesa, giusto per non farli arrivare dopo di me
  • siamo arrivati? ma la macchina non si apre sopra? siamo arrivati? cosa succede, il cofano si rompe? si sta aprendo tutto? perchè ci siamo fermati? non siamo ancora arrivati? siamo arrivati? cosa succede quando entriamo? siamo arrivati?” ecco ciò che ho sentito nei 2 minuti e mezzo di macchina che mi separavano dalla chiesa. io e il papà davanti alla super macchina super super sportivona e la damigella seduta dietro.
  • tempo 2 secondi e mezzo dall’arrivo, vedo mio papà che si precipita davanti alla mia portiera, il mio testimone che mi si scaraventa davanti col riso sardonico per avvisarmi che si vede un pezzo di reggiseno e poi mio papà che mi piglia manco fossi una deportata e mi trascina. manco il tempo per le foto e mi trovo davanti alla porta spalancata della chiesa
  • ma. non. c’è. suono. che. odano. le. mie. orecchie. l’adiemus per il quale mi sono battuta per mesi non parte. mio papà è lì che freme per camminare. io, piglio super deciso, lo fermo finchè non sento gli archi. non vedo nulla, nessuno. uh! si. vedo la bellissima corsia bianca, ci sta proprio bene.
  • parte la musica. parto pure io. ora. la traversata è stata caratterizzata da ricordi-spot, ovvero: la confusione dei volti che mi fissavano e lo strano silenzio che sentivo (no, la musica c’era), na cosa un po’ surreale. dopo un po’ di passi, l’unico rumore che sento è il pianto a dirotto di amica di famiglia nonchè quasi una seconda mamma. mi giro e allora metto a fuoco tutti i volti. arg. non vedo ancora lo sposo, l’unica cosa che c’è sono le persone in mezzo che vogliono vedere. poi finalmente lo vedo, il papà mi stringe un po’ di più la mano (c’è gente che giura ci sia stato del lucidino nei suoi occhi). sorrido allo sposo.


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