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nel tunnel

Da Zdora

Nel tunnel delle mamme. Di quelli proprio bui, che non vedi una mazza perchè ci sei dentro fino in fondo. Che il tuo cellulare è pieno solo delle foto della creatura. Che se sei in un negozio per te non ti piace niente,  e che davanti ad uno scaffale pieno di magnifiche scarpe pensi solo “esisteranno anche piccole?”.

Nel tunnel delle canzoncine dello zecchino d’oro (come minimo).

Nel tunnel del lavoro che non c’è mai tempo per fare tutto quello che ti chiedono. Che non ti danno mai una microsoddisfazione che sia una. Che c’è sempre quel sottofondo di senso di colpa che ti vogliono inculcare senza pietà. Che non puoi dire/fare nulla di particolarmente diverso da quello che ti dicono, non puoi proporre, non ti puoi incazzare se sono chiusi come uova e non vanno oltre quella regolina lì, perchè arriva Dicembre, e “dobbiamo ancora valutare se tu abbia la stoffa dell’agente, perchè sai, con la bambina…” “ma scusa, sto facendo male qualcosa? non sto dando risultati?” “nuooo, ma sai, con la storia della bambina non hai lavorato per tanto“. Come se 1-avessi passato un anno alle maldive a dire “lavoratori? tttièèèè” e 2- non fosse abbastanza difficile per me destreggiarmi in ventimila cose cercando di accontentarvi anche per ciò che non risulterebbe neanche lontanamente una mansione di mia competenza.

Nel tunnel dell’insoddisfazione. Che l’agopuntura la vorrei ricominciare, ma con la crisi non posso abbandonare un lavoro più o meno sicuro per un altro che non ti dà da mangiare. Anche se sono pure

Nel tunnel delle squattrinate. Che non arrivo a fine mese perchè con due aziende era una pacchia, con una è tutto tiratissimo (lavoro per pagare la benzina e la bebisitter. quando ci riesco. E questa situazione vicino a natale non va per niente bene). Che il consorte debba pagare sempre tutto mi sta un po’ sulle palle.

Nel tunnel dell’aridità. Si, proprio così. Mi sento svuotata. Non mi ricordo niente, devo scrivermi tutto. Non ho fantasia. Non mi emoziono come vorrei. Pensavo che da mamma avrei pianto per ogni piccola cosa: il primo “mamma”, il primo battito di manine, le faccine buffe. Niente. Non una lacrima. Piango per cose stupide, come sentire “44 gatti”  con la bimba che ad un certo punto perde il ritmo e lo riprende subito e mi fa tenerezza. Non va per niente bene.

Deve cambiare qualcosa.



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