1° gennaio 1862 – Esercizio di contabilità funebre (2)

Creato il 23 luglio 2011 da Diarioelettorale

ovvero quanto pesano i morti

E’ l‘alba del 2 gennaio 2010, (o se preferite del 2 gennaio 1860), da Castellammare, non si esce e non si entrà, eppure qualcuno è riuscito ad avvertire il vicequestore di Alcamo (il sottoprefetto) e questi ha mandato le volanti (militi a cavallo) con una ventina di uomini, ma noi, i rivoltosi, i tumultuanti avevamo preso le nostre contromisure, e senza tanti complimenti abbiamo fatto secco il capitano, un tale Antonino Varvaro, e forse altri due dei suoi, che si erano spinti troppo oltre, i superstiti dovettero tornarsene indietro ad Alcamo.

Ciò che accade dopo nel corso della giornata del 2 gennaio a Castellammare del Golfo non è affatto chiaro.
Scriverà qualche giorno dopo il Supplemento al “Giornale Officiale di Sicilia” del 5 Gennaio 1862:

I tumultuanti, immaginando allora che dietro il Varvaro vi fosse altra forza corsero ad affrontarla, profittando degli aspri monti che dominano la strada per cui quella forza sarebbe proceduta. Questa era composta di 27 soldati di linea comandati da un sotto-tenente, di 6 Carabinieri ed altri militi insufficiente nucleo a fronte del numero che si trovarono incontro. Sostennero bravamente il fuoco per ben tre ore. A rinfrancarli era mosso da Alcamo il Capitano Comandante col resto della sua compagnia: questi credette fermarsi e diresse un messaggio al sotto-Prefetto in Alcamo, aspettando nuovi ordini; il sotto-Prefetto stimò bene richiamarlo a tutela di quella sede principale [Alcamo n.d.r.] del circondario, ove non lasciò di disporre perlustrazioni dei Carabinieri che battessero le vicinanze, e pattuglie all’interno della città, mettendosi egli stesso a capo di parecchi civile ed animosi giovani. Il Prefetto di Trapani, dalla sua parte, avuta appena notizia dei fatti, dirigevasi al Maggiore Comandante di un battaglione di truppa il quale, per cambio di presidio da Trapani trovavasi in marcia per la via di Palermo; e lo esortava, attesa la novità del caso, a muovere invece per Castellammare. Faceva inoltre partire per la volta medesima la pirocannoniera ‘Ardita’. Spediva tutta la forza di Militi a Cavallo che fosse nel momento disponibile, come pure faceva trasferire sul luogo il Delegato di Marina signor Antonino La Barbera. La Luogo tenenza Generale del Re in Palermo ebbe il primo avviso degli scoppiati tumulti alle ore 5 p.m. del giorno 2 per dispaccio di Alcamo partito da quello alle ore 4. E fu immediatamente disposto e co’ mezzi più celeri che il battaglione di linea il quale reduce da Trapani era in Calatafimi, marciasse su Alcamo e Castellammare; che il vapore ‘Monzambano’ salpasse da Palermo per Castellammare con truppa e con a bordo il Maggiore Generale Quintini a cui si diede il comando di tutte le forze. Si sussidiarono i comuni vicini; si organizzò un servizio di staffetta; si mandarono militi a cavallo fu insomma provvisto come le emergenze portavano.

Uno scontro a fuoco di tre ore quindi, ma quanti morti ?

Anche il libro dei defunti della Chiesa Madre non è di particolare aiuto essendo per questa giornata, scarsamente leggibile, forse impreciso, e con aggiunte.

Infatti, se il sesto, tra i morti del nuovo anno (dopo i cinque annotati il giorno prima) è senza alcun dubbio il Varvaro Antonino, il settimo posto è attribuito due volte. La scrittura essendo assai poco leggibile tuttavia ci consente di stabilire con assoluta certezza l’appartenenza del secondo ai “militibus regiae” mentre il primo anche solo per ragioni di età (74 anni), ed in mancanza della causa della morte e della qualifica, si è del parere di non attribuirlo ne all’una ne all’altra parte.

Nel mezzo tra i due nomi si fa riferimento inoltre ad un Mazzetti (probabilmente il capitano di stato maggiore Luigi Mazzetti), il quale però viene dato per morto il 2 gennaio quando ancora a Castellammare non è arrivato, ma vi giungerà solo l’indomani a bordo del “Mozambano” per perderci la vita.

Pertanto da buoni ragionieri della morte, per come abbiamo scelto di essere, nel redigere questa piccola serie di post, riteniamo possa essere ragionevolmente e prudentemente attribuibile il numero di due morti tra le fila delle forze dell’ordineab aggressoribus interfecti“.

Infine sempre relativamente a questo giorno due gennaio il libro riporta con il progressivo otto la prima vittima tra i tumultuanti, una donna, la prima di questa parte ma non l’unica, tale Crociata Marianna che, dice il libro, “interfecta fuit a militibus regii“, la medesima formula che sarà usata per le vittime della parte dei rivoltosi del giorno successivo, il 3 gennaio, sia che fossero fucilate, sia che fossero colpite in combattimento e/o raggiunte dal fuoco fortuitamente.

Quando e con che modalità perde la vita Crociata Marianna (di anni 30) di Antonio ed Antonia Messina, moglie di Giuseppe Provenzano non è dato saperlo.

Quello, “interfecta fuit militibus regii” è da intendere che fu colpita fortuitamente dal fuoco dei militi regii, che fu colpita in combattimento, o come altri, in assenza di ogni e qualsiasi documentazione, hanno affermato, fu fucilata ?

Anche questo non è dato saperlo.

A tutto queste domande, ad oggi non è formulabile alcuna risposta documentata e documentabile e qui si sfida chiunque ad esibire attendibili documenti d’epoca, non testi che nella migliore delle ipotesi riportano congetture e parallelismi più o meno viziati da pregiudizio di parte e/o ideologico.

D’altra parte si tenga presente che i cinquantasei volumi del processo, celebratosi in seguito alla conclusione della rivolta, davanti alla Corte d’Assise di Trapani, andarono perduti durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, e solo poche carte relative alle sentenze, sono rimaste ed ancora si conservano.

Perchè si intenda la linea di rigore storico seguita in questo breve excursus, si pensi che, in assenza di ulteriori riscontri, e per la parzialità della fonte (il Calandra de “L’avvocato e il parricida”), non si sono inseriti tra i morti, il brigadiere Mariano Bochini, che comandava la locale stazione dei carabinieri, ed il milite a cavallo Giuseppe Lazzara.

Non si è dato credito peraltro a Buccellato Galatioto Diego che relativamente allo scontro del mattino, in cui viene ucciso Varvaro parla della morte di “Varvaro, un milite e tre soldati”.

La giornata del 2 gennaio si chiude quindi con un bilancio, al minimo di due caduti dalla parte delle forze dell’ordine, (ma come si è detto potrebbero essere stati anche cinque o più) che sommati alle cinque vittime del giorno precedente fanno un parziale per le prime due giornate di almeno sette morti dalla parte della legge e della legalità, e di una vittima, forse attribuibile alla parte dei rivoltosi, ma certamente morta a causa del fuoco delle forze dell’ordine, per come diremmo oggi.

(continua)

Gli avvenimenti ed il conto dei morti del 1° gennaio stanno qui


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