Non che ci sia molto da festeggiare, specialmente quanto ai nipoti grandi, né appaiono rosee le prospettive di quelli ancora alle medie. In base alle statistiche, la disoccupazione giovanile (dai 14 ai 29 anni) è al 42%, diplomi e lauree non sembrano garantire un futuro, e infatti è in atto da tempo la ben nota fuga dei cervelli. Mi appena scritto all’indirizzo del blog una ventisettenne che svolge in Russia il suo dottorato… E alcune di noi sono in pena per figlioli tra i 40 e i 50 che hanno perso il lavoro e non ne trovano alcuno. La crisi da finanziaria si è fatta, com’era logico, strutturale e il Belpaese malgovernato fatica più degli altri “avanzati”. La mia opinione è che sia necessario un razionale ripensamento del modello di sviluppo… Altro discorso, mi fermo qui.
Un po’ di storia. Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, mentre la data fu decisa in Canada nel 1894 e poi condivisa dalla grande maggioranza delle organizzazioni sindacali. Negli anni precendenti c’erano state, specie in America, molte manifestazioni a difesa del lavoro, talvolta finite nel sangue. A Cicago, nel 1887, quattro operai, quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici furono impiccati per aver organizzato il 1° maggio dell’anno precedente lo sciopero e una manifestazione per le otto ore di lavoro.
Da noi il fascismo decise la soppressione del 1° Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere il con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Tornò a celebrarsi nel 1945, sei giorni dopo la liberazione dell’Italia. Nel 1947 a ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra, in Sicilia, quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina. Il “concertone “ di Roma, a piazza S. Giovanni, organizzato da CGIL, CISL e UIL in collaborazione con il Comune, si svolge dal 1990.
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