E’ stato un periodo denso.
Di emozioni? Di “lavoro”? Di soddisfazioni? Di pensieri??
NO. No. Ni. Siiiii. (nell’esatto e preciso ordine)
Ma è stato anche e soprattutto un periodo denso di ponti e festività comandate che, immancabilmente, come ognuna di quelle occasioni che danno adito agli “occupati” prima di glorificare il beato giorno di fancazzismo a casa da lavoro e poi di lagnarsi e lamentarsi – ampiamente, senza freni nè un minimo di diignità – del doveroso rientro a lavoro, mettono la rogna addosso ad ogni disoccupato che si rispetti.
E anche agli emi-occupati, semi-disoccupati, agli occupati male, a quelli a macchia di leopardo etc. (vedetevi qui tutte le casistiche ..del caso).
Insomma, le festività comandate ci danno la pecorra. Soprattutto quelle che hanno a che fare con…lo Stato.
Lo Stato padre-padrone, lo Stato-madre indegna, lo Stato e le sue autocelebrazioni.
C’è stata la Pasqua, e va beh, celebriamo. la resurrezione, la rinascita, le uova al cioccolato.. speriamo di fare la fine del primo caso (risorgere dopo 3 giorni/mesi/anni) e non del secondo (uova, romperci…etc.)
C’è stato il 25 aprile, festa della Liberazione.
Liberazione da che, dall’oppressore? Ma bene, molto bene bravi, abbiamo studiato la lezioncina di storia. E si, tutti partigiani, tutti a dargli contro ai fascisti, hm hm molto politically correct la rievocazione storica. Soprattutto quella di chi, animato di fervore patriottico, fa grandi e bei discorsi.. ma è nato due generazioni dopo il fatto.
E già qui la mia voglia di festeggiamenti e patriottismo si è, come dire, ritirata come le gonadi ad un tuffo in un lago ghiacciato.
Se poi ci aggiungiamo che non ho fatto parte degli “oltre 5 milioni di italiani in viaggio per il ponte” (questo così come i prossimi o i precedenti) capirete perchè ho la carogna addosso. E’ la mancanza di sonno, e di svaghi. Ci abbrutisce.
Ma comunque, andiamo avanti: domani è il 1 maggio. Festa dei lavorator..ahahahahahaha
Scusate, l’allegria alle volte mi prende così, fra il lusco e il brusco.
E ormai non riesco più a pronunciare la parola “lavor..ahahaha” vedete? non ce la faccio proprio. dio gli benedica, la parola Lavor..ahahah mi mette sempre addosso un livor.. pardon, un’allegria irrefrenabile.
E menomale, dico io, menomale!
Comunque dicevo, domani è il 1 maggio. Festinemus! Lavoratori di tutto il mondo.. c’è anche il ponte poi! (che, non vorrete mica tornare in miniera e rovinare così un perfetto venerdì di ponte, no? uno in cui altri 5 milioni e più di italiani potranno transumare in qualche località di villeggiatura e dimenticare per qualche giorno le proprie disgrazie lavorative? giammai! )
Quindi, ricapitolando i consigli per le prossime festività:
1. Se siete occupati, non lamentatevi. Statevene a casa zitti e buoni quando potete, piantatela di scassare quando avete il privilegio (si, privilegio. retribuito. contribuito.) di andare a lavorare. Lamentatevene in famiglia e poi bon, zitti e mosca.
Lo dico per voi, non vi conviene: ormai per come siamo messi ci sono più disoccupati che ciottoli nei nostri pavè. Rischiate di tirare un sasso e colpire tre disoccupati, per la strada. E abbiamo un ego molto abbattuto e un amor proprio molto bistrattato… alcuni di noi non attendono che una piccola, minima, infinitesimale, irrintracciabile occasione per attaccare con la lite esfograsi perciò.. non offriteci l’appiglio. cortesemente.
Che abbiate un lavoro – di cui lamentarvi – è già abbastanza offensivo.
Che abbiate le fette si salame sugli occhi, è sciocco da parte vostra: dovete avere il fondoschiena ben parato (ma bene bene proprio) perchè in questi mesi, anni, non vi abbia sfiorato il dubbio che domani possa toccare a voi, di scavalcare la barricata.
2. E se siete disoccupati, invece, riditemelo… ma cosa diavolo state festeggiando??
3. e poi fra un mese c’è il 2 Giugno… festa della Repubblica
quella stessa Repubblica democratica, fondata sul lavor..ahahahaha ecco che mi riprende ahahaahh non riesco più a smettere.