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1° maggio (festa del lavoro) vietato dire è meglio lavoro per chi non ce l’ha che 80€

Creato il 02 maggio 2014 da Lebarricate @gaetano_rizza

piero-pelù

(Il post si può ascoltare su YouTube)

Prima di tutto ci sarebbe da dire con quale faccia Cgil, Cisl, Uil hanno organizzato quest’anno il concerto del 1° maggio, festa del lavoro, quando non hanno fatto niente (forse qualche manifestazione senza convinzione) per ostacolare la Fornero e la sua riforma del lavoro che ha creato centinaia di migliaia di esodati. Ricordiamo che gli esodati sono quei lavoratori che avevano dovuto accettare un esodo dal proprio lavoro, imposto dai propri datori di lavoro, in considerazione del fatto che erano prossimi alla pensione. Termine che si è trasformato con l’avvento della riforma Fornero in quanto, questi, con lo spostamento in avanti dell’età pensionabile, si sono ritrovati, alla fine, senza il lavoro e anche senza la pensione. Roba che neanche il gatto e la volpe avrebbero potuto fare di meglio, ma Monti e Fornero sì, e anche consapevolmente e senza scusa alcuna. Ricordate le lacrime della Fornero mentre annunciava la sua riforma – mattanza? Queste erano dovute alla piena consapevolezza del delitto che stava compiendo e, non mettiamolo in secondo piano, alla sua convinzione che questo sacrificio dei lavoratori era doveroso da parte sua per sanare i conti dello stato. Infatti la sua convinzione era, ed è ancora, per molti che la sostengono, meglio qualche centinaio di migliaia (e relative famiglie) di morti di fame in più se questi possono contribuire a salvare i conti dello stato. E con i conti dello stato, manco a dirlo, si salvano anche certi stipendi, certe pensioni d’oro, certi rimborsi elettorali scialacquati in mutande verdi, fuori strada per un paio d’ore di neve a Roma (città famosa per avere per buona parte dell’anno temperature siberiane).

Ci sarebbe anche da dire che io fossi stato un artista invitato a partecipare alla manifestazione non avrei partecipato, a fronte del ragionamento appena effettuato. Ma io non sono stato invitato e non sono un artista, se paragonato a quelli che hanno accolto l’invito.

I sindacalisti delle Triplice si sono quindi sperticati in nobili discorsi, i soliti che sanno fare, senza che nessuno, per altro, parrebbe aver reagito con un fitto lancio di ortaggi. Sarà perché la vita è sempre più cara e i pomodori e le lattughe meglio portarsele a casa per mangiarle piuttosto che sprecarle lanciandole in faccia a parolai di mestiere.

Nessuno parrebbe aver reagito, dicevo. Forse perché ormai ci si è dimenticati anche che la stessa Triplice sindacale è anche quella che aveva suggerito di votare “Sì” al referendum del reuccio delle automobili, quello che imponeva un po’ meno diritti acquisiti ai lavoratori della Fiat bonanima. Solo una certa Fiom, di un certo Landini capì l’effettiva importanza di quello sporco referendum, e loro votarono no. Infatti vinse il sì con l’appoggio appunto della Triplice e del Pd-Pdl. Quel referendum voluto da Marchionne e appoggiato da tutti lor signori  fu il machete che aprì la strada al ritorno all’epoca del nuovo latifondismo, reinterpretato per la società non più agricola, ma industriale e terziaria, ovvero un ritorno a una società di vecchie volpi senza scrupoli e senza ritegno, contro “la plebe”, che deve solo lavorare per mantenere il lusso della classe padrona, in cambio dell’ultimo smartphone e di un’utilitaria da mostrare ai colleghi.

Da allora, prima timidamente ma insistentemente col ministro del welfare di allora, poi sempre con maggiore convinzione si perseguì quella strada. E fu l’apice con la Fornero che dichiarò con coraggio alla Giovanna d’Arco che avrebbe abbattuto anche i totem fino ad allora ritenuti intoccabili: i totem del diritto al lavoro e del mantenimento del posto del lavoro.

Dalle cronache riportate dai giornali pare che un unico caso di riflessione seria, seppur brevissima, sia stato quello del cantante Piero Pelù dal palco di piazza San Giovanni. Infatti nella festa del lavoro (e dove se non nel luogo deputato?) ha creduto di poter dire che in una società sarebbe meglio che ci fosse lavoro per tutti piuttosto che di 80€ per alcuni, e l’ha detto così: “Non vogliamo elemosine di 80€, ma più lavoro”, iniziando il suo intervento dicendo che “Renzi, il non eletto,  è il boy scout di Gelli”.

Io non apprezzo particolarmente il Piero Pelù artista, non so che idee politiche abbia, né se ne abbia, ma una cosa è certa: sono d’accordo su quanto ha detto ieri il cittadino Piero Pelù nell’ambito della festa dei lavoratori. A meno che questa festa non debba essere, come sempre e come tutto, il mero teatrino di salamelecchi a presa in giro dei lavoratori di ogni epoca.

Volevo parlare anche delle reazioni del Pd, dei renziani soprattutto e della Picierno che se ne è uscita con dichiarazioni tipo “Quando la politica va veloce il rock diventa lento”, “E’ un milionario, non capisce il valore di 80€”, “I cantanti e i comici facciano il loro lavoro e lascino lavorare chi fa le cose..” e tutto un merdario di questo tipo…

Ma ne vale la pena? Quando un #Pd pensa di poter criticare aspramente tutti quelli che non stanno dalla sua parte, e inevitabilmente si scandalizza quando qualcuno non manifesta un pensiero unico nei suoi confronti, nella festa del lavoro?

Ne vale la penna?

IL CRONISTA


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