Però i due autori non dicono la verità
di Iannozzi Giuseppe
Nell’introduzione di Tullio Avoledo – che da sola vale il prezzo di copertina del libro – lo scrittore si pone una domanda e si dà una risposta: “Qualcuno cerca di ingannarci, di farci credere che non siamo cristiani. Perché? Perché un cristiano non ha paura. E questo mondo è dominato dalla paura”. Innegabile è che la Storia italiana ha radici profondamente cristiane e così anche la cultura e l’arte, per non dire poi dire della filosofia. Flavio Valerio Aurelio Costantino favorì il cristianesimo e la sua diffusione. La Chiesa cristiana ortodossa lo considera santo e persino “simile agli apostoli”; la Chiesa cattolica invece no, diciamo pure che lo guarda con sospetto ancor oggi, considerandolo più un nemico che non un santo. E’ radicata convinzione che per Costantino il Grande abbracciare la religione fu mero calcolo politico (instrumentum regni) e non altro. Lo storico Jacob Burckhardt spiega che “nel caso di un uomo geniale, al quale l’ambizione e la sete di dominio non concedono un’ora di tregua, non si può parlare di cristianesimo o paganesimo, di religiosità o irreligiosità consapevoli”, per cui la conclusione è che “un uomo simile è essenzialmente areligioso, e lo sarebbe anche se egli immaginasse di far parte integrante di una comunità religiosa”. Forse che sì forse che no, ma la conversione di Costantino segnò anche l’inizio della disfatta dell’Impero romano e della tolleranza religiosa nei confronti dei suoi tanti cittadini non cristiani.
Mozzi pensa a Dio e si commuove. Se lo immagina più o meno uguale a lui, ovvero un uomo che da un momento all’altro ha avuto la bella pensata di creare gli umani; ma però subito si accorge che le sue creature non sono perfette, che fanno più disastri che altro. In ogni caso non ha cuore di disfare la sua creazione. Per Mozzi il rapporto fra Dio e gli esseri da lui creati non può che essere d’amore. Bisogna faticare non poco, con l’immaginazione più che con la Fede, per figurarsi il personalissimo Dio di Mozzi, un Dio che a tratti sembra un mezzo buffone o forse soltanto un po’ tanto imbranato. Valter Binaghi invece è con i piedi ben affondati nel pantano che è il Vecchio Testamento e di tanto in tanto si ricorda anche degli Atti degli Apostoli. Per Binaghi la Bibbia non sbaglia, è una storia che non può contenere errori ma solo cattive interpretazioni da parte di chi la legge. Tuttavia Binaghi alle storie del Vecchio e del Nuovo Testamento aggiunge moltissimo del suo vissuto personale: e così il pasticcio che tira sù è assoluto. Valter Binaghi tenta di fare il teologo, ma in questo libro è un cattivo teologo, un cattivo interprete delle Sacre Scritture. Binaghi inoltre appare essere il più cattocomunista dei due autori oltreché il più noioso e bacchettone impegnato com’è a dar la caccia a Sigmund Freud non esitando a definirlo un “capobranco”.
10 buoni motivi per essere cattolici raccoglie delle molto personali riflessioni, che con il Cattolicesimo hanno poco o nulla a che vedere, tranne nel caso si voglia credere a una visione cristiana cattolica inventata di sana pianta. L’introduzione di Tullio Avoledo è una lettura interessante, che spazia da Borges a Philip K. Dick: Avoledo citando Borges evidenzia che “la religione è un ramo della letteratura fantastica”. Le osservazioni di Avoledo sono tutt’altro che marginali, ciò non ostante non servono a introdurre alla lettura del fantasioso lavoro di Mozzi e Binaghi.
10 buoni motivi per essere cattolici fa sorridere, soprattutto per la scrittura pagliaccesca di Giulio Mozzi, che avrebbe fatto bene a pubblicare le sue impressioni su Dio e sull’essere cristiano cattolico, senza le pesanti pallosità di Valter Binaghi… e ne sarebbe forse venuto fuori un discreto pamphlet.
Questa mia critica non è una stroncatura, non al cento per cento comunque. Giulio Mozzi diverte pur non offrendo dei reali motivi per essere cattolici. Binaghi quando non annoia risulta essere indigesto e cattocomunista confusionario in maniera spudorata. Il mio spassionato consiglio è di leggere l’introduzione scritta da Avoledo, considerandola però uno scritto a sé stante. E il mio consiglio è anche di leggere le personalissime osservazioni di Mozzi e di saltare a piè pari le parti scritte da Binaghi. Poi ognuno faccia pure di testa sua. Ma nessuno venga poi da me a reclamare: uomo avvertito mezzo salvato, donna avvertita mezza salvata.
Giulio Mozzi e Valter Binaghi – 10 buoni motivi per essere cattolici – prefazione di Tullio Avoledo – Laurana editore – collana: Dieci! – pp. 144 – euro 11,90