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10 giugno 1940

Creato il 10 giugno 2012 da Marvigar4

popolo d'italia

10 giugno 1940

 

Il discorso di Mussolini a Piazza Venezia

Combattenti di terra, di mare e dell’aria, Camicie nere della Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne d’Italia, dell’Im­pero e del Regno d’Albania, ascoltate!

Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.

Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno osta­colato la marcia e, spesso insidiato l’esistenza medesima del Popolo italiano.

Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cin­quantadue Stati.

La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa, ma tutto fu vano.

Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle Nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità. Bastava non iniziare la stolta politica delle garan­zie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate.

Bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ot­tobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.

Ormai tutto ciò appartiene al passato.

Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l’onore, gli interessi, l’avvenire fer­reamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.

Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostro frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime. Noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di 45 milioni di anime non è veramente libero se non ha libero accesso all’oceano.

Questa lotta gigantesca non è che una fase e lo sviluppo logico della nostra Rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e nume­rosi dl braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto; è la lotta tra due secoli e due idee.

Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostro spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare nel conflitto altri popoli con essa confi­nanti per mare o per terra; Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Tur­chia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro o soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.

Italiani!

In mia memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui fino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo Popolo, con le sue meravigliose forze armate.

In questa vigilia di un evento di portata secolare rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del RE Imperatore che, come sempre, ha interpretato l’anima della Patria. E salutiamo alla voce Il Fuhrer, il Capo della grande Germania alleata.

L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: Vincere! E vinceremo. Per dare finalmente un lungo periodo di pace con giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo.

Popolo italiano: corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!



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