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10 interventi per rendere la Coppa Italia un torneo decente

Creato il 24 gennaio 2015 da Redatagli
10 interventi per rendere la Coppa Italia un torneo decente

La Coppa Italia è un torneo orrendo, lo sappiamo tutti, e non sono stati certo i recenti ottavi di finale e le recriminazioni di questa o quella tifoseria a far saltare all'occhio la questione.
Non potrebbe essere altrimenti: se la si analizza, diventa evidente come essa abbia la peggior programmazione d'Europa.
Sarebbe interamente da riformare, ma prima di avanzare le nostre 10 proposte dobbiamo illustrare la situazione e fare un confronto con le principali federazioni europee (se non siete interessati o se conoscete già i vari sistemi, potete saltare in blocco e andare al paragrafo successivo, dove iniziano le nostre mozioni: ci vediamo dopo il Wigan che alza la coppa). 

PREMESSA - UN CONFRONTO CON L'EUROPA

  • Italia: nel primo turno eliminatorio giocano tutte le squadre di Lega Pro e Serie D.
    Al secondo turno entrano in tabellone quelle di Serie B.
    Al terzo turno entrano in gioco le 12 squadre di Serie A che non partecipano alle coppe europee.
    Al quarto turno (che poi alla fin fine sono gli ottavi di finale) esordiscono le rimanenti 8 squadre, che sono quelle che giocano le coppe europee (e verosimilmente, le più forti).
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    In poche parole, una squadra forte può vincere la Coppa Italia passando solo attraverso quattro turni (ottavi, quarti, semi e finale); più la squadra è debole e più turni dovrà passare (cinque turni se è una squadra di bassa Serie A, sei turni se è una squadra di B, sette se è una squadra di Lega Pro o Serie D).

 

  • Francia: anche la Coupe de France ha un ingresso scaglionato, ma molto più razionale. I primi sette turni potremmo definirli preliminari, e servono a qualificare le squadre di distretto, le semiprofessioniste, le equivalenti di Lega Pro e le vincitrici delle Coppe che si disputano nei territori coloniali come Guadalupa, Martinica o Guyana Francese. L'ultima fase preliminare vede l'ingresso delle squadre di Ligue 2, la Serie B transalpina.
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    Il torneo entra nel vivo ai trentaduesimi di finale, quando entrano le squadre di Ligue 1 (corrispondenti alla Serie A, ed occupano 20 dei 64 slot disponibili: dunque la partecipazione di squadrette "non di Serie A" si attesta sui due terzi).
    Da lì si prosegue con tabellone tennistico a sorteggio integrale: dunque il numero minimo di turni da superare è sei (trentaduesimi, sedicesimi, ottavi, quarti, semi e finale).

 

  • Inghilterra: la leggendaria FA Cup è il torneo più antico del mondo, e gode di un prestigio enorme, dovuto principalmente alla sua grande tradizione.
    Non ci sono teste di serie e la FA Cup garantisce l'iscrizione a tutte le società iscritte alla football Association, a patto che si riesca a garantire un minimo di abilità tecnica e di agibilità del proprio impianto sportivo: per dare un'idea, il record di partecipanti è datato 2008/2009 e si attesta a 762 squadre ammesse.
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    Dopo il turno extra-preliminare, ci sono un turno preliminare e quattro turni di qualificazione: la competizione vera e propria inizia a novembre e prevede 8 turni (128esimi, 64esimi, trentaduesimi, sedicesimi, ottavi, quarti, semi e finale).
    Le squadre di Serie B e Serie A (ossia le squadre della Championship e della Premier League) entrano nei trentaduesimi. Anche qui il numero minimo di turni da superare è sei (trentaduesimi, sedicesimi, ottavi, quarti, semi e finale).

 

  • Germania: la DFB Pokal in teoria è riservata ai club professionistici.
    Dunque, partecipano di diritto le 18 squadre della Bundesliga, le 18 della ZweiteLiga e le 4 squadre retrocesse della ZweiteLiga alla Dritte Bundesliga (terza divisione), sono ammesse direttamente al primo turno.
    La somma però fa 40: le ulteriori 24 squadre per organizzare un comune tabellone tennistico che parta dai trentaduesimi sono designate tramite tornei minori di semiprofessionisti (squadre di RegionalLiga e dei campionati amatoriali) gestiti dalle associazioni calcistiche dei vari Land.
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    Il sorteggio non è integrale: le 64 partecipanti vengono divise in due fasce, da una parte le 18 di BundesLiga e le 14 di ZweiteLiga non retrocesse (le "forti"), dall'altra le 4 di ZweiteLiga retrocesse più tutti gli amatori (le "scarse").
    Quindi, i trentaduesimi si giocano sempre "squadra forte VS squadra scarsa", con la squadra più debole che gioca in casa.
    Dai sedicesimi, la distinzione tra forti e scarse non viene abbandonata: si continuano a sorteggiare le squadre di fascia A contro quelle di fascia B. Quando le "sopravvissute" di fascia B finiscono, si sorteggiano due squadre di fascia A.
    Tuttavia, a giocare in casa qui è la prima sorteggiata.
    I turni si giocano sulla partita secca, con supplementari e rigori. Di nuovo, il numero minimo di turni da giocare per vincere è sei.

 

  • Spagna: alla Copa del Rey partecipano tutte le 20 squadre della Liga e le 22 della Segunda División. Partecipano inoltre le prime 6 classificate della Segunda División B ed i vincitori dei vari gironi della Tercera División.
    I primi turni vengono disputati sulla partita secca.
    Le squadre della Liga (equivalenti alle squadre di Serie A italiana) entrano in scena dai sedicesimi: da qui la formula del torneo cambia e si passa alle partite andata e ritorno.
    La finale invece si disputa in una gara unica su campo neutro.
    Il numero minimo di turni da superare per vincere il torneo è cinque (ma le partite, attenzione, non sono meno di nove!).

 

Per completezza, segnaliamo che due federazioni (quella francese e quella inglese) organizzano un terzo torneo (oltre al campionato e alla coppa nazionale): si tratta della Coppa di Lega (Coupe de la Ligue in Francia, Football League Cup in Inghilterra - anche se qui il trofeo è spesso rinominato a seconda dello sponsor principale: ora si chiama Capital One Cup).
Entrambi i tornei sono riservati alle sole squadre professionistiche e sono, a giudizio di chi scrive, piuttosto brutti: sono una copia della coppa nazionale, a cui tolgono il vero valore aggiunto di questo tipo di manifestazione, ossia la sua orizzontalità.
Non sono tuttavia più brutti della Coppa Italia, che resta inarrivabile: almeno qui la formula è costante e non si fanno differenziazioni insensate tra squadre della stessa serie.

10 interventi per rendere la Coppa Italia un torneo decente
 

(nella foto, il Wigan vincitore della FA Cup 2013: per dare un'idea del livello, è un po' come se l'avesse vinta il Livorno)

 

1 - ELIMINARE L'ASSURDO INGRESSO SCAGLIONATO
La panoramica appena tratteggiata era necessaria per rendersi conto di un dato: in nessun Paese si fa differenza tra squadre della massima serie.
In secondo luogo, in nessun Paese il numero minimo di turni per vincere è così basso.
In altre parole, le "grandi" del calcio italiano sono mostruosamente favorite, e questo è del tutto antisportivo - dato che in teoria le "grandi" hanno i mezzi finanziari per poter spadroneggiare sia nel campionato di calcio sia nella Coppa nazionale.

È una situazione che toglie appeal al torneo e lo squilibra in maniera radicale. Le valutazioni che portano a scegliere tra l'opzione "ingresso delle big ai trentaduesimi" o l'opzione "ingresso delle big ai sedicesimi" sono molte; di sicuro, sia l'una che l'altra soluzione sarebbero meglio dell'organizzazione attuale.
Trattare allo stesso modo le squadre della stessa serie dovrebbe essere il presupposto di qualunque torneo. E potrebbe fornire un criterio organizzativo diverso dal "volemose bene" (vedi punto seguente).

 

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2 - DECIDERSI FINALMENTE SU CHI LA GIOCA
Perché diciamo che il criterio è il "volemose bene"? Perché l'unica ragione per cui ha un senso organizzare un torneo a ingressi scaglionati è dare un contentino a tutti.
Ma viene da supporre che a una squadra semiprofessionistica o di bassa serie freghi poco di andare a giocare contro una pari grado: se gioca contro squadre della stessa serie, il tutto diventa una copia carbone del campionato; se gioca con squadre superiori, gioca comunque contro compagini che orbitano attorno alla sua realtà.
Non le capiterà mai, nemmeno per sbaglio, la possibilità di scendere in campo contro Totti, Tevez o Klose. E marcarsi tra Paganoni e Robecchi, in attesa che arrivi il Cittadella Padova a macellarti via dal torneo non ha tutto questo senso.

Per fare una sintesi dei primi due punti, la soluzione migliore è appianare le differenziazioni di categoria: ingresso simultaneo delle squadre di A e di B.
Le 22 squadre mancanti per completare un tabellone tennistico si rinverrebbero in una fase preliminare aperta alle 60 squadre di Lega Pro sommate a 28 squadre di Serie D a cui la FIGC concede una Wild Card.
Il sorteggio integrale in tutti i turni garantirebbe un generale rimescolamento, e permetterebbe di far nascere ogni anno - se non delle favole in stile FA Cup - almeno delle belle avventure.

 

3 - DECIDERSI FINALMENTE SULLA FORMULA
E veniamo a un altro punto su cui la Coppa Italia attuale è completamente senza senso: tutte partite a eliminazione diretta; tranne un turno, uno solo, dove facciamo andata e ritorno.
Ma perché? Che senso ha? Vendere due partite in più ai licenziatari televisivi: solo quello. 
A questo si somma l'abominio delle teste di serie, che abbiamo appena illustrato, finalizzato a maciullare tutte le squadre locali per arrivare ai quarti di finale con (in genere) le due romane, le due milanesi, Juventus, Napoli e due squadre che arrivano fin lì sostanzialmente per caso (di solito, due tra Fiorentina, Parma, Genoa, Samp, Udinese).

Nel resto d'Europa sono un po' più attenti al lato sportivo della competizione (che alla fin fine dà valore al prodotto, lo spiegheremo più avanti):

  • In Francia tutte le partite sono di sola andata, con accoppiamenti completamente casuali, supplementari e rigori.
    La prima sorteggiata gioca in casa (a meno che tra le due squadre ci siano due o più categorie di differenza: in quel caso giocherà in casa sempre la squadra più debole).
    In caso di pareggio al termine dei 90' si disputano supplementari e rigori.
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  • In Inghilterra la Fa Cup prevede accoppiamenti completamente casuali, ed il sorteggio determina anche quale squadra giocherà in casa.
    Se la partita finisce in parità, viene solitamente rigiocata sul campo dell'altra squadra (il famoso "replay"), al termine delle quali oggi si va ai tempi supplementari e poi ai rigori.
    In passato invece erano possibili più replay, e in alcuni casi si arrivò a sei partite (!) per trovare un vincitore. Tutto questo è meravigliosamente british.
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  • In Germania giocano una partita secca, con supplementari e calci di rigore.
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  • In Spagna dai sedicesimi si gioca andata e ritorno (con regole UEFA sul gol in trasferta).

Qualunque sistema va bene, basta che se ne scelga uno. Noi schizofrenicamente, facciamo un po' e un po'. Un po' partita secca, un po' andata e ritorno.
Il criterio migliore è quello della partita secca, perché limita gli infortuni e lo spreco di energie, evitando per giunta di intasare i calendari. Ed aggiunge il brivido e l'imponderabilità della possibile giornata storta.

 

4 - RIEQUILIBRARE IL FATTORE CAMPO
Siamo schizofrenici anche sul fattore campo: un po' di turni si giocano in casa delle più forti (quando le squadre scarse sono... troppo scarse per essere interessanti televisivamente); un po' di altri in casa delle più deboli (quando ormai una vale l'altra).
E qui si innesta il discorso della miopia del licenziatario televisivo: la Rai vuole produrre poche partite di elevato appeal mediatico. Alla Rai frega poco di avere tante partite spalmate su più giorni, perché costerebbe un patrimonio in produzione e variazioni di palinsesto.
Preferisce avere una dozzina di sfide da coprire, possibilmente big match.

È innegabile che concedere il fattore campo alla squadra più debole sia un ottimo fattore di riequilibrio; è altrettanto innegabile che Juventus-Inter abbia più appeal di una ipotetica Crotone-Roma.
Quello che la Rai sottovaluta è che il tifoso è intrinsecamente folle, ed il vero appassionato segue i suoi colori pure nelle amichevoli estive contro squadracce guatemalteche.
I non-poi-così-tanto-appassionati, invece, vanno in overdose quando i giorni della settimana sono rimpinzati di partitoni.

Un big match ai sedicesimi verrebbe giocato (ipotizziamo) a novembre: prime time assicurato, polemiche garantite, grosso seguito matematico sia da parte degli sfegatati che da parte degli occasionali.
E possibilità più avanti di costruire ad arte intere trasmissioni retoriche su "la favola della Sambenedettese che arriva a giocarsi i quarti di finale contro il Milan".

 

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5 - RIPENSARE IL DISLOCAMENTO DEL CALENDARIO
Che senso ha giocare d'inverno, infrasettimanale, di sera? Nessuno.
E infatti gli stadi sono vuoti.
Organizzare il torneo su sei turni permette di diluire le gare in molti mesi dell'anno; eppure il vivo della Coppa Italia viene relegato a dicembre-gennaio.

Badate bene, per razionalizzare maggiormente la dislocazione temporale non servirebbe mettere in atto tutti i punti della nostra proposta: anzi, questo potrebbe essere realizzato isolatamente, bilanciando le esigenze del torneo con quelle del campionato.
Non aiuta, in questo senso, la congestione del calendario di Serie A (con 38 giornate) e quella del calendario di B (dove le giornate sono addirittura 42, senza contare i playoff e i playout). Sarebbe in effetti opportuno ridurre la Serie A a 18, e la B almeno a 20 squadre (ma sarebbe meglio 18 anche qui), per diminuire le spese e il rischio di combine a fine campionato, sia in un'ottica di rispetto dei valori sportivi sia per contrastare il fantasma del calcioscommesse.

Inutile dire che questi sono solo pii desideri, giacché nessuna di queste soluzioni è effettivamente al vaglio: come dire, non se ne parla neanche.
Ma avere 4 gare in meno di Serie A consentirebbe di non riempire l'autunno di turni infrasettimanali, e dunque trovare lo spazio per giocare al Nord Italia dei turni di Coppa nazionale senza essere immersi in temperature tra i -5 e i 5 gradi (quando va bene) con tassi di umidità superiori al 70% e persistente rischio nebbia o precipitazioni incontrastabili.
Cosa che non fa piacere ai giocatori, e figurarsi al pubblico, che dovrebbe assistere allo spettacolo di una partita oggi dall'esito spesso già scritto in condizioni meteo avverse, comodamente (...) seduti in impianti che nella stragrande maggioranza dei casi non sono neppure provvisti di una copertura totale.

 

6 - ABBASSARE I PREZZI
Il problema stadi vuoti non è ovviamente un'esclusiva della Serie A: se perfino il campionato non riesce a regalare percentuali di riempimento lontanamente vicine all'80%, figurarsi un torneo zoppo come la Coppa Italia.
Le scomodità sono croniche:

  • lontananza degli impianti dai centrocittà (spesso con un servizio di trasporto pubblico del tutto scadente per favorirne il raggiungimento);
  • fatiscenza degli impianti;
  • clima sfavorevole;
  • procedure burocratiche ingarbugliate (presentarsi giorni prima nelle poche ricevitorie accreditate, fare la fila, avere tutti i documenti per sé e per i propri amici, impossibilità sostanziale di cedere il biglietto a terzi: in tutto questo, i ceffi di curva non sono minimamente scoraggiati, e a perderci è la gente comune);
  • orari difficoltosi per i tifosi-lavoratori non residenti e chi più ne ha più ne metta.

Ciò non bastasse, guardiamo i prezzi. I quarti di finale di Coppa Italia 2014/2015 prevedono 30 € i distinti e 15 € le curve per Parma-Juventus (curve scoperte); 20 € praticamente ovunque per Milan-Lazio (salvo ridotti o abbonati, a 10 €); 35 € i distinti e 18 € le curve per Napoli-Inter; 30 € i distinti e 10 € le curve per Roma-Fiorentina.
Non malissimo, ad essere sinceri. Ma non sono previsti pacchetti, promozioni, iniziative per coinvolgere categorie diverse di tifosi o appassionati.
Curiosamente, le volte che i biglietti vengono smerciati a 5 € l'uno senza complicare la vita con milioni di fotocopie di carte di identità in tabaccheria, gli stadi si affollano. Sarà un caso?

 

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7 - CAMBIARE SEDE DELLA FINALE
Da qualche anno la finale di Coppa Italia ha una sede fissa, l'Olimpico di Roma. Dopo lo scorso anno, possiamo tranquillamente affermare che non è stato scelto perché facile da controllare.
Sarcasmo e Jenny a' Carogna a parte, la volontà di fissare la finale nella capitale è dovuta allo scimmiottamento di Francia, Inghilterra e Germania.
Perché è questo il bello: ci hanno pure provato a replicare i sistemi esteri, ma si sono sempre fermati non appena qualcosa confliggeva con le linee guida degli organizzatori (appunto, avere una dozzina di partite di buon livello da trasmettere).

A differenza di Francia e Inghilterra, tuttavia, il campo neutro non è neutro: se la Coupe de France si gioca allo Stade de France di Parigi, stadio della Nazionale, e se la FA Cup si gioca nel mastodontico e leggendario Wembley (pure questo, stadio esclusivamente della nazionale), noi ci siamo rifatti al modello tedesco, dove l'Olympiastadion è l'impianto di casa dell'Herta Berlino.
Con la differenza che l'Herta Berlino è una squadraccia che rischia di poter godere del fattore campo in finale una volta su 5.000, mentre Roma o Lazio sono due società storiche del calcio italiano, che in finale ci vanno spesso e volentieri (e altrettanto spesso vincono).
Sicuramente i dirigenti tedeschi alla situazione dell'Herta e alle sue probabilità di arrivare in finale ci hanno fatto caso; e altrettanto sicuramente la medesima considerazione l'hanno effettuata i dirigenti della FIGC, che solo per una congiunzione di eventi del tutto imponderabile sono (nella stragrande maggioranza) residenti e Roma e provincia.

È ovvio che anche questo dettaglio non giova alla serietà del torneo: di solito le finaliste di Coppa Italia sono note ai primi di aprile, come gli scherzi più divertenti.
In un mese e mezzo c'è il tempo di organizzare qualsiasi cosa in qualunque parte del pianeta. È troppo chiedere di rendere davvero neutro il campo neutro?
Basterebbe fare una lista di preferenza: primo stadio l'Olimpico (se non giocano Roma o Lazio); secondo stadio San Siro (se non giocano Milan o Inter); terzo stadio uno tra il San Paolo di Napoli (se non gioca il Napoli) o lo Juventus Stadium (se non giocano Juventus o Torino).
Insomma, come fanno gli spagnoli.
Non è difficile: basta copiare (da quelli giusti).

 

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8 - CAMBIARE PREMIO
Perché vincere la Coppa Italia? Oggi come oggi le motivazioni sono principalmente di blasone.
Vincere la Coppa Italia permette inoltre l'accesso alla fase a gironi dell'Europa League, che di solito la vincitrice si conquista indipendentemente dalla Coppa Italia (essendo il torneo strutturato per far arrivare facilmente in semifinale 4 delle prime 6 quadre della Serie A italiana: controllare le statistiche per credere).
Stesso discorso per l'altra finalista.

In molti hanno proposto di mettere in palio un posto in Champions League, ma qui il discorso si fa delicato: innanzitutto, non è una decisione che la FIGC può prendere da sola, dato che deve passare dal placet dell'UEFA (a cui della Coppa Italia frega più o meno quanto a me e a voi frega del processo di solidificazione della lava in ossidiana).
In secondo luogo, essa richiederebbe un attento riequilibrio dei valori del campionato, giacché solo due formazioni a quel punto potrebbero giocarsi l'accesso all'Europa che conta.
Delegare la terza squadra ad un torneo a eliminazione diretta (addirittura aperto alle intemerate di squadrette che inanellano 4-5 mercoledì da leoni, come stiamo ventilando noi) sarebbe una soluzione peggiore del male.

A questo punto, gli incentivi sarebbero da trovare a livello economico, e qui arriviamo al ridicolo: ad oggi, entrambe le finaliste ricevono dalla FIGC un milione di euro, mentre la vincitrice riceve mezzo milione di euro in più; a questo si sommano incassi dell'Olimpico in finale e introiti vari dalle gare precedenti, che fanno lievitare il totale sui 5 milioni di euro, se tutto va bene (fonte: TuttoNapoli che cita Tuttosport).
Non ha molto senso impegnarsi, allora.
A meno che non si consideri che vincere la Coppa Italia ti consente di partecipare alla Supercoppa, che ultimamente è stata disputata in location assurde in virtù di imponenti bonifici prima dei cinesi e poi degli arabi.
Giocarsi la Supercoppa vale 1.25 milioni di euro a testa (fonte: Fatto Quotidiano), indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta. Quindi: uno vince la Coppa Italia per dividersi i soldi di una competizione che vive di una sola partita e che non sono parametrati al risultato sportivo.
Un capolavoro.

 

9 - CAMBIARE BROADCASTER
Bisognerebbe dunque trovare più soldi da dare alle società, ma non si può pretendere che paghi Pantalone.
Questi soldi sarebbero da trovare vendendo i diritti televisivi all'estero.
Per questo è furbo tenere come punto di riferimento i sistemi stranieri, per ripercorrere le strade già battute da loro: del resto, la Rai compra i diritti tv di Coppa Italia e Supercoppa per 25 milioni di euro all'anno (fonte: Sole 24 Ore); la ITV nel 2012 pagava una cifra superiore ai 106 milioni di sterline (circa 138 milioni di euro) per la sola FA Cup (fonte: Telegraph.co.uk). E qui si sta parlando solo della trasmissione nel proprio Paese.

Per rendere appetibile il prodotto all'estero, però, le strade sono due: o cambiare il modo di lavorare del broadcaster o cambiare direttamente broadcaster.
Al netto del fatto che:

  1. il torneo è squilibrato;
  2. gli orari sono infami per il pubblico italiano (ma anche e soprattutto per potenziali spettatori asiatici);
  3. la cornice di pubblico è squallida e decadente...

... bisogna mettere in conto un altro fattore: la produzione Rai è di livello basso.

E non è questione di qualità della telecronaca e commento tecnico (che lasciano ampiamente a desiderare sul fronte del ritmo, del coinvolgimento, della precisione, del tempismo e dell'opportunità di certi interventi. Per non parlare della partigianeria dei giornalisti, un po' più evidente che su Sky e su Mediaset); né è questione dell'allestimento scenico del pre e post partita (luci mal posizionate, personaggi con cattiva presenza, studi sciatti e di nuovo i soliti difetti a livello di parlato).
Certo, avere in studio Zvonimir Boban (1 Champions, 4 scudetti) o Arrigo Sacchi (2 Champions, 1 Scudetto, un secondo posto ai Mondiali e la consapevolezza di aver rivoluzionato il gioco del calcio a livello mondiale) o Mario Somma (degnissimo professionista, ma di lui ricordo un esonero a Empoli in A, e nient'altro) ti cambia la qualità del format.
Stesso dicasi per il commento tecnico di Lele Adani (Sky), Antonio Di Gennaro (Mediaset) e Beppe Dossena (Rai). Ma questi sono problemi secondari, anche se gravi.

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Lo studio di Sky Calcio Show

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Lo studio di Serie A Live su Mediast Premium

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Lo spazio di Adriano Bacconi a La Domenica Sportiva 

Il primo problema della Rai è la impresentabile qualità delle immagini: non so a cosa sia dovuta, ma sul medesimo televisore c'è differenza palpabile tra l'HD della Rai e l'HD di Sky e Mediaset; non parliamo poi di quando le partite sono trasmesse col segnale ordinario.
Questa qualità di produzione è intollerabile: è come se nel 1995 ci si ostinasse a mandare in onda il varietà del sabato sera di RaiUno in bianco e nero. E con Walter Chiari. Imbalsamato in studio, intendo.

 

10 - CAMBIARE TROFEO
Mi rendo conto che qui si rasenta il feticismo, ma vorrei sottoporvi una serie di immagini.
Questa è la Coppa Italia.

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Questa è la Coupe de France.

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Questa è la FA Cup.

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Questa è la DFB Pokal.

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E queste addirittura sono la Football League Cup (quella con tre manici) e la Coupe de la Ligue (quella a spirale), che abbiamo classificato in apertura come "tornei sfigati".

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Sono tutte esteticamente più valide della nostra povera e vituperata Coppa Italia. Se la gioca in bruttezza solamente con la Copa del Rey (sotto), che è sgraziata come un incidente sull'Autosole. Ma pure la nostra è spoglia, fiacca e disadorna.

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Per sancire il restyling di una competizione, sarebbe un bel simbolo, una bella immagine: da adesso facciamo sul serio.

Umberto Mangiardi 
@UMangiardi

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IN SINTESI, LA NOSTRA PROPOSTA

  • Iscrizione riservata alle squadre professionistiche + 28 wild card.
    - 28 squadre di Serie D
    - 60 di Lega Pro
    - 22 di Serie B
    - 20 di Serie A (in attesa di tempi migliori: cara vecchia Serie A a 18 squadre!)

    Due turni di qualificazione riservati a Lega Pro e Serie D:
    1° turno = 88 squadre
    2° turno = 44 squadre
    3° turno (trentaduesimi) = 22 squadre qualificate + 22 squadre di Serie B + 20 squadre di Serie A

  • Tabellone tennistico con sorteggio integrale (senza teste di serie).
    Partita unica da disputarsi in casa della peggior classificata al momento del sorteggio.
    In caso di parità, supplementari e rigori.
  • Finale in gara unica e in campo neutro da stabilirsi a torneo in corso in corrispondenza delle semifinali, dando precedenza - nell'ordine - agli impianti di Roma, Milano, Napoli e Torino (in modo da rendere impossibile che una squadra possa giocarsi la finale in casa).
  • Redistribuzione delle gare sull'arco della stagione, evitando di giocare infrasettimanale in inverno.
  • Aumento dei premi in denaro per le squadre partecipanti.
  • Abbassamento dei prezzi dei biglietti negli stadi.
  • Aumento del costo dei diritti televisivi.
  • Adeguamento del broadcaster agli standard del 2015.
  • Trofeo nuovo.

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