Ovvero: come barare quando state per perdere la vostra sfida di lettura annuale.
Naturalmente scherziamo: quella che segue è una panoramica (a insindacabile giudizio dell'autrice dell'articolo) di alcuni bei libri brevi e maneggevoli che vi faranno compagnia durante un volo aereo o un viaggio in treno, magari durante queste stesse vacanze pasquali. Da tenersi in una mano sola, da infilare nella tasca della giacca, da bere in un unico sorso. E possibilmente da non dimenticare immediatamente dopo.

Partiamo dai classici, e da un nome del calibro di Charles Dickens: il padre della letteratura vittoriana inglese, oltre a un certo numero di libri "di spessore" (in tutti i sensi!), è anche autore dell'arcinoto Canto di Natale, forse l'opera letteraria più trasposta e rivisitata di sempre. Il Canto di Natale è un agile libretto di circa cento pagine (in commercio trovate anche edizioni illustrate, con testo a fronte, o complete di tutti gli altri racconti a tema natalizio di Dickens, sicuramente meno sottili) che vi farà entrare perfettamente nel clima natalizio se lo leggerete nel periodo giusto. Se invece siete degli inguaribili Grinch, lasciate perdere.

Decisamente poco allegro, e dunque da evitare se il vostro morale già non è grandioso, Storia di una capinera di Giovanni Verga, romanzo giovanile dell'autore che in meno di centotrenta pagine dispiega la storia epistolare di Maria, costretta alla monacazione e dunque alla rinuncia del suo amore verso Nino. Se avete voglia di divertirvi meglio optare per Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde, opera umoristica in cui l'autore irlandese bersaglia le ipocrisie e le idiosincrasie inglesi, incarnate dal vetusto fantasma di Sir Simon, e americane, rappresentate dalla famiglia Otis, trasferitasi nel castello da lui infestato.


Chiudiamo la panoramica dei classici brevi con un romanzo arcinoto che spesso stupisce per la sua brevità chi non aveva ancora avuto modo di prenderlo in mano: Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di R.L. Stevenson, un'opera imperdibile annoverata tra i classici dell'orrore e del fantastico, che tuttavia, interrogandosi sulla duplice natura dell'essere umano, offre molti livelli d'interpretazione.
Se invece preferite restare sui moderni, ecco altri dieci libri che fanno per voi. Partiamo da un'opera divertentissima, Il cavaliere inesistente del grande Italo Calvino: 126 pagine di follia sulle peripezie del cavaliere Agilulfo, un'armatura vuota che esiste per pura forza di volontà. Piacevolissima anche la raccolta di poesie/filastrocche illustrate Morte malinconica del bambino ostrica, ventitré testi in rima firmati dal regista Tim Burton che, com'è nelle sue corde, conduce il lettore per mano in un grottesco che non arriva mai a essere di cattivo gusto. Da leggersi in un'ora anche il malinconico Novecento, il monologo teatrale a opera di Alessandro Baricco che narra la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, prodigioso pianista del transatlantico Virginia abbandonato a bordo ancora neonato.
Da non perdere Le ore di Michael Cunningham, che in sole 169 pagine condensa le storie di tre donne (una reale, due fittizie): Virginia Woolf, al culmine della depressione che la spingerà al suicidio il 28 marzo 1941; Clarissa Vaughan, modellata sulla Signora Dalloway; Laura Brown, oppressa da un matrimonio e da una maternità che non le danno gioia. Filo conduttore delle tre storie è il Mrs. Dalloway dell'autrice inglese, di cui Cunningham imita anche il flusso di coscienza.

Per restare sul filo di ipocrisie e bigotterie, nulla di meglio di Indignazione di Philip Roth: questo esile romanzo ci porta infatti in un college cattolico dell'Ohio negli anni Cinquanta. Marcus Messner, di famiglia ebrea, vi si è iscritto per sfuggire all'opprimente figura del padre, e il suo più grande timore è di esserne in qualche modo espulso venendo così reclutato per la Guerra di Corea. La rete di sottili convezioni religiose e di esplicite imposizioni in vigore nel campus finirà tuttavia per risultare insopportabile alle sue convinzioni atee.

Dall'Occidente all'Oriente, ecco due romanzi brevi di due autori che non potrebbero essere più diversi: il primo è il rassicurante Kitchen di Banana Yoshimoto, pseudonimo dietro cui si cela una delle scrittrici giapponesi più amate in Italia (probabilmente perché molto vicina alla sensibilità occidentale). Nonostante sia il suo romanzo d'esordio, Kitchen è una delle opere più riuscite della Yoshimoto: il romanzo tratta con sensibilità dell'importanza dei legami familiari, che non necessariamente comportano una consanguineità.

Chiudiamo con un'ultima nota morbosa dalle linee però più leggere: L'amante di Marguerite Duras, opera scandalosa in cui l'autrice francese narra la propria relazione con il figlio ventisettenne di un ricco possidente cinese, intrapresa a soli quindici anni.
Per chi volesse approfondire: le nostre recensioni a Una stanza tutta per sé, Il dio del massacro, Indignazione, Caino, Kitchen, Lo squalificato, L'amante.