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10 libri + 10 da leggere in (massimo) due ore

Creato il 04 aprile 2015 da La Stamberga Dei Lettori

Ovvero: come barare quando state per perdere la vostra sfida di lettura annuale.
Naturalmente scherziamo: quella che segue è una panoramica (a insindacabile giudizio dell'autrice dell'articolo) di alcuni bei libri brevi e maneggevoli che vi faranno compagnia durante un volo aereo o un viaggio in treno, magari durante queste stesse vacanze pasquali. Da tenersi in una mano sola, da infilare nella tasca della giacca, da bere in un unico sorso. E possibilmente da non dimenticare immediatamente dopo.


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Partiamo dai classici, e da un nome del calibro di Charles Dickens: il padre della letteratura vittoriana inglese, oltre a un certo numero di libri "di spessore" (in tutti i sensi!), è anche autore dell'arcinoto Canto di Natale, forse l'opera letteraria più trasposta e rivisitata di sempre. Il Canto di Natale è un agile libretto di circa cento pagine (in commercio trovate anche edizioni illustrate, con testo a fronte, o complete di tutti gli altri racconti a tema natalizio di Dickens, sicuramente meno sottili) che vi farà entrare perfettamente nel clima natalizio se lo leggerete nel periodo giusto. Se invece siete degli inguaribili Grinch, lasciate perdere.

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Anche Fëdor Dostoevskij è autore di tomi che riuscirete a iniziare e finire nel corso di un viaggio in aereo solo se state volando nella tratta Roma-Sidney (oppure, senza andare lontano, se siete sull'interregionale Palermo-Torino); stupisce un po' quindi constatare che una delle sue opere più riuscite è anche brevissima: stiamo parlando de Le notti bianche, di poco più di cento pagine, la storia del fugacissimo idillio tra un sognatore e la bella Nasten'ka. Se amate la natura, i grandi spazi incontaminati del nord America, e magari anche i cani, invece non potete perdervi Il richiamo della foresta di Jack London, romanzo indirizzato a un pubblico giovane ma che non mancherà di appassionare anche il lettore adulto con le avventure del cane Buck, rapito e venduto come cane da slitta, in meno di centocinquanta pagine.
Decisamente poco allegro, e dunque da evitare se il vostro morale già non è grandioso, Storia di una capinera di Giovanni Verga, romanzo giovanile dell'autore che in meno di centotrenta pagine dispiega la storia epistolare di Maria, costretta alla monacazione e dunque alla rinuncia del suo amore verso Nino. Se avete voglia di divertirvi meglio optare per Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde, opera umoristica in cui l'autore irlandese bersaglia le ipocrisie e le idiosincrasie inglesi, incarnate dal vetusto fantasma di Sir Simon, e americane, rappresentate dalla famiglia Otis, trasferitasi nel castello da lui infestato.
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Un po' più impegnativo in quanto saggio, ma pur sempre scorrevolissimo e appassionante, è Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, la celebre opera del 1929 in cui la Woolf rivendica la libertà letteraria delle donne puntando il dito sui condizionamenti del linguaggio maschile e su una cultura elitaria che da sempre le ha messe in ombra. Altrettanto impegnato è, sebbene in forma favolistica, La fattoria degli animali di George Orwell, allegoria del totalitarismo sovietico del periodo staliniano incarnato da un gruppo di maiali che, dopo aver istigato una rivoluzione e cacciato l'uomo dalla fattoria in cui abitano, ne divengono gradualmente i dittatori antropomorfizzandosi sempre più. Allegorico è pure lo stranoto La metamorfosi del boemo Franz Kafka: il commesso viaggiatore Gregor Samsa un giorno si risveglia nel corpo di un enorme e mostruoso insetto, metafora dell'emarginazione del diverso e dell'alienazione da società e famiglia.
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E se volete un assaggio di Herman Melville prima di imbarcarvi nell'oceanico (è il caso di dirlo) Moby Dick, nulla di meglio di Benito Cereno, una delle prime opere americane che affrontano direttamente il tema dello schiavismo sebbene in modo tanto ambiguo che tuttora viene letto sia in ottica razzista che abolizionista: ispirazione per questo romanzo breve fu l'ammutinamento di un carico di schiavi su una nave spagnola.
Chiudiamo la panoramica dei classici brevi con un romanzo arcinoto che spesso stupisce per la sua brevità chi non aveva ancora avuto modo di prenderlo in mano: Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di R.L. Stevenson, un'opera imperdibile annoverata tra i classici dell'orrore e del fantastico, che tuttavia, interrogandosi sulla duplice natura dell'essere umano, offre molti livelli d'interpretazione.

Se invece preferite restare sui moderni, ecco altri dieci libri che fanno per voi. Partiamo da un'opera divertentissima, Il cavaliere inesistente del grande Italo Calvino: 126 pagine di follia sulle peripezie del cavaliere Agilulfo, un'armatura vuota che esiste per pura forza di volontà. Piacevolissima anche la raccolta di poesie/filastrocche illustrate Morte malinconica del bambino ostrica, ventitré testi in rima firmati dal regista Tim Burton che, com'è nelle sue corde, conduce il lettore per mano in un grottesco che non arriva mai a essere di cattivo gusto. Da leggersi in un'ora anche il malinconico Novecento, il monologo teatrale a opera di Alessandro Baricco che narra la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, prodigioso pianista del transatlantico Virginia abbandonato a bordo ancora neonato.
Da non perdere Le ore di Michael Cunningham, che in sole 169 pagine condensa le storie di tre donne (una reale, due fittizie): Virginia Woolf, al culmine della depressione che la spingerà al suicidio il 28 marzo 1941; Clarissa Vaughan, modellata sulla Signora Dalloway; Laura Brown, oppressa da un matrimonio e da una maternità che non le danno gioia. Filo conduttore delle tre storie è il Mrs. Dalloway dell'autrice inglese, di cui Cunningham imita anche il flusso di coscienza.

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Altra esperienza di lettura breve ma intensa è Il dio del massacro di Yasmina Reza, commedia in atto unico che mette in scena tutte le ipocrisie della società francese e soprattutto l'istinto primordiale che esse tentano inutilmente di mascherare: protagonisti sono i coniugi Houillé e i coniugi Reille, riuniti nel salotto degli Houillé per risolvere pacificamente un increscioso incidente: il figlio dei Reille, durante un litigio, ha colpito al volto il figlio degli Houillé con un bastone. Le buone intenzioni delle due coppie - piccoli borghesi i primi e affaristi in carriera i secondi - vanno presto a farsi benedire, generando in salotto una guerriglia con un continuo rovesciamento delle alleanze.
Per restare sul filo di ipocrisie e bigotterie, nulla di meglio di Indignazione di Philip Roth: questo esile romanzo ci porta infatti in un college cattolico dell'Ohio negli anni Cinquanta. Marcus Messner, di famiglia ebrea, vi si è iscritto per sfuggire all'opprimente figura del padre, e il suo più grande timore è di esserne in qualche modo espulso venendo così reclutato per la Guerra di Corea. La rete di sottili convezioni religiose e di esplicite imposizioni in vigore nel campus finirà tuttavia per risultare insopportabile alle sue convinzioni atee.
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E per non deviare dal tema religioso, nulla di meglio di Caino di José Saramago, che in sole 142 pagine sfida il Vecchio Testamento riscrivendo la storia del primo assassino. L'ultimo romanzo compiuto del compianto autore portoghese, l'ultimo schiaffo in faccia a una religione incongrua il cui Dio, almeno secondo il suo testo sacro, si è periodicamente accanito con sadismo sulle creature da lui stesso plasmate.
Dall'Occidente all'Oriente, ecco due romanzi brevi di due autori che non potrebbero essere più diversi: il primo è il rassicurante Kitchen di Banana Yoshimoto, pseudonimo dietro cui si cela una delle scrittrici giapponesi più amate in Italia (probabilmente perché molto vicina alla sensibilità occidentale). Nonostante sia il suo romanzo d'esordio, Kitchen è una delle opere più riuscite della Yoshimoto: il romanzo tratta con sensibilità dell'importanza dei legami familiari, che non necessariamente comportano una consanguineità.
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Dalla malinconica levità della Yoshimoto passiamo alla torbida morbosità di Osamu Dazai, lo scrittore più venduto di sempre in Giappone, morto suicida a soli trentanove anni. Ne Lo squalificato, dai forti motivi autobiografici, l'autore grida la sua impossibilità nel rapportarsi con gli altri, la consapevolezza di essere non umano, l'incapacità di comprendere i basilari rapporti che legano le persone tra loro.
Chiudiamo con un'ultima nota morbosa dalle linee però più leggere: L'amante di Marguerite Duras, opera scandalosa in cui l'autrice francese narra la propria relazione con il figlio ventisettenne di un ricco possidente cinese, intrapresa a soli quindici anni.
Per chi volesse approfondire: le nostre recensioni a Una stanza tutta per sé, Il dio del massacro, Indignazione, Caino, Kitchen, Lo squalificato, L'amante.

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