Quando leggo un libro che mi piace sono combattuta fra due desideri opposti, ugualmente sciocchi: essere stata io la prima e l’unica a scoprirlo, in modo che sia in un certo senso solo mio; e, al contrario, accorgermi che tutti l’hanno letto, così da poterne condividere il piacere.
Naturalmente nessuna delle due situazioni si verifica, perciò mi lancio da un lato nell’impresa di farlo leggere a quante più persone possibile e, dall’altro, in un incontrollato lavoro di assimilazione del libro: lo faccio mio al punto da dimenticare come e per quali via mi sia giunto in mano.
Succede, però, dopo qualche tempo, che la smania di ‘possesso intellettuale’ si plachi e affiori la gratitudine: perché spesso – e più spesso di quanto io tenda a ricordare – c’è qualcuno che mi ha messo in mano quel libro, che me lo ha segnalato, caldeggiato. E che lo ha letto e amato prima di me, togliendomi un primato sciocco e aggiungendomi invece alla più bella catena di Sant’Antonio che sia mai esistita: il passaparola dei libri.
Questi 10 li devo a qualcuno, e per ognuno ho un grazie, perché…
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Il problema Spinoza di Irvin Yalom
mi ha fatto capire chi sono
Norvegian wood di Haruki Murakami
mi ha chiesto di ragionare da giapponese
La vita agra di Luciano Bianciardi
mi ha riacceso l’impegno civile
L’amore fatale di Ian McEwan
mi ha affascinata con la logica
Olive Kitteridge di Elizabeth Strout
mi ha fatta sentire perdonata
Balzac e la piccola sarta cinese di Dai Sijie
mi ha ricordato quanto sono ignorante sulla storia della Cina
Una musica costante di Vikram Seth
mi ha fatto amare Shumann
Metafisica dei tubi di Amélie Nothomb
mi ha regalato il piacere dell’arguzia
Zeitoun di Dave Eggers
mi ha fatto vivere su una canoa a New Orleans dopo Katrina
Open di André Agassi
mi ha fatto innamorare del talento
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