10 Momenti Top dei Miei Due Anni in Viaggio 2012-2014

Creato il 18 dicembre 2014 da Sunday @EliSundayAnne

L’anno sta per finire, è tempo di bilanci. Io, però, quando penso al passato non vado ad anni: vado a periodi. Il periodo in cui ero felicissima, il periodo in cui ero amorfa, il periodo in cui  stavo con quel tizio là che mi ha fatto girare le scatole che la metà bastava.

Ieri sera ero qui col gatto e un vasetto di Nutella a pensare al periodo che si sta chiudendo: quello degli anni sabbatici. E’ stato un viaggio di mente, cuore e corpo. Il corpo andava come un treno seguendo il cuore, e la mente si adattava al cambiamento: non le ho dato il tempo di pensare, e questo è stato un bene. Se perdiamo tempo a pensare, il sangue non circola, sta sempre nella testa, e non faremmo mai neanche una sana pazzia nella vita.

Come scrisse Leo Buscaglia,

I rischi devono essere corsi, perché il più grande azzardo nella vita è non rischiare niente.

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Ecco i 10 momenti top dei miei due anni sabbatici in viaggio, 2012-2014:

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1. Vivere 5 settimane in un resort in Thailandia

Dopo aver girovagato per l’Asia avevo bisogno di raccogliere le idee. E così sono approdata in un resort a Noppharat Thara Beach, nel sud della Thailandia: uno splendore. Era ottobre, non c’era un cane, anzi sì, c’eravamo solo io, uno dei padroni del resort e due cani. Era la stagione delle piogge, che mi svegliavano battendo sulla mia camera con cucina. La mattina era tutto verde brillante, uccelli tropicali mi davano il buongiorno, la spiaggia era deserta e io ritrovai il filo della mia vita. E’ lì che, alla fine di novembre di due anni fa, aprii questo blog. E poi partii per la Malesia prima, e poi per l’Oman. Senza avere la più pallida idea di cosa mi stesse aspettando al di là del mare.

Su questa veranda è nato il mio blog e il mio primo articolo:

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2. Stare una settimana a Kuala Lumpur a casa di Issac

La Malesia è stata una bellissima scoperta, una parentesi divertente tra la Thailandia e l’Oman. Partii da Noppharat Thara Beach al mattino presto in autobus e arrivai la sera tardi a Kuala Lumpur, io e le mie valigie ingombranti. Con questa città è stato subito un colpo di fulmine: l’ho amata dal primo istante, grazie alla gentilezza delle persone, la varietà culturale, il cibo, l’architettura in mezzo alla giungla in cui è stata ritagliata questa capitale asiatica.
Ok, va bene, e sto Issac chi è? E’ il ragazzo che mi ha affittato una camera nel suo appartamento a KL tramite il sito Airbnb: lui e il suo convivente mi hanno trattata come ci conoscessimo da sempre, ho vissuto uno spaccato di vita malese di città e ho potuto essere me stessa, perché lui e il suo amico lo erano in tutto e per tutto.

Il motto di Issac? “Italians know what’s the real pleasure”.

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3. Dormire in tenda in Oman nel deserto Quarto Vuoto

Ero in viaggio con un gruppo di sei persone, più l’autista e l’autista-cuoco, uno dei gruppi più belli con cui ho viaggiato. Abbiamo trascorso tre notti in tenda, in tre punti diversi e distanti del deserto Rub Al-Khali, il Quarto Vuoto, mille chilometri di sabbia al confine con l’Arabia Saudita che in età preislamica erano percorsi dalle carovane che trasportavano l’incenso. Immaginate dune alte anche 300 metri di sabbia dorata, il silenzio assoluto attorno alle tende, il cielo nero in cui si vedevano tutte le stelle del mondo. Una bacinella per lavarsi, i nostri racconti di vita a tenerci compagnia durante le cene.
Le notti erano senza sogni, calme, quiete. La sveglia con il sole che faceva capolino da dietro le dune è il ricordo più bello che ho dell’Oman.

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4. Assistere al diploma delle mie ex-alunne in Cambogia

L’anno prima, lasciando (in lacrime) la missione dopo sette mesi di volontariato, l’avevo promesso: tornerò per la consegna dei vostri diplomi. Così è stato: tornare alla missione, rivedere la Cambogia, le suore, la mia stanza, le bambine, un’ex-collega e ora amica, e soprattutto loro, le ragazze cui avevo dato tutto ciò che potevo: qualche rudimento d’inglese, un po’ di aerobica e tanto amore.

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5. Fare un corso di Meditazione Vipassana in Myanmar

Sequestro di cellulari, libri, penne, taccuini e computer all’entrata del ritiro. Digiuno dal pasto delle dodici in poi. Rispetto del nobile silenzio per 10 giorni consecutivi. Meditazione dalle 4 del mattino alle 9.30 di sera. Ancora non mi capacito come sia sopravvissuta a una cosa del genere, ma ne sono uscita rinata.
Era un mio sogno e l’ho esaudito: una delle esperienze più dure e più belle della mia vita.

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6. Vivere in casa di una ragazza iraniana a Tehran

Non si può comprendere cosa sia l’Iran e tutta la sua bellezza se non si è stati là, e se non si è vissuto qualche giorno a casa di qualcuno del posto. Ho avuto la fortuna di conoscere lei tramite Couchsurfing: non solo è nata una bella amicizia, ma grazie a lei ho respirato l’Iran, l’ho amato, sentito dentro come fosse il mio paese. E ho mangiato il cibo più buono del mondo.

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7. Tornare in Italia di corsa dall’Oman e scoprire che mio papà stava meglio

Ero a casa mia a Muscat, una mattina di dicembre. Ricevo un messaggio: papà ha avuto un infarto, sta arrivando l’ambulanza, è molto grave, non si sa se arriverà vivo in ospedale.
L’indomani sera ero su un aereo per l’Italia, la mattina successiva atterravo a Malpensa con turbante in testa e tutte le maglie addosso che avevo in casa. Ero congelata dal freddo ma felice: mio papà ce l’aveva fatta, era all’ospedale e stava bene. Il suo sorriso nel vedermi entrare nella stanza era valso quel viaggio.

All’arrivo all’aeroporto di Milano:

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8. Fare il viaggio Tehran-Esfahan in macchina con due iraniani conosciuti il giorno prima

E’ stato uno dei viaggi più belli e rilassanti della mia vita: io e un iraniano della mia età nato a Los Angeles, in visita ai parenti in Iran, insieme al giovane zio di Esfahan, sulla loro macchina scassata. Noi a raccontarci le nostre vite, i segreti, i sogni, le cose che non abbiamo mai detto. E scoprire che nessun ayatollah potrà mai impedire al suo popolo di essere esattamente come tutti gli altri.

Venditore di ottimi spiedini di carne al casello sulla strada Tehran-Esfahan:

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9. Terminare il mio primo anno sabbatico in Cambogia, dov’era iniziato, e conoscere Christine

Partita per la Cambogia e da lì per il mondo, e infine tornata in Cambogia per finire quel secondo anno di aspettativa. E’ stato bello tornarci dodici mesi dopo e riscoprirmi diversa, un’altra persona da quella che era passata da lì un anno prima. Nell’appartamento in cui sono stata per un mese ho conosciuto una ragazza splendida, Christine di Singapore, oggi una grande amica: la lontananza non ci ha mai divise, il cuore è rimasto quello.

Con Christine (la prima a destra) in visita a una mia ex-alunna nella campagna cambogiana:

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10. Vivere due mesi in Cina in un palazzone che sembrava una gabbia

Ma come fa a rappresentare il momento top di un viaggio!, chiederete voi.
Lo è stato, invece: vivere in un palazzone di venti piani che sembrava un alveare, con nessuno che mi rivolgeva la parola, nessuno che parlava la mia lingua, e a fare un lavoro in cui tutti mi mentivano, è stato il top. Perché lì ho capito che mai più avrei ceduto alla trappola dell’accettare un lavoro sicuro per un anno e più, che non mi piaceva, solo per paura di buttarmi nell’ignoto.

L’allegra vista dal mio monolocale in Cina:

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Bisogna mettere la ragione a tacere, ogni tanto, e poi vedere come va a finire.

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Thailandia 2012:

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E tu, quando hai messo a tacere la tua mente in viaggio, e ti sei lasciato andare?

Qual è stato il momento top di uno dei tuoi viaggi, in cui  hai proprio pensato “Aaah come sto bene, e chi torna più?”. Condividilo qui!


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