Strappo alla regola: per i miei #100album questa volta ho scelto un album strumentale. Di musica jazz. Sono impazzita io? No, è Bryan Ferry che è un genio. Ecco a voi “The Jazz Age“.
Mettiamo il caso che tu sia un artista di fama mondiale, e che ricorra il quarantesimo anniversario della tua luminosa carriera, iniziata nei primi anni ’70 in una band come i Roxy Music. Cosa ti inventeresti per festeggiare? Un greatest hits con qualche duetto e un paio di inediti per farti conoscere anche alle platee più giovani, probabilmente.
Invece, no: ti chiami Bryan Ferry, hai sempre fatto a modo tuo e quindi decidi di pubblicare un album che sì raccoglie alcuni dei tuoi brani più famosi, ma in versione strumentale in perfetto mood jazz Anni ’20.
PER MILLE SPEAKEASY!
The Bryan Ferry Orchestra – Avalon (qui la versione originale)
Il sessantasettenne Ferry non è nuovo ad operazioni di questo tipo, dettate dalla sua voglia di sperimentare e dalla sua grande passione e cultura musicale. Nel 1999 aveva pubblicato “As Time Goes By“, raccolta di pezzi storici del jazz, dello swing e del repertorio crooner (cliccate qui per una dipositiva di grande swing), mentre è del 2006 “Dylanesque” un omaggio pieno d’ammmore a Bob Dylan. Non è così frequente avere l’impressione che un grande artista alla fine sia un fan scatenato di qualcuno tanto quanto noi, ma non a caso ho una venerazione per quest’uomo.
The Bryan Ferry Orchestra- Slave to Love (qui la versione originale, ma avete perso 10 punti di mia stima se non la conoscete)
Gloria Swanson ascolta Ferry nella sua cameretta
Torniamo a “The Jazz Age“, in uscita il 26 novembre (il 27 in Italia). Probabilmente siete ancora scettici. Non dovreste. I Ruggenti anni Venti sono un’epoca meravigliosa, il decennio più moderno del XX secolo, popolato da personalità e idee all’avanguardia, che hanno saputo dare una svolta alla cultura, alla scienza, all’economia, delineando l’Occidente come oggi lo conosciamo.
Vi cito solo [scusate la pedanteria, era la mia tesina per la maturità!]: Henry Ford, Albert Eistein, Niels Bohr, Walt Disney, Franklin Delano Roosevelt, Charles Lindbergh, i primi film sonori, le suffragette, Louise Brooks, Duke Ellington, Louis Armstrong, Pablo Picasso, Ernest Hemingway, e, in cima a tutti, Francis Scott Fitzgerald.
Nell’autoradio di Scott Fitzgerald e Zelda gira il cd di “The Jazz Age”
Sentitevi un po’ ad una festa organizzata da Jay Gatsby, improvvisando nel vostro salotto qualche passo di charleston sulle note del nuovo album di Bryan Ferry, non importa se userete un iPod al posto del grammofono [se voleste regalarmi un grammofono a Natale, ve ne sarei comunque grata].
Se non mi ho ancora convinto, sappiate che gli anni ’20 sono i nuovi 2020: senza contare questa brezza di crisi che fa tanto Wall Street nel ’29, c’è anche in uscita nel 2013 il film tratto da Buz Luhrmann proprio dal capolavoro di Fitzgerald .
A questo indirizzo potete sentire tutto l’album completo su Sound CloudThe Bryan Ferry – The Jazz Age (2012)
- Do The Strand
- Love Is The Drug
- Don’t Stop The Dance
- Just Like You
- Avalon
- The Bogus Man
- Slave To Love
- This Is Tomorrow
- The Only Face
- I Thought
- Reason Or Rhyme
- Virginia Plain
- This Island Earth