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100 consigli pratici per fotografare meglio

Da Marcoscataglini
Inizia oggi una serie di post dedicati alla fotografia e concepiti come un unicum di 100 consigli pratici (e spero utili e anche divertenti) sulla fotografia. Partendo da brevi frasi, citazioni di scrittori, filosofi, fotografi o direttamente create da me, cercherò di accennare a tutte le molte tematiche che riguardano la fotografia. Naturalmente, non si tratterà di argomenti squisitamente tecnici (tipo uso del diaframma o tempi di scatto) ma di  approfondimenti per così dire teorici e filosofici, ma che hanno importanti risvolti concreti. Mi auguro che ne possiate trarre qualche spunto di riflessione. La pubblicazione avverrà con una regolarità più o meno bisettimanale, per arrivare entro un anno a completare tutto l'elenco di 100 consigli, uno più uno meno! Buona lettura! 100 consigli pratici per fotografare meglio 1.Il vedere è in sé un atto creativo (Rudolph Arnheim) Durante il corso di una normale giornata, noi riceviamo attraverso gli occhi migliaia di immagini: in effetti, la retina funziona un po’ come certe telecamere di videosorveglianza, registrando continuamente tutto ciò che passa davanti il loro campo visivo. Questa attività si chiama guardare. Guardare e vedere, però, sono due attività ben distinte. Infatti, delle migliaia di immagini che la retina registra, noi ne ricordiamo una piccolissima parte: solo quelle a cui prestiamo attenzione. In altre parole, occorre che il nostro cervello si attivi e dica “ehi, guarda che bello scorcio!” (o anche “che bella ragazza!” o “che bell’uomo”!). A quel punto l’immagine viene registrata, quasi come se decidessimo di premere il pulsante di scatto della memoria. Perciò, se il vedere è un’attività puramente meccanica e inevitabile se non chiudiamo gli occhi, il guardare è invece qualcosa che scegliamo di fare. Ecco perché nel momento in cui vediamo un soggetto, in qualche modo “l’opera d’arte” è già nata: abbiamo trovato il nostro soggetto, la situazione che ci chiama, che ci ispira. A quel punto occorre solo metterla su pellicola o sul sensore, per dargli una consistenza concreta. Sempre sperando di avere con noi una fotocamera, ovviamente. Ma secondo molte scuole di pensiero, l’artista crea nel momento in cui vede l’opera, in cui ne ha una piena percezione. Tirare fuori la scultura dal blocco di marmo, far emergere il paesaggio dalla tela con i colori o fissare i raggi di luce su un supporto sensibile sono a quel punto un atto accessorio, necessario principalmente a comunicare agli altri la nostra creazione. Ma, insomma, per i nostri scopi è importante soprattutto comprendere che per realizzare delle belle fotografie non basta scandagliare l’ambiente circostante in modo più o meno casuale: occorre avere concentrazione, essere dei “predatori” pronti a ghermire la preda, prestare attenzione a ciò che avviene, alle nostre emozioni, alla luce, al mutare delle condizioni, e così via. E fare tutto questo in modo quasi automatico, senza star troppo a pensarci su. E’ questa la vera “via dell’artista” (e, nel caso specifico, del fotografo) che distingue un comune “schiacciabottoni”, magari talentuoso ma puramente tecnico, dal fotografo-artista o, se vogliamo, dal “maestro”...

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