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100 consigli pratici per fotografare meglio/2

Da Marcoscataglini
2.E' meglio concentrarsi sulle emozioni, piuttosto che sui dettagli (B. Jensen) In altre parole, conta ciò che vogliamo comunicare, più che la tecnica. Infatti le emozioni sono per loro natura sfuggenti, e possiamo perderle per strada mentre componiamo la nostra inquadratura e ci concentriamo sui dettagli tecnici per realizzare una fotografia “perfetta”. I maggiori fotografi concordano su un punto fondamentale: che è meglio una foto imperfetta ma piena di significato, che una immagine perfetta ma vuota. Naturalmente, realizzare foto perfette e piene di significato sarebbe il massimo! Ma la storia della fotografia è piena di scatti diventati autentiche icone, eppure assolutamente sbagliate, dal puro e semplice punto di vista tecnico.  100 consigli pratici per fotografare meglio/2 Un art director pignolo avrebbe scartato di certo le foto dello sbarco in Normandia di Capa, che invece sono un autentico monumento della fotografia di guerra, e che illustrano un libro fondamentale dal significativo titolo di “Slightly Out of Focus”, cioè “Leggermente fuori fuoco”! Ed anche Giacomelli sarebbe stato bocciato da un comune giudice di concorso fotografico se avesse presentato le sue famosissime foto delle vecchine di Scanno, mosse, sfocate e troppo contrastate (ma bellissime)! La perfezione può essere davvero un nemico serio del fotografo: è proprio in reazione alle infinite possibilità offerte dalla fotografia digitale che è nato il movimento della Lomografia e delle Toy Cameras: dando per scontato che il mezzo tecnico ci farà necessariamente realizzare foto pesantemente imperfette, ci si può invece concentrare sul contenuto dell’immagine, che diventa a questo punto il discrimine unico e reale tra una foto riuscita e una sbagliata. Questa tensione tra atto creativo e perfezione tecnica è sempre stato uno dei “problemi” della fotografia, che è la più “tecnica” delle Arti, quella che più dipende da mezzi meccanici ed elettronici. Così, mentre l’invenzione della fotografia ha permesso alla pittura di liberarsi dal legame con la realtà (a quel punto delegata appunto a Dagherrotipi e Stampe al Collodio) e di cercare nuove strade espressive (basti pensare ai pittori Impressionisti, che a volte erano anche fotografi), la fotografia si ancorava sin troppo alla necessità di rappresentare il “reale”. Sembrava fosse questa la sua unica missione possibile: testimoniare il presente. Non voglio qui ripercorrere la storia della fotografia, ma basterà ricordare come sia movimenti come i Pittorialisti che, sul versante opposto, i fotografi aderenti al movimento “f/64”, tentarono di dare una personalità autonoma alla nuova arte, riuscendovi solo in parte. C’era sempre, di mezzo, la questione della fotocamera, del mezzo meccanico attraverso il quale si creano le immagini. Oggi non si dubita quasi più dell’artisticità della fotografia, e questo grazie proprio al fatto che la tecnologia ha iniziato a liberare sempre di più i fotografi dai vincoli che li tenevano legati alla “realtà”, consentendo loro di perdere di vista i dettagli, riuscendo così a esprimere compiutamente le proprie emozioni.

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