Magazine Consigli Utili
2.E' meglio
concentrarsi sulle emozioni, piuttosto che sui dettagli (B. Jensen)
In altre parole, conta ciò che vogliamo comunicare, più
che la tecnica. Infatti le emozioni sono per loro natura sfuggenti, e possiamo
perderle per strada mentre componiamo la nostra inquadratura e ci concentriamo
sui dettagli tecnici per realizzare una fotografia “perfetta”. I maggiori
fotografi concordano su un punto fondamentale: che è meglio una foto imperfetta
ma piena di significato, che una immagine perfetta ma vuota. Naturalmente,
realizzare foto perfette e piene di significato sarebbe il massimo! Ma la
storia della fotografia è piena di scatti diventati autentiche icone, eppure
assolutamente sbagliate, dal puro e semplice punto di vista tecnico.
Un art
director pignolo avrebbe scartato di certo le foto dello sbarco in Normandia di
Capa, che invece sono un autentico monumento della fotografia di guerra, e che
illustrano un libro fondamentale dal significativo titolo di “Slightly Out of Focus”, cioè
“Leggermente fuori fuoco”! Ed anche Giacomelli sarebbe stato bocciato da un
comune giudice di concorso fotografico se avesse presentato le sue famosissime
foto delle vecchine di Scanno, mosse, sfocate e troppo contrastate (ma
bellissime)! La perfezione può essere davvero un nemico serio del fotografo: è
proprio in reazione alle infinite possibilità offerte dalla fotografia digitale
che è nato il movimento della Lomografia e delle Toy Cameras: dando per
scontato che il mezzo tecnico ci farà necessariamente realizzare foto pesantemente
imperfette, ci si può invece concentrare sul contenuto dell’immagine, che
diventa a questo punto il discrimine unico e reale tra una foto riuscita e una
sbagliata.
Questa tensione tra atto creativo e perfezione tecnica è
sempre stato uno dei “problemi” della fotografia, che è la più “tecnica” delle
Arti, quella che più dipende da mezzi meccanici ed elettronici. Così, mentre
l’invenzione della fotografia ha permesso alla pittura di liberarsi dal legame
con la realtà (a quel punto delegata appunto a Dagherrotipi e Stampe al
Collodio) e di cercare nuove strade espressive (basti pensare ai pittori
Impressionisti, che a volte erano anche fotografi), la fotografia si ancorava
sin troppo alla necessità di rappresentare il “reale”. Sembrava fosse questa la
sua unica missione possibile: testimoniare il presente. Non voglio qui
ripercorrere la storia della fotografia, ma basterà ricordare come sia
movimenti come i Pittorialisti che, sul versante opposto, i fotografi aderenti
al movimento “f/64”, tentarono di dare una personalità autonoma alla nuova
arte, riuscendovi solo in parte. C’era sempre, di mezzo, la questione della
fotocamera, del mezzo meccanico attraverso il quale si creano le immagini. Oggi
non si dubita quasi più dell’artisticità della fotografia, e questo grazie
proprio al fatto che la tecnologia ha iniziato a liberare sempre di più i
fotografi dai vincoli che li tenevano legati alla “realtà”, consentendo loro di
perdere di vista i dettagli, riuscendo così a esprimere compiutamente le
proprie emozioni.